ForumFree

La Regalità sociale di Nostro Signore Gesù Cristo

« Older   Newer »
  Share  
aragorn88
icon12  view post Posted on 15/10/2008, 22:45






La santa Crociata per la Regalità sociale di Cristo



A cura di Vandeano2005

Premessa:

Il 26 ottobre p.v. i veri cattolici celebreranno al Festa di Cristo Re, istituita da Papa Pio XI con l’Enciclica Quas primas per l’adeguata conoscenza della dottrina della Regalità sociale di Cristo e la contestuale Restaurazione della Civiltà Cristiana. Dopo il Vaticano II, con la rivoluzione subìta dal calendario liturgico, quest’augusta e fondamentale festa è stata violentata ed esiliata alla fine dell’anno liturgico, quale mera appendice spiritualistica e parzialmente escatologica, svuotandola del suo vero significato. Quanto sacerdoti che celebrano col NOM conoscono il vero significato della Festa di Cristo Re? E’ impossibile applicarla in toto al nuovo corso ecclesiale, perché lo sconfessa apertamente, ne denuncia la malizia neomodernista e liberaleggiante. Cosa fare? Dobbiamo recuperare la dottrina di Cristo Re, ricostruire il mosaico del Sacerdotium e dell’Imperium. Per questo, cari amici di blog, vi intratterremo con saggi riguardanti la suddetta dottrina, affinché ognuno di Noi possa amare, servire, onorare Cristo Re delle Nazioni e non si scoraggi di fronte alle difficoltà presenti, in quanto preludono al Trionfo finale di Cristo e della sua Vera Chiesa. Del resto, come spesso amiamo ripetere, la Vera Chiesa Cattolica SUSSISTE NELLA chiesa conciliare, che la blocca ancora per poco a mo’ di camicia di forza. Onoriamo, preghiamo, celebriamo Cristo Re per poter contribuire alla sconfitta dei suoi nemici esterni e soprattutto interni (i più pericolosi).
In tal senso abbiamo compendiato e stralciato un ampio saggio di Don Marco Nély, che vi invitiamo a leggere quale introibo per la prossima festa di Cristo Re. Buona lettura.



La detronizzazione di Dio sulla terra è un crimine al quale non dobbiamo mai rassegnarci. «Le Società umane – scrive Leone XIII – non possono senza diventare criminali, comportarsi come se Dio non esistesse. Esse rifiutano di occuparsi della Religione come se fosse loro cosa estranea o che non possa loro servire in niente…». […]
Il medesimo liberalismo minaccia tanto le singole anime quanto le Società!
Vediamo, per iniziare, che cosa bisogna intendere precisamente per Regno Sociale di Nostro Signore Gesù Cristo. Seguiremo per questa prima parte il capitolo II del libro The Kingship of Christ according to the principles of St Thomas Aquinas scritto R.P. Denis Fahey che fu alunno al Seminario Francese di Roma. La nostra vita soprannaturale scrive il reverendo Padre viene da Nostro Signore Gesù Cristo, Capo del Corpo Mistico, la Chiesa Cattolica, mentre continuiamo a ricevere attraverso la vita naturale, i disordini derivati dal primo Adamo, nostro padre secondo la carne. San Paolo scrive a questo proposito: «Se per il fallo di uno solo regnò la morte, per via d’uno; molto più quelli che ricevono l’abbondanza della Grazia e del dono della Giustizia regneranno per via dell’unico Gesù Cristo» (Rm 5,17).

Nostro Signore è nostro Capo.

