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Minas Tirith okkupata. Ossia la dittatura relativistica in America, Defenestriamo il desposta, l'usurpatore

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aragorn88
icon9  view post Posted on 5/11/2008, 17:16




Minas Tirith okkupata e l’inizio del nuovo 476 d.C.



Il Ladrone d’America, aiutato da frodi e imbrogli, tenta di okkupare il Sacro Trono d’America. Illuso!!!! Non sa che Nostro Signore Cristo Re vale più dei mille Caifa che l’hanno aiutato?

Di Vandeano2005



È andata. La più grande truffa perpetrata ai danni di un popolo è entrata in porto. Lo scudiero usurpatore, il servus servorum AniChristi è riuscito a farsi “eleggere” da una minoranza di americani. Minoranza sì, perché in almeno otto Stati le irregolarità erano talmente evidenti da dover far ripetere il voto. Ma il centrista McCain si è affrettato subito a riconoscere la “sconfitta”, confidando forse in qualche calda poltroncina a Washington (alla faccia dei candidati anti-sistema!!). Barack (da oggi usiamo la grafia corretta, prima c’era un motivo per usare l’altra) Obama è un ladro, un ladrone, il Salvator Allende d’America, il nuovo J.F.K. Ha turlupinato il popolo americano, il popolo eletto. Ora come Pompeo e i romani nel 63 a. C. vuole penetrare nella Sancta Sanctorum nella Sala Ovale, profanando il cuore dell’Occidente. È l’invasione, il bombardamento su Minas Tirith, il cuore di Gondor. Duole dirlo, ma seppur ingannati, tanti fratelli americani, scegliendo il sogno al progetto amerikano, ha dato avvio all’inizio del declino degli USA come superpotenza nel XXI secolo.
Tutto è perduto? Nient’affatto!! Ma occorre reagire. Anzitutto non collaborando in alcun modo al gabinetto, o meglio alla latrina mondialista dello scudiero usurpatore: nessun governo bipartisan e inciucista. Lasciamo l’incompetente per vedere cosa è capace di fare, o meglio di distruggere. Il ritiro dall’Iraq? A parte che quella guerra l’America la sta vincendo grazie alla politica di George W. Bush, con l’aumento delle truppe per esempio. Ma siamo sicuri che l’incompetente Obama riuscirà a far disastri anche lì. E l’Iran? E il terrorismo islamista? Niente paura, c’è Obama!!! E poi a lui i terroristi vogliono bene, visto che gli hanno confezionato uno spot elettorale. Insomma tutto bene, anzi tutto male.
Secondo punto: mai rassegnarsi al fatto che Hussein Obama duri un mandato. Alimentare in silenzio ma costantemente uno spirito di Resistenza contro l’usurpatore, il Despota, il Tiranno, servo dei potentati mondialisti. Prima viene defenestrato il Tiranno e prima l’Occidente respirerà. E l’America con lui. Più tardi ciò avverrà, e maggiore sarà la vittoria dei nemici esterni ed interni del popolo americano, e quindi di quello occidentale. Per cui da oggi azione totale contro il Tiranno!!!!! E soprattutto preghiere quotidiane a Dio e alla Regina delle Milizie affinché puniscano, castighino il vomitevole servo dell’Anticristo. Anathema, anathema, anathema al massimo livello sullo scudiero usurpatore e sui suoi affini!!!!! L’Onnipotente non può tollerare che il suo popolo eletto l’abbia tradito per il Vitello d’Ora dell’Obamismo anticristico. Ergo, è meglio che venga punito uno solo, piuttosto che perisca un popolo intero.

E, non ultimo, proseguire caparbi a ricostruire il mosaico, iniziando ufficialmente la Reconquista degli Stati Uniti d’America, per condurli a Cristo Re delle Nazioni. Tra le tante cose che l’inimica vis ha risvegliato con l’Obamismo è lo spirito di Durendal, la magica spada del Paladino Orlando, pronta a brillare di nuovo e a specchiarsi nella porpora. E in proposto come non ricordare la lirica del grande Vanni Teodorani, che ha per titolo la spada Christianissima. Queste sublimi parole risuonino e ci infondano coraggio nella lotta:

Quella spada
Chi la raccolse?
O giace
Celata
Sotto
Cataste di morti?



