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Tutto su Don Bosco, Defendor Fidei, Una delle nostre spade nella Buona Battaglia

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aragorn88
icon10  view post Posted on 26/4/2007, 16:38




Don Bosco
e il caso Towianski

di Natale Cerrato


Il Tempio di Don Bosco,
a.LI, n°3, marzo 2007,pp.8-9



Chi erano Andrzej Towianski e Trancredi Canonico

Andrzej Towianski era un riformatore eterodosso polacco nato a Antoszwince (Vina) il 1° gennaio 1799 e morto in Svizzera il 13 maggio 1878. Dopo aver esercitato la magistratura in patria e dopo varie vicende personali, si recò a Parigi, annunziandosi profeta inviato dal Cielo per la riforma della Chiesa che diceva orami agonizzante. Espulso da Parigi, passò in Italia e si rifugiò, poi, in Svizzera.
Nel 1841 espose le rivelazioni che asseriva di aver ricevuto nella «Biesiada»( il «banchetto» o la «cena»), una sua raccolta di meditazioni. Nella «Biesiada», messa all’Indice dalla santa Sede, egli chiamava la riforma morale-sociale, ad lui promessa: l’«Opera di Dio». Presentava, tra l’altro, la teoria dell’espiazione attraverso la pluralità delle vite anche sotto forme animali; negava l’eternità dell’inferno e sosteneva un sistema metafisico e morale antirazionalistico e antiautoritario.
Ebbe seguaci specialmente in Polonia, Francia e in Italia. Nel 1856 un Commissione arcivescovile torinese avviò una propria indagine sulle posizioni dei suoi seguaci, residenti in diocesi (Cfr. T. Chiuso, La Chiesa in Piemonte dal 1797 ai giorni nostri, Torino, 1892, vol. IV, pp.114-24) e così fece pure il vescovo di Cuneo. Tra i seguaci del Towianski c’era Torino l’avvocato Tancredi Canonico (1828-1908). Laureato in Legge, egli fu indotto a guardare con entusiasmo l’esigenza di rigenerazione politica e religiosa dell’Italia.
«Auspicava una riforma radicale della Chiesa e l’11 gennaio 1869 “per mezzo di Don Bosco” (come scrisse nella lettera al Papa conservata in copia presso la Biblioteca Reale di Torino) fece pervenire un appello di Towianski a Pio IX, che rimase senza risposta. Nel 1866 aveva lasciato l’Università per la magistratura e pervenne alla carica di Presidente della Corte di Cassazione. Senatore dal 1881, divenne presidente del Senato nel 1904» (cfr. A. Zussini, Il Towianesimo in Piemonte in «Archivio Teologico Piemontese», a. VII(2001), n°1, pp. 121-52).