San Tommaso distingue una doppia funzione della grazia capitale, cioè di questa influenza che Cristo esercita su di noi, analoga al doppio ruolo che esercita la testa nei confronti dei membri del corpo umano.
«Il capo influisce sulle altre membra in due modi:
Primo, intrinsecamente, in quanto comunica alle altre membra il movimento e la sensibilità.
Secondo, con un certo governo esterno, in quanto cioè l’uomo viene diretto nelle attività esteriori mediante gli occhi e gli altri sensi che hanno sede nel capo» (Summa Theologiae III, Q.8, A.6).
Poi, San Tommaso fa notare che anche Cristo, con la grazia capitale, ha una doppia influenza sulle anime. Un’influenza intrinseca soprannaturale, perché la Sua Umanità, unita alla Divinità, ha il potere di rendere giusto; un’influenza estrinseca tramite il governo che Egli esercita sui Suoi sudditi. La potenza della giustificazione e di santificazione appartiene a Cristo in quanto Sacerdote, mentre la seconda, il governo e la direzione che esercita sopra i Suoi sudditi, gli appartengono in quanto Re.
Abbiamo detto il Regno spirituale di Cristo, perché bisogna in effetti distinguere tra il regno spirituale e il regno temporale di Cristo o tra il Primato nell’ordine soprannaturale e il Primato nell’ordine naturale. Pio XI scrive nell’Enciclica Quas primas: «Che poi il Regno sia principalmente spirituale e attinente alle cose spirituali, ce lo dimostrano i passi della Sacra Bibbia sopra riferiti e ce lo conferma Gesù Cristo stesso col Suo modo di agire […]». «D’altra parte, gravemente errerebbe chi togliesse a Cristo-Uomo il potere su tutte le cose temporali, dato che Egli ha ricevuto dal Padre un diritto assoluto su tutte le cose create, in modo che tutto soggiaccia al suo arbitrio. Tuttavia, finché fu sulla terra si astenne completamente dall’esercitare tale potere e come una volta disprezzò il possesso e la cura delle cose umane, così permise e permette che i possessore debitamente se ne servano».
A Cristo in quanto Re, Legislatore Spirituale, appartiene di mettere sotto gli occhi del credente il fine comune che tutti devono raggiungere, e mostrare loro i mezzi di raggiungerlo, cioè dirigendo il movimento esterno e visibile di tutto il Corpo Mistico verso la beatitudine eterna.
A Gesù in quanto Re, appartiene pure di determinare le sanzioni proprie per i precetti che Egli impone, cioè di ricompensare o di punire i soggetti secondo i loro meriti o demeriti.
Finalmente, appartiene a Cristo in quanto Re, in virtù dell’opera della Redenzione che deve compiere, di conquistare il Suo Regno e di fendere i Suoi sudditi contro i nemici che combattono per rovesciare questo regno quaggiù.
Il Regno spirituale di Cristo, dunque, è militante e la lotta contro il male deve durare fino a quando sulla terra gli uomini saranno esposti alla sofferenza e alla morte, alla corruzione e al peccato. Il trionfo di Cristo sarà, dunque, completo solamente nell’altro mondo, con la vittoria finale dei Buoni e la disfatta dei Cattivi. Conviene, tuttavia, non dimenticare che questa lotta contro il male da parte di Cristo Re è in stretta relazione con il Suo Sacerdozio: perché è santificando le anime e unendole a Dio che Egli le strappa al peccato e le conquista per il Suo Regno. Come abbiamo già detto prima, non dobbiamo dimenticare i due aspetti della Sua autorità:

1) L’aspetto negativo nella Sua lotta contro il peccato e contro le Potenze del male, che appartiene alla sua regalità

2) L’aspetto positivo, che consiste nell’unire le anime a Dio, che deriva dal Suo Sacerdozio.

Il Regno spirituale comprende il diritto d’intervenire negli affari temporali (La SANTA INGERENZA)