Oggi le armate di orchi giacobini, nordisti sghignazzano, credono di avercela fatta, ma, amici carissimi, potete star tranquilli che la loro parabola politica sarà come il “folle volo” dell’Ulisse dantesco. Vogliamo concludere con gli immortali versi del poeta sacro della Nova Christianitas, promettendo allo scudiero usurpatore che da oggi i suoi sogni saranno popolati di spettri, di ombre, saranno angosciati, perché l’Onnipotente vuole punirlo, facendo riversare su di lui tutti i demoni dell’Inferno, che gli obnubilino la mente. Ma ecco le parole del Divin Poeta, che dedichiamo a tutti i supporters di Obama, americani ed europei, maxime italiani. Specchiatevi nel vostro futuro:

Noi ci allegrammo, e tosto tornò in pianto,
ché de la nova terra un turbo nacque
e percosse del legno il primo canto.
Tre volte il fé girar con tutte l’acque;
a la quarta levar la poppa in suso
e la prora ire in giù, com’altrui piacque,
infin che ’l mar fu sovra noi richiuso
(Inferno XXVI 136-142)



E così sia.


 
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aragorn88
view post Posted on 30/12/2008, 12:29




Interessante
voce libertarian


A cura di Vandeano2005

Degno di nota, l’art. seguente, seppur da una prospettiva libertarian, focalizza il pericolo globale e precipuamente americano, costituito dalla sede presidenziale vacante sotto il sen Obama. Complimenti vandeani all’autore


E' stata una campagna costosissima, sfarzosa, di cui sinceramente non si sentiva necessità. Il vecchio John McCain, autentico american hero, è stato costretto a combattere da solo contro tutti. La copertina del Weekly Standard "McCain versus the Juggernauts" a questo proposito è davvero splendida: Maverick in piedi con due buste della spesa stile Tienammen, davanti ad un enorme carro armato guidato da Obama con dentro tutti: giornalisti di ogni tipo di media, manifestanti facinorosi con cartelli, giovani incazzati e snob, attori di Hoolywood e chi più ne ha più ne metta.
Diciamoci la verità, la mitica frase pronunciata nel 1956 dall'ingenuo Adlai Stevenson, candidato democratico alla Casa Bianca, ci torna spesso alla mente: "The idea that you can merchandise candidates for high office like breakfast cereal is the ultimate indignity to the democratic process", è quanto mai attuale. Dopo che credevamo di essere entrati nell'era dell'approfondimento globale dove, grazie ai nuovi mezzi di comunicazione, tutti possono capire cosa propone e chi, ha vinto nuovamente chi ha venduto un candidato come una scatola di cereali.
Alla fine non c'è stato il tanto temuto (dai Dem) "Effetto Bradley": i sondaggi ci avevano ci azzeccato. Onore dunque a David Axelrod, il Karl Rove democratico: Obama ha fatto una campagna stupenda. E' stato creato un marchio, è stato creato un personaggio, è stato coniato uno slogan che è diventato un coro che si è diffuso come un virus tra larghe fasce della popolazione convincendole che di cambiamento ci fosse effettivamente necessità.
McCain ha retto botta, la Bible Belt non ha tradito (tranne la Virginia) e gli stati rossi hanno seguito l'ultima battaglia di Old John, sacrificato dal GOP per compiere un'impresa che, data l'impopolarità di George Bush e, specialmente dopo il crollo finanziario, è sembrata disperata. Ma il senatore dell'Arizona ci ha messo il cuore, ha gridato a tutti di lottare con lui fino all'ultimo e di non arrendersi, come lui non si era mai arreso in Vietnam. John McCain è un personaggio vero, genuino, che avrebbe fatto bene agli Stati Uniti, prova ne è anche l'ultimo, splendido discorso. Qui: https://www.youtube.com/watch?v=wC4QymvkXvE&feature=related
Lui che fango non era abituato a spararlo è stato costretto in una campagna di rara cattiveria, fatta di spot negativi sparati l'uno contro l'altro con crescente povertà di contenuto. Ed è proprio dei temi concreti che si è evitato di parlare fino all'ultimo: mentre i sondaggi davano tra i temi top del 2008 le kitchen table issue, i temi più concreti (economia, gas prices etc..) Obama ne ha parlato senza proporre di fatto nulla se non la ricetta data a Joe "the Plumber": "Spread the wealth", il ritornello che Obama ha ripetuto ogni qual volta e stato interpellato - e, di conseguenza, messo in difficoltà - sulla materia economica. Un concetto che tradotto all'europea suona quanto mai sinistro: "redistribuzione del reddito". Ecco qui lo storico incontro con Joe e l'inquietante "credo" economico confessato da Obama all'incredulo idraulico: "I Think when you spread the wealth around, it's good for everybody". https://www.youtube.com/watch?v=FWSEcL9xFQk
Obama ha vinto di oltre 5 milioni di voti,[ rubati con l’inganno N.d.R.] ha conquistato gli stati incerti, ha sorpreso in molti altri. La sua è una vittoria netta ma figlia di una colossale e perfetta operazione mediatica. Come ha scritto intelligentemente Jonah Goldberg sulla National Review il sogno che ha venduto Obama è stato spacciato in maniera geniale per la quintessenza dell'American Dream quando, in realtà, di tutt'altro si trattava.
Per la maggior parte degli americani, continua l'autore, non c'è infatti un solo American dream, perchè "my dream is different from your dream". La vittoria può essere trovata da un gruppo, ma la felicità deve essere trovata individualmente.
Il messaggio di Barack Obama è invece collettivo e riguarda la concezione di goverment declinata alla maniera europea di big government e spacciata come la più alta espressione della volontà popolare: l'ideale dello Stato nella sua definizione rousseiana dove l'individualità è piegata alle istanze del "bene comune" e dove il governo si fa garante della felicità dei cittadini.[Lo sbarco dei giacobini in America N.d.R.]
Quella che Obama definisce "mutual responsability" non è altro che una delega allo stato centrale di ogni necessità. Le realtà che funzionano egregiamente da mediatori tra il cittadino e lo Stato (le chiese, le scuole, le associazioni di volontariato...) non sono nemmeno nominate nella retorica obamiana. [E il principio di sussidiarietà va a farsi benedire N.D.R.]
L'ormai ex senatore dell'Illinois [Per noi lo rimarrà sempre, essendo sedevacantisti presidenziali N.d.R.] riconosce sì un ruolo all'imprenditorialità americana - quell' "entrepreneurial spirit of america" che fu un cavallo di battaglia della comunicazione di Bush nel 2004 - tuttavia vede il business come una naturale estensione della politica. Insiste il prossimo presidente USA: "business should live up to their responsabilities to create American jobs".