Don Bosco e l’udienza papale del 1869

Come risulta dallo scritto di A. Zussini qui sopra citato, l’avv. Tancredi canonico asseriva di aver fatto pervenire al papa una sua lettera “per mezzo del rev.mo Don Bosco”. Chi non è bene informato può naturalmente supporre che l’avvocato fosse un amico di Don Bosco e che il Santo che condividesse le idee. Ma le cose non stanno proprio così. I documenti di un archivio, anche se conservati in copia “ presso la Biblioteca Reale di Torino”, esigono confronti prima di venir accettati così come suonano, specialmente se suscitano sorprese. Ora, dalle fonti salesianie risulta che Don Bosco dall’8 gennaio al 7 marzo 1869 era a Roma con lo scopo di seguire le pratiche per l’approvazione definitiva della Pia Società Salesiana. Durante il suo soggiorno romano fu ospitato in casa del Cav. Pietro Marietti, tipografo-libraio, figlio di Giacionto Marietti, che sin dal 1865 teneva la direzione della Tipografia del Collegia di Propaganda Fide.
Il Cav. Marietti, uomo profondamente religioso, raccomandò in quell’occasione a Don Bosco l’avv. T. Canonico, che si era a lui rivolto per ottenere un’udienza pontificia. Don Bosco, data la stima che nutriva verso il Cavaliere, aderì all’invito ed ottenne al richiedente un’udienza pontificia privata che, stando alle “Memorie biografiche”, venne fissata per lo stesso giorno di quella concessa a Don Bosco, cioè il 23 gennaio, e non l’11 (cfr. MB 9, 515-516). L’avv. T. Canonico, in realtà, era giunto a Roma per consegnare uno scritto o messaggio al Papa, pervenutogli da Zurigo dal Towianski.
Il giorno 23 gennaio 1869, dunque, l’avv. Canonico saliva le scale del vaticano ed era ricevuto da Pio IX in udienza privata, durante la quale fece un panegirico del Towianski e presentò la lettera al papa. Questi lo ascoltò per qualche istante, ma poi, capito di che si trattava, lo interruppe e chiuse in fretta l’udienza con severe parole di disapprovazione.
Il Papa, poi, uscendo dal suo ufficio, chiese al monsignore incaricato delle udienze perché avesse lasciato entrare l’avv. T. Canonico. Il prelato pontificio gli rispose che l’avv. Era stato raccomandato da Don Bosco. Questi, che stava aspettando il suo turno e sentì la parole del Santo padre, capì al volo che qualcosa era andata male, tanfo più che avrebbe udito il Papa affermare: «O costui è un grande birbone o Don Bosco è un gran bonòmo».
Don Bosco si avvicinò sorridente al papa, che, meravigliato del suo sorriso, gli chiese:«Perché mi avete fatto introdurre costui?». Egli, allora, spiegò al Santo Padre che il cav. Marietti glielo aveva raccomandato come persona perbene, ed egli, basandosi su tale assicurazione, non aveva pensato di chiedergli altro e aveva presentato la domanda per l’udienza. A queste parole rise anche Pio IX, che s’intrattenne, poi, un’ora e mezza con Don Bosco, trattandolo con indescrivibile bontà (cfr. MB 9,516).
Risulta, dunque, evidente che Don Bosco non conosceva i pregiudizi religiosi dell’avv. T. Canonico e se il messaggio del Towianski giunse nelle mani del papa, ciò fu frutto di un involontario malinteso.
Le “Memorie biografiche” ci informano di un Don Bosco da tempo preoccupato del fato che anche in Torino anche alcuni sacerdoti avevano abboccato al progetto del Towianski, percui cercò di porre riparo allo scandalo andando a visitarli ed adoperandosi pure con la stampa delle sue note «Letture Cattoliche». In questi volumetti egli svolgeva, a volte, un’apologetica in chiave anti-protestante. E siccome il Towianski negava praticamente l’esistenza del Purgatorio, considerata dai Valdesi destituita di fondamento biblico e causa di abusi quali le indulgenze e I suffragi, pubblicò il volumetto: “Due conferenze..intorno al Purgatorio”(Torino, 1857), ponendo così anche riparo allo scandalo di una falsa dottrina del Towianski (cfr. MB 5, 586-587). Nella Prefazione aveva scritto:« Leggi, o lettore, per la tua salutare istruzione e nel leggere unisciti a me nel pregare Dio Misericordioso che ci doni forza e grazia da vivere in modo che dopo la morte possiamo scampare la gravezza delle pene del Purgatorio e volare immediatamente ala gioia dei beati in cielo!» (OE 9,42)


Memento:

Così dice il Signore:
«Maledetto l’uomo che confida nell’uomo,
che pone nella carne il suo sostegno
e il cui cuore si allontana dal Signore.
Egli sarà come un tamerisco nella steppa,
quando viene il Bene non lo vede»

(Ger 15, 5-6)

Non ingannatevi, fratelli miei.
Quelli che corrompono la famiglia “non erediteranno il regno di Dio”.
Se quelli che fanno ciò secondo la carne muoiono, tanto più chi con una dottrina perversa corrompe la fede di Dio per la quale Cristo fu crocifisso!
Egli, divenuto impuro, finirà nel fuoco eterno
e insieme a lui anche chi lo ascolta.

S. Ignazio d’Antiochia

 
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