Nostro Signore, come abbiamo detto, venne quaggiù per restaurare nell’uomo la vita divina della grazia, la più alta e reale delle nostre vite, e questa missione salvatrice Gli conferisce pieni poteri di governo nell’ordine spirituale.
Ma, dopo essere stati innalzati alla vita soprannaturale, dobbiamo nondimeno, continuare a vivere la nostra vita umana, e l’organizzazione richiesta per condurre una tale vita rimane sempre necessaria. La nostra vita naturale deve, quindi, necessariamente restare subordinata alla nostra vita soprannaturale in modo tale che, invece di rallentare il suo sviluppo, essa, al contrario, vi contribuisca indirettamente.
La grazia dà a tutti i nostri atti una nuova potenza, innalzandoli al livello stesso di Dio; ma dobbiamo pure lavorare per la nostra salvezza al contatto delle realtà quotidiane e nelle condizioni che la nostra vita terrena ci impone. L’ordine temporale, assieme a coloro che hanno l’incarico di mantenerlo, sussiste contemporaneamente all’ordine soprannaturale nella gerarchia Ecclesiastica. In ognuna delle due sfere, l’autorità è esercitata nel proprio campo. Ma, siccome il Temporale è subordinato allo Spirituale e il fine soprannaturale dell’uomo è quello che domina tutti gli altri, dobbiamo ammettere che il rappresentante dell’ordine soprannaturale ha il diritto-dovere d’intervenire nelle cose puramente temporali. Un diritto, tuttavia, che deve essere misurato dall’utilità che richiede la conservazione e lo sviluppo della vita divina della grazia nelle anime.
La Regalità sociale di Cristo, pertanto, comprende il potere d’intervenire negli affari umani, e di fatto vediamo nel Vangelo Nostro Signore fare uso di questo potere, quando, per esempio, Egli caccia il mercanti dal Tempio, proclamando così il diritto di Dio ad essere onorato come si deve, anche al prezzo di certe restrizioni nel libero commercio degli uomini. Dobbiamo sottolineare ugualmente che questo potere d’intervenire negli affari temporali non conferisce a Cristo una nuova dignità, ma che esso fa parte degli attributi della Sua Regalità spirituale. Infatti, non si tratta qui di comandare e legiferare in vista di condurre la Società umana verso l’ottenimento del bene comune, che appartiene al potere civile, ma di opporsi a tutto ciò che potrebbe rallentare il progresso soprannaturale e il progresso sociale che gli è relativo, e di ottenere per questo la operazione necessaria del Legislatore civile.
Questo potere fa parte degli attributi della Regalità Spirituale, in quanto esso è al suo servizio e come per così dire il suo strumento.

Il potere temporale di Cristo

Qui non si tratta d’altro che del diritto d’intervenire negli affari temporali in vista degli interessi più alti del Suo Corpo Mistico. La Regalità Temporale suppone che colui che ne è investito persegua un fine temporale e che abbia direttamente in vista il bene comune naturale della Società che glie è affidata così come il benessere del suo popolo. Certamente non si tratta per Nostro Signore di mettersi o di volersi mettere alla testa di qualche Paese o di qualche popolo in particolare. I Re e i governanti della terra non hanno da temere che Egli li privi della loro autorità: la personale Regalità di Nostro Signore è universale. Forse Cristo non è in effetti il Sovrano e Giudice di tutti i Re e di tutti i governanti? Forse non ha Egli un diritto di governarli come un corpo, di dettare loro le Sue Leggi, di ricompensarli o di punirli per il cattivo uso che fanno dei loro poteri?
L’Enciclica Quas primas, nel passaggio che abbiamo citato, risponde chiaramente a queste domande in modo positivo. Appartiene ai Governanti della terra di legiferare nel campo civile, di imporre delle sanzioni per proteggere le leggi e di giudicare i loro sudditi che sarebbero colpevoli di trasgressione. Nostro Signore si riserva il diritto di pronunciare il giudizio finale, nell’ultimo giorno, tanto sull’amministrazione civile di tutti i governanti quanto sul loro comportamento nel campo soprannaturale.
I Governanti, in effetti, senza eccezione, avranno da rendere conto del modo in cui avranno provveduto al bene comune dei loro sudditi e del modo in cui avranno seguito l’ordine oggettivo del mondo che appartiene a Cristo, con il loro riconoscimento del potere indiretto nel campo temporale della Società soprannaturale fondata da Lui, cioè la Chiesa Cattolica.
Questo potere fa parte, come vedremo adesso, della partecipazione della Chiesa alla Regalità spirituale di Cristo.

La partecipazione della Chiesa alla Regalità spirituale di Cristo.

