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Beato Giacomo da Città della Pieve, Santo patrono degli avvocati d'Italia

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aragorn88
icon11  view post Posted on 17/7/2006, 23:02




Beato Giacomo da Città della Pieve
Un difensore dei poveri
e degli oppressi.

Di Emanuele Cattarossi

La SS. Annunziata, a. XXVI, n°3, (maggio-giugno 2006)

Beati quanti giustizia tormenta/ fino alla fame e alla sete di essa:/sì, muteranno la faccia della terra. Così recita l’Inno dell’Ufficio delle Letture nella festa di tutti i santi e beati OSM. Parole che possono ben introdurci la figura del beato Giacomo da Città della Pieve, detto l’Elemosiniere, di cui ricorre quest’anno il II centenario della beatificazione (17 maggio 1806).
Le memorie più antiche sulla sua vita vennero codificate in una bella Legenda scritta in lingua volgare poco dopo la sua morte o comunque non oltre il XIV secolo. Giacomo, figlio di Antonio (o Lucantonio) da Villa e Mustiola, nacque a Città della Pieve, cittadina dell’Umbria, pare nel 1270. La sua nascita fu preceduta da particolari segni. Secondo la Legenda, la madre, mentre era incinta, sognò diverse volte di dare alla luce un figlio «il quale teneva colle spalle un chiesa che cadeva». Un santo, a cui aveva raccontato il sogno, le disse che il figlio avrebbe rifatto «un chiesa in questa terra et sarà homo di gran santità». La notte prima del parto la madre di nuovo sognò di dare alla luce un giglio rosso tutto lacerato, preannunciando con chiarezza quale sarebbe stato l’indirizzo della vita di Giacomo e la sua fine.
Sin da piccolo Giacomo venne educato alla fede cristiana: l’esempio di carità dei genitori, persone modeste e dignitose, temprò il suo carattere verso una carità profonda e sincera per I più poveri. Timorato di Dio, «sempre andava alla chiesa et ali divini offitii» nella vicina chiesa dei Servi di Maria. Pare, poi, che ancora giovinetto, venisse mandato dai genitori a studiare nella città di Siena. Lì frequentò le discipline di Lettere e di Diritto e, impegnandosi con serietà e con attitudine agli studi, riuscì in breve tempo e con ottimo profitto. La Legenda dice che fu «homo litterato, buon grammatico e valente Procuratore, e specialmente Procuratore di Spedali e di pupili».
L’autore scrive, inoltre, che il beato Giacomo rimase particolarmente colpito dalle parole di Gesù: «Se qualcuno non rinunzia a tutto quello che possiede, non può essere mio discepolo». Ritenendo rivolto a lui l’invito, lasciò ogni cosa per il Regno dei Cieli: vendette le sostanze paterne e con il ricavato restaurò la chiesa e l’ospizio fuori della porta della città detta del Vecciano. Lì accolse i più diseredati , servendoli «con meravigliosa charità e compassione…lavando loro e piedi, mendicando et lighando le loro piaghe, rifacendo le loro lecta, et molti delle sue rendite pascendo»: di qui il soprannome di Elemosiniere. Come avvocato, non risparmiò alcuna fatica nel difendere I diritti degli orfani, delle vedove, dei bisognosi e dei perseguitati, opponendosi con coraggio al vescovo di Chiusi, potente signore del luogo. Questi, tempo prima del suo arrivo, aveva usurpato i beni dell’ospizio costringendolo a chiudere. Venuto a conoscenza dell’accaduto, Giacomo ricorse contro l’usurpatore e difese i diritti dei suoi poveri davanti ai tribunali di Chiusi e di Perugia. La Curia romana gli dette ragione, ma questa vittoria l’avrebbe pagata assai cara. Con il pretesto di un incontro di pacificazione, il vescovo di Chiusi lo invitò nella sua città. Poi, mentre ritornava verso il suo ospizio, fu ucciso da due sicari. Era il 15 gennaio 1304. Giacomo morì a soli 34 anni, vittima innocente di carità e giustizia, nella difesa dei poveri e degli oppressi.
Qualche giorno dopo si trovarono a passare sul luogo alcuni pastori i quali rimasero stupiti nello scorgere in pieno inverno un pero selvatico ed un ammasso di rami in fiore. Avvicinatisi, udirono una voce: «Son Iacomo Spedaliere di Castel de la Pieve non habbiate paura, cavatemi allegramente di sotto a queste frasche». Così ritrovarono il suo corpo. Ritornarono a Città della Pieve e riferirono ogni cosa. Sorse allora una disputa per il possesso dei resti di Giacomo: Città della Pieve voleva che il beato riposasse tra le sue mura; Chiusi lo voleva in quanto sua diocesi; Perugia lo richiedeva in quanto su suo territorio. Per risolvere la contesa, il corpo venne posto su un carro tirato da due giovenchi non domi lasciati andare a proprio piacimento. Essi presero decisamente la via di Città della Pieve, fermandosi alla porta del Vecciano, dinanzi all’Ospdale. Giacomo era tornato alla sua csa, ai suoi poveri. Il corpo venne sepolto sotto un altare della chiesa di San Giovanni Battista, poi chiamata chiesa del beato Giacomo. Presto fu meta di pellegrinaggi perché da subito si cominciò a venerare la memoria del beato e diversi furono i miracoli ottenuti per sua intercessione.
Pochi mesi dopo la morte, transito per Città della Pieve papa Benedetto XI in viaggio da Roma verso Perugia. Venuto a conoscenza della vita del beato e delle circostanze in cui era morto, lo dichiarò il santo Elemosiniere, titolo rimasto nella Tradizione. Anche nei documenti antichi Giacomo viene sempre chiamato santo o beato. Ma solo nel Settecento fu fatto un primo tentativo infruttuoso di approvazione del culto da parte dell’Ordine dei Servi. La causa venne ripresa con maggiore fortuna dal presule locale, Angelico Becchetti, e il 17 maggio 1806 la Congregazione dei Riti ne approvò il culto, reso ab immemorabili. Nel 1904 Egilberto Martire propose che il beato, per la sua prerogativa di martire della giustizia, fosse elevato a patrono degli avvocati d’Italia.
Una nota particolare accompagna il santo Elemosiniere. Alcune lettere e documenti, oltre ad un’antica raffigurazione, sembrano attestare come non fosse solo Terziario dei Servi, ma anche dei Frati Minori e oblato dell’Ospizio di Santa Maria della Scala a Siena. Proprio la simultanea appartenenza ai due Terz’Ordini fece nascere una controversia. I Servi di Maria ebbero, tuttavia, la condicio possidentis: Pio IX, il 17 luglio 1846, concesse all’Ordine di poter celebrare la Messa e l’Ufficio proprio, già concesso peraltro alla città. Ai Servi venne, poi, permesso di aggiungere che il beato habitum, tertii Ordinis Servorum suscipiendum constituit.
 
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