ForumFree

VANDEA CAPUT MUNDI

« Older   Newer »
  Share  
aragorn88
view post Posted on 25/6/2007, 23:27




Cosa resta della Vandea?
La regione ribelle duecento anni dopo

Di Pino Tosca

“Il Secolo d’Italia”
13 ottobre 1989

La storia tragica della Vandea ci ha insegnato che il contadino, che è l’uomo ancora legato alle sue tradizioni, al proprio pezzo di terra e la proprio focolare, è sempre l’ultimo a cedere all’agressione delle “novità”.

[…]

Un povero prete di campagna, un campanile bianco, poche case sparse, il campagnolo abbronzato di ritorno dai campi, una nutrita schiera di figliuoli: questa società underground, questa piccola patria avrebbe segnato l’inizio della lotta ad oltranza contro lo stato «centralizzato e lontano» dei sanculotti. Ogni regime assolutistico ignora, infatti, cosa possa essere la libertà “forale”, la piccola autonomia regionale, la conservazione degli usi, dei costumi, delle tradizioni e dei privilegi locali. L’assolutismo, sia esso nazista o liberalprogressista, giacobino o marxista, è portato naturalmente a schiacciare ogni caratteristica di libertà territoriale, non può né ammetterle né tollerarla. L’assolutismo liberale di Isabella e Maria Cristina di Spagna, decide ad estirpare Fueros e carlismo dalla Navarra e a “castiglianizzarla”; oppure il genocidio messo in atto dal comunismo sovietico contro le minoranze di cosacchi, tartari e kirghisi, o le persecuzioni hitleriani contro gli zingari ed ebrei, sono esempi più che eloquenti a questo riguardo.
L’odio, quindi, del giacobinismo verso certe “autonomie” dell’Ovest francese, l’attaccamento religioso di quelle popolazioni, il loro senso della fedeltà alla persona del Re, la diffidenza ed il disprezzo dei contadini nei confronti del cittadino furono le cause che, assommate alle contingenze dell’epoca, fecero scattare la molla della rivolta vandeana. Furono solo pochi mesi di lotta, ma che passarono alla storia. La Vandea che viene schiacciata a Le Mans, sterminata a Savenay, bruciata dalle Colonne Infernali, annegata al Nantes, rialza la testa di nuovo con la guerriglia contro I Cento Giorni napoleonici e col tentativo della Du Barry.
Ma, da allora, sono passati duecento anni. Cosa è rimasto di quella Vandea? Chi è ancora disposto in Vandea a morire «pour Dieu et le Roi»?
[…]

In Vandea, sul monte della Allodole, nel settembre 1823, la duchessa di Angouléme, figlia di Luigi XVI, passò in rivista dodicimila partigiani realisti pronti a battersi per essa. In Vandea, nel 1832, Maria Carolina di Borbone tentò di rovesciare la Monarchia di luglio, alla guida dei suoi fedeli contadini. In Vandea, nel luglio 1833, sotto il regno di Luigi Filippo, scoppiarono tumulti di estrema gravità e tentativi di rivolta contro il “re cittadino”. Nei giorni di sangue del 1870-71, furono i discendenti di sangue di Chatelineau e Charette, anch’essi, vandeani, a coprirsi di gloria a Patay, innalzando sui loro stendardi il Sacro Cuore di Gesù, simbolo della ControRivoluzione.
Nel 1914 ventimila vandeani, in maggioranza coltivatori e braccianti, perirono sui vari campi di battaglia ed una sezione del 137°reggimento di fanteria fu sepolta nella famosa trincea delle Baionette.
Sotto la II Repubblica, fu il Maine-et-Loire ad eleggere il conte di Falloux che, all’Assemblea Legislativa, incarnò il diritto legittimista. Nei primi tempi della III Repubblica, gli interessi dell’Altare e del Trono non ebbero alla Camera difensore più ardente di mons. Freppel, deputato di Brest, ma anche vescovo di Angers. Sotto la IV Repubblica fu ancora un deputato di Maine-et-Loire, Carlo Barangé, che lasciò il suo nome legato ad una legge tra le più vantaggiose per la scuola confessionale. In Vandea, a Mouchamps, nacque il coraggioso comandante Guilbaud, disperso nei ghiacciai del Polo, volando in soccorso dell’”Italia”. In Vandea, a Saint- Sornin, nacque l’Ammiraglio Mervigliosod el Vignaux, eroe del Tonchino, del Madagascar, del Mare del Nord e di Salonicco.
In Vandea, a Montaigu, nacque il colonnello Giorgio di Villebois-Mareuil che, spontaneamente, mise la sua spada al sevizio della causa dei Boeri all’epoca della guerra del Transvaal. In Vandea, a Saint-Martin-des-Noyeurs, nacque Renato Couzinet, poi tragicamente scomparso, che il costruttore dell’”Arcobaleno”, quell’aereo che nel 1933 portò I colori francesi al di là dell’America.
La Vandea, quando – il 26 aprile 1936 – i francesi dovettero pronunciarsi pro o contro il Fronte Popolare, fu uno dei quattro dipartimenti in cui più del 60% degli iscritti dettero il loro voto alle formazioni anticomuniste. Fu la Vandea che alla consultazione legislativa della IV Repubblica – il 2 gennaio 1956 – con meno del 70% dei suoi suffragi fornì il più scarso apporto di voti al partito comunista. Fu la Vandea che il 5 dicembre 1965 arrivò in quinta posizione fra i dipartimenti più ostili a François Mitterand, candidato unico della sinistra all’Eliseo. Fu la Vandea che il 27 aprile 1969, in occasione dell’ultimo referendum gollista, accordò al generale una percentuale di sì che fu (essendo i due dipartimenti alsaziani esclusi) il più massiccio delle zone francesi. Fu la Vandea che il 1 gennaio 1969, in occasione, al primo turno delle presidenziali, diventò – dopo il Cantal, la Lozère e il basso Reno – il miglior feudo di George Pompidou. Fu la Vandea, che in queste stesse elezioni, si classificò fra I tre dipartimenti più ostili al trio rivoluzionario Duclos-Rocasrd-Krivine. «Paese serio, ma sempre pronto al sorriso/Paese taciturno ma che riserva ia visitatori attenti l’incanto di mille voci», così ha scritto un poeta a proposito di quella terra. «Vandea di ieri, Vandea di oggi, Vandea di sempre», dice un vandeano, Michel Chaigne.

«Allons le gars, pour notre terre/
commenos ayeux pour notre foi/
prenenons le vieux cri de guerre/
Vive Dieu, la France, Le Roi!»

E il contadino che ieri era pronto a versare il suo sangue per Dio e il re, oggi si accontenta di votare per Chicac, dopo aver votato De Gaulle e Pompidou. [Con Sarkozy si avvicina, però, il ritorno del Giglio. Deo Gratias! N.d.R.]
 
Top
0 replies since 25/6/2007, 23:27   113 views
  Share