Non consideriamo qui la Regalità Temporale di Cristo. La missione della Chiesa Cattolica, soprannaturale e sopranazionale, è l’effusione spirituale della vita divina nelle anime: La chiesa non ha ricevuto dal suo Divino Fondatore una regalità puramente temporale, perciò consideriamo qui la sola Regalità Spirituale.
Ma la Regalità spirituale di Nostro Signore non può esercitarsi in modo efficace senza un intermediario visibile e permanente, capace di dare alle anime in ogni tempo e in ogni luogo, le direzioni necessarie per la salvezza e la diffusione della vita divina.
Questa missione è stata affidata esclusivamente alla Chiesa Cattolica. Se vogliamo avere un’idea adeguata della Regalità spirituale di Cristo, dobbiamo considerare il Suo splendore lungo i secoli nella Chiesa e tramite di essa nel mondo. Il Papa e i Vescovi sono i rappresentati di Cristo, i luogotenenti della sua Regalità spirituale. Essi hanno l’impegno di mostrare al mondo l’ideale soprannaturale della vita che ogni uomo dovrebbe vivere, e il dovere di esporre le leggi e i precetti da osservare affinché questa vita non sia vana. Spetta loro:

1) Mettere in opera la diffusione di tutti i mezzi affidati alla Chiesa da Nostro Signore per lo sviluppo della vita divina;

2) fissare le sanzioni per tutti gli assalti che mettono in pericolo gli interessi di questa vita;

3) e, infine, mettere in opera i mezzi per lottare efficacemente contro le potenze del male, seguendo in ciò l’esempio di Cristo.

Dobbiamo distinguere con cura la partecipazione della Chiesa al Sacerdozio di Cristo e la sua partecipazione alla Sua Regalità.

«L’influsso interiore della grazia viene solo da Cristo, la cui Umanità ha il potere di giustificare, essendo congiunta alla Divinità. Invece, l’influsso sulle membra della Chiesa per mezzo del governo esteriore può essere attribuito ad altri […] Questi altri sono i Capi della Chiesa […]. Sì, sono Capi in quanto fanno le veci di Cristo» (Summa Theologiae III, q.8, a.6).
Come dice San Paolo: «Quello che ho perdonato, l’ho fatto per voi nella persona di Cristo». In altre parole, quando la Chiesa governa in nome di Cristo, è veramente causa propria e principale, sebbene subordinata, del governo. Così, in quanto Sposa di Cristo e vera Sovrana delle anime sulla terra, Essa ha il diritto che sia riconosciuta la Sua autorità e che ci inchiniamo davanti a Lei.
Quando, d’altronde, attraverso il Suo Sacerdozio e i Suoi Sacramenti, Essa comunica la grazia, è solamente lo strumento di cui si serve Cristo per vivificare le nostre anime. Questo potere che è plenario in Cristo, nella Chiesa è partecipato in modo limitato.
San Tommaso dimostra che Cristo governa tutti gli uomini di tutti i luoghi, di tutti i tempi, di tutti gli Stati, mentre i Principi della Chiesa governano ognuno, solamente in un luogo determinato per un tempo determinato come vescovi, o senza limite di luogo, ma solamente per un tempo limitato come è il caso del Papa. L’autorità del Papa e dei Vescovi è limitata agli uomini viventi sulla terra.
San Tommaso aggiunge che tutti gli uomini appartengono a Cristo, anche gli eretici o i pagani, e che Egli può agire su di loro in maniera invisibile, donando loro i soccorsi necessari, in vista della loro conversione, innalzandoli anche alla vita della grazia, se a causa dell’ignoranza invincibile nella quale essi si trovano, sono ancora fuori della Chiesa. La chiesa rimane sempre il centro dal quale la vita divina, che si trova in pienezza in Cristo, si irradia in tutto il mondo. Di diritto, la Chiesa è universale e la sua influenza quaggiù si esercita in maniera co-estensiva a quella di Cristo.
Gli uomini (pagani o altri) sono soggetti al sacerdozio e alla Regalità di Cristo, benché siano fuori dalla Chiesa; ma la fine di ricevere i pieni benefici, per la loro vita spirituale, di questa soggezione, essi devono essere incorporati, secondo ciò che Egli stesso ha stabilito, al Suo Corpo Mistico, la Santa Chiesa Cattolica. Ognuno deve diventare figlio della Chiesa, cui Egli ha affidato le infinite ricchezze della Redenzione.

Il programma liberale: Detronizzare Cristo Re.

Abbiamo visto in precedenza che la Regalità spirituale di Cristo comprende il diritto d’intervenire negli affari temporali nella misura in cui gli interessi della vita delle anime lo richiedano. Incaricata da Nostro Signore di continuare la Sua missione quaggiù, la Chiesa, benché senza potere diretto negli affari temporali, ha tuttavia, per la sua partecipazione alla Regalità di Cristo, il diritto d’intervenire in questi affari temporali, con l’intento di salvaguardare la vita divina.
Qui si trova l’origine divina di ciò che chiamiamo abitualmente, a partire da San Roberto Bellarmino, il Potere indiretto del Papa. Pensiamo che ciò che abbiamo appena detto basti per farci una giusta idea di ciò che dobbiamo intendere per Regalità di Cristo.
Ora, il programma liberale, messo in piedi dalle Logge per detronizzare Nostro Signore, per toglierGli la Sua Regalità sugli uomini, può dividersi in tre punti, che ci mostrano, se ancora è necessario, quest’intima unione del temporale e dello spirituale.

1) Primo punto: Escludere il governo di Cristo Re dalle Nazioni. È la laicità dello Stato il crimine fondamentale.

«Questa tesi – dice San Pio X – è la negazione molto chiara dell’ordine soprannaturale. Essa rivoluziona ugualmente l’ordina molto saggio stabilito da Dio nel mondo, ordine che esige un’armoniosa concordia tra la Società Civile e la Società Religiosa [il Sacerdotium e l’Imperium; li Trono e l’Altare N.d.R.]. Queste due Società hanno, in effetti, gli stessi soggetti, visto che ognuna di esse esercita nel proprio campo la sua autorità su di essi. La laicità dello Stato infligge gravissimi danni alla Società Civile stessa, perché nono può né prosperare né durare a lungo, quando non si crea un posto alla Religione…» (Vehementer nos 11-02-1906)

2) Secondo Punto: Eliminare, in seguito, la Santa Messa. E ci riferiamo alla sola Messa cattolica, quella del Messale Tridentino. È la conseguenza logica. La laicizzazione della Società porta alla laicizzazione del Clero, alla scomparsa della “grande preghiera”d’adorazione, di ringraziamento, di propiziazione e supplica, che è il Sacrificio della Croce, rinnovato in modo incruento sugli Altari. Da qui, la nuova messa, la nuova religione conciliare.

«Non si trova più nella nuova liturgia – afferma il sant’Atanasio del secolo XX – l’affermazione di questa Regalità di Nostro Signore Gesù Cristo, che era presente nella liturgia tradizionale e che portava con sé tutte le conseguenze, cioè che Nostro Signore deve essere Re e centro di tutti i cuori, che dobbiamo essere uniti al Suo Corpo Mistico per essere salvati. Non si trovano più nella nuova liturgia queste nozioni che trasparivano nella liturgia tradizionale, non si trova più quest’adesione a Nostro Signore per mezzo della Sua Croce, per la Vittima che è offerta […]. Ciò porta all’indifferenza in materia di religione […] con la sostituzione, quale base dottrinale, con gli pseudo-diritti dell’uomo, la dignità umana mal compresa, condannata da San Pio X. Ciò contribuisce all’avanzamento dell’ateismo nella società, e dunque alla lotta contro Nostro Signore Gesù Cristo, contro l’estensione del Suo Regno. Nella misura in cui non si ha più la nozione della Regalità di Nostro Signore Gesù Cristo, non si ha più il senso dell’obbedienza ai Suoi Comandamenti e alla Sua Volontà».

3) Terzo Punto: Laicizzare, infine, le anime. Che non vivano più in stato di grazia, e che la fede non abbia più influenza nella loro vita, che disperino nella vita eterna e sperino solo nel mondo. «Il Cattolicesimo –dice ancora l’Alfiere della Tradizione surricordato – è essenzialmente fondato sulla Croce. Se non abbiamo più la nozione del Sacrificio della Croce, non siamo più cattolici ».

Combattere & Reagire

Al programma liberal-laicista occorre opporre un’azione di Restaurazione cattolica e tradizionale, compendiabile in tre punti:

1) Ridare ai fedeli la Messa di sempre, il Sacrificio Eucaristico di Gesù Cristo e di conseguenza mantenere il Sacerdozio cattolico nella sua purezza dottrinale e carità missionaria

2) Per mezzo della grazia della Messa, ricostruire un’élite di fedeli cattolici che vivano nella fede e in stato di grazia.

3) Tramite quest’élite di laici cattolici, impegnati nella vita politica del loro Paese, nelle loro professioni e responsabilità a livello locale, restituire a Nostro Signore il Suo Trono, fare regnare di nuovo la Sua legge, ristabilire il Suo regno Sociale, combattendo le Istituzioni anticristiane e ricostruendo le Istituzioni cristiane, cominciando dalla Famiglia e dalla scuola cattolica

Ecco la fonte della ricostruzione del regno Sociale di Nostro Signore Gesù Cristo.

L’impegno personale di ciascuno.

Ognuno di noi si deve impegnare al massimo nella suddetta opera di Restaurazione. Il papa Leone XIII diceva che servono per questo le due virtù del coraggio e della prudenza:
«Non è qui il luogo d’indagare se, e quanto, abbiano contribuito all’attuale stato di cose l’inerzia e i dissensi dei cattolici: è tuttavia fuor di dubbio che i malvagi sarebbero stati meno audaci, né avrebbero accumulato tante rovine, se più robusta e vigorosa fosse stata generalmente negli animi la Fede, la quale “è per la carità operosa” (Gc 5,6), e se la morale cristiana, divinamente insegnataci, non fosse presso tanti scaduta […]. Quanto, poi, a quelli che prenderanno parte alla vita pubblica, due sono i difetti che essi dovranno evitare: l’uno è la falsa prudenza; l’altro è la stolta temerarietà.
Poiché certuni avvisano che non convenga a fronte scoperta resistere alla potente e dominante iniquità, temendo che la resistenza non inacerbisca per ventura gli animi degli avversari. Di costoro non si sa se stiano per la Chiesa o contro; giacché affermano di professare la dottrina cattolica, ma pur vorrebbero che la Chiesa lasciasse libero il corso da certe teorie da quella discordanti. Si dolgono dello scadimento della fede e della corruzione dei costumi; e nondimeno niente adoperano per rimediarvi, se pure per via di concessioni o di simulazioni colpevoli non aggravano talvolta il male[…]. La prudenza di costoro è di quel genere appunto, che da Paolo viene detta sapientia carnis et mors, “sapienza della carne e morte” (Rm 8,6) dell’anima, dacché non può essere subordinata alla legge divina […]. Per l’opposto, non pochi mossi da falso zelo, o peggio ancora, da secondi fini, si arrogano un ufficio che loro non appartiene. Costoro vorrebbero che la Chiesa si governasse a senso e a voglia loro, fino al punto di non soffrire che si faccia altrimenti e di accettare il fatto con ripugnanza […]. Costoro imprendono cosa degna dell’antico valore, quando si studiano di difendere la Religione, specialmente contro quell’audacissima setta, nata per guerreggiare il cristianesimo, e che mai non cessa nel perseguitare il Sommo Pontefice, su cui stese la mano; nella qual lotta conservano peraltro con ogni studio e diligenza la debita sottomissione, avendo in costume di nulla intraprendere di proprio senno. E poiché codesta volontà di ubbidire, unita alla gagliardia dell’anima e alla costanza, è necessaria a tutti i cristiani, affinché in ogni evento “non vengano meno in veruna cosa” (Gc 1,4), vorremmo di tutto cuore che nell’anima di ciascuno altamente si radicasse quella che Paolo chiama prudentiam spiritus “prudenza dello spirito” (Rm 8,6). Poiché questa, nel governare le umane azioni segue l’ottima regola del giusto mezzo, facendo sì che l’uomo, né per codardia si disperi, né per temerità troppo di sé presuma».
Il Papa san Pio X insiste ancora più fortemente sul coraggio necessario per sostenere quest’azione per la difesa della Cattolicità nel discorso che pronunciò il 13 dicembre 1908, in occasione della beatificazione di santa Giovanna d’Arco
«L’Incoronazione e l’Unzione del Re di Francia erano molto presenti allo spirito di Giovanna, perché quest’unzione doveva rendere omaggio alla Regalità Universale di Cristo, e univa il Potere politico al Governo di Cristo. Ella era la santa inviata dalla Divina Provvidenza per richiamare al mondo la direzione soprannaturale insufflata da Dio nella politica, e l’organizzazione di un’Europa Cattolica, che ha fatto la gloria del Medioevo». Il Santo Padre parla dell’eroismo di Giovanna che contrasta con la timidezza di numerosi cattolici dei nostri giorni:
«Oggi più che mai – dice – la più grande forza dei cattivi viene dalla timidezza e dalla debolezza dei buoni […]. Tutta la potenza del regno di satana deriva da questa noncurante debolezza dei cattolici. Oh! Se osasse chiedere al Divin Redentore, ciò che chiese il profeta Zaccaria in spirito: “Cosa sono queste piaghe in mezzo alle tue mani?”. La risposta sarebbe senza dubbio questa: “Sono quelle che mi hanno fatto i miei amici, che non hanno fatto niente per difenderMi e che, in varie occasioni, si sono fatti complici dei miei nemici”. Questo rimprovero [che si può indirizzare ai deboli e ai timidi cattolici di ogni luogo] riguarda oggi un gran numero di francesi».
Nell’Enciclica Quas primas, Pio XI deplora che la rivolta della Società contro Nostro Signore sia il risultato del fatto che la Religione di Cristo sia stata messa al livello delle false religioni.
«La Religione Cristiana fu uguagliata ad altre religioni false e indecorosamente abbassata al livello di queste». E in seguito aggiunge: «Ci sorregge, tuttavia, la buona speranza ch l’annuale festa di Cristo Re, che verrà in seguito celebrata, spinga la società, come è nel desiderio di tutti, a far ritorno all’amatissimo Nostro Signore. Accelerare e affrettare questo ritorno con l’azione e con l’opera loro sarebbe dovere dei cattolici[…]. Mentre le Nazioni insultano il Santissimo Nome del Nostro Redentore, sopprimendolo dalle loro riunioni e dalle loro assemblee, ci facciamo un dovere di proclamarlo più energicamente, e proclamare in faccia al mondo i privilegi della sua Regale dignità e del Suo potere[…]. La celebrazione di questa festa, che si rinnova ogni anno, sarà anche d’ammonimento per le Nazioni, ché il dovere di venerare pubblicamente Cristo e di prestarGli obbedienza riguarda non solo i privati, ma anche i Magistrati e i Governanti: li richiamerà al pensiero del Giudizio Finale, nel quale Cristo scacciato dalla Società o anche solo ignorato e disprezzato, vendicherà acerbamente le tante ingiurie ricevute, richiedendo la Sua regale dignità affinché la società intera si uniformi ai Divini Comandamenti e ai princìpi cristiani».
E Leone XIII prosegue, dicendo: «Se appartiene anzitutto ai Vescovi e ai Sacerdoti di mostrare al mondo incredulo la bellezza della dottrina cattolica e di dissipare i pregiudizi che la nascondono alla loro intelligenza, il ruolo dei laici non è trascurabile. Questi hanno il potere di sostenere gli sforzi del Clero con la probità dei loro costumi e l’integrità della loro vita. Grande è in effetti la forza dell’esempio, particolarmente per color che cercano la Verità e che, in virtù di buone disposizioni innate, lottano per condurre una vita retta e onorabile» (Longinque Oceani, 6 gennaio 1895)
D’altra parte, egli insiste nella sua Lettera al Popolo italiano dell’8 dicembre 1892 perché siano fatti dei seri sforzi per combattere coloro che propagano il naturalismo e che operano per rovesciare l’Ordine Soprannaturale: «Le società affrancate dall’influenza salutare della Religione, e in questo modo più esposte ad essere più o meno dirette e dominate dagli ideali massonici, devono essere guardate con sfiducia ed evitate. Ed anche coloro che prestano aiuto alla Massoneria. Tutti devono evitare ogni contatto, ogni promiscuità con ogni persona sospettata di appartenere alla Massoneria o appartenente alle società affiliate (Rotary et similia). Ogni contatto deve essere troncato, non solo con coloro che fanno apertamente l’opera del male, ma anche con coloro che nascondono il loro vero viso sotto la maschera della tolleranza universale, del rispetto per tutte le religioni, o questa tendenza che vorrebbe conciliare le massime del Vangelo con quelle della Rivoluzione, di Cristo con Belial, della Chiesa di Dio con lo stato senza Dio[…].
Di più, quando abbiamo da lottare contro una setta come la Massoneria, che è penetrata ovunque, non basta restare in difesa, ma dobbiamo entrare nell’arena e combattere faccia a faccia.
Carissimi figli, questo lo farete, opponendo pubblicazione contro pubblicazione, scuola contro scuola, associazione contro associazione, congresso contro congresso, azione contro azione.
I Framassoni moltiplicano le loro Logge. Moltiplicate pure voi i Circoli Cattolici, i comitati e i sodalizi da combattimento».
Sulla linea della condotta da tenere da ogni cattolico, desideroso di operare per un ritorno all’Ordine, Leone XIII scrive: «Anzitutto quanti vi sono degni del nome di cattolici, è indispensabile che siano e si mostrino apertamente amorosissimi figli della Chiesa[…], che si adoperino a far orientare la presente società verso l’ideale sopradescritto della Società Cristiana. Il modo pratico di venirne a capo mal potrebbe determinarsi con norme assolute, dovendo esse variare secondo la varietà dei luoghi e delle circostanze. Nondimeno si badi soprattutto di conservare l’accordo dei valori e l’unità dell’azione. Ed ambedue queste cose pienamente si otterranno, se ciascuno terrà in conto di leggi, le prescrizioni della Sede Apostolica e mostrerà docile verso i Vescovi che lo Spirito santo pone a reggere la Chiesa di Dio».

Sursum corda!!! Il Trionfo sarà nostro.



Il saggio di don Marco Nély prosegue con la citazione di brani del Magistero a sostegno della necessità di mobilitazione delle forze cattoliche alla luce della Regalità sociale di Cristo. Ci piace concludere, come fa don Nély, con un brano di Papa Pio XII, di cui celebriamo proprio nel mese di ottobre il cinquantenario del suo dies natalis, che ci sprona a combattere e ci fa intravedere il trionfo finale….
«Non lamento, dunque, ma azione è il precetto dell’ora; non lamento su ciò che è stato o che fu, ma ricostruzione di ciò che sorgerà e deve sorgere a bene della società. Pervasi da un entusiasmo di crociati, ai migliori e più eletti membri della Cristianità spetta rimettersi nello spirito di Verità, di Giustizia e di Amore al grido di Dio lo vuole! Deus vult!
Pronti a servire, a sacrificarsi come gli antichi Crociati. Se allora tratta vasi della liberazione della Terra santificata dalla vita del Verbo di Dio incarnato, si tratta oggi – se possiamo così esprimerci – del nuovo tragitto, superando il mare degli errori del giorno e del tempo, per liberare la terra santa spirituale, destinata ad essere il sostrato e il fondamento di norme e leggi immutabili per costruzioni sociali di interna solida consistenza» (Messaggio al mondo intero 24 dicembre 1942)
Sursum corda!!!
Il Trionfo sarà nostro!

Preghiera per la restaurazione della Civiltà Cristiana e la Regalità sociale di Cristo

O santo Pio X, mite ed umile di cuore a somiglianza di Gesù, che tanto bene rappresentaste in mezzo a noi, accogliete la nostra preghiera, come paternamente ascoltavate in terra chiunque ricorreva a voi. Vedete quanto sono tristi i nostri giorni e come i nemici di Dio combattono contro di Lui e i suoi figli. Sorgete nell’indomita fortezza del vostro spirito e proteggete la Chiesa; difendete ed INFONDETE FORZA E CORAGGIO al Vostro Successore papa BENEDETTO XVI; salvate tutti noi che uniti con voi in un cuor solo vi scongiuriamo di presentare al trono di Dio le nostre preghiere, perché fra tanti pericoli la Chiesa e la Società cristiana cantino ancora una volta l’inno della liberazione, della vittoria e della pace. AMEN.




 
Top
0 replies since 15/10/2008, 22:45   419 views
  Share