Cosa significa dunque Barack Obama “presidente” degli Usa? [La vittoria dei nemici dell’Occidente e l’inizio del 476 d.C. N.d.R.]Si chiede il sempre ottimo Michael Novack sulla NR. La vittoria della sinistra (perchè di questo si tratta) americana porterà gli USA verso un modello socialista di stampo europeo? La risposta è che - ahinoi - Obama sicuramente ci proverà, a partire dalla questione della sanità che il nuovo presidente vorrebbe uniformare sul modello europeo. Tuttavia gli Stati Uniti non sono (per loro fortuna) l'Europa e, benchè culturalmente unificati, non sono uniformati e difficilmente programmi di socializzazione della sanità potranno qui trovare terreno fertile. Gli americani sanno bene che i servizi sono migliori e più efficienti se collocati nel settore privato rispetto a quello istituzionale e difficilmente accetterebbero cambiamenti culturali tanto marcati. [Dio benedica e illumini gli americani affinché aprano gli occhi in tempo N.d.R.]
Adesso non ci resta che confidare nelle parole di Biden di qualche settimana fa. In una delle sue celebri gaffe il neo vice-president confessava la propria scarsa fiducia nel proprio presidente di colore, garantendo che avrebbe vigilato su quello che avrebbe combinato. "Mark my words. It will not be six months before the world tests Barack Obama. The world is looking," [Le parole più sagge della campagna presidenziale democrat N.d.R.]
https://www.youtube.com/watch?v=W2vojSAytFU
Uno dei tanti scivoloni, quello di Joe "the Biden" ignorati dai media in pieno delirio obamista.

Quanto durerà la luna di miele? La realtà è là fuori ad attendere e noi siamo curiosi di scoprire chi per primo si risveglierà dalla fiaba per accorgersi che l'American Dream non coincide affatto con l'Obama's dream.


 
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aragorn88
view post Posted on 4/8/2009, 01:06




Carter, Obama: homines novi
per un copione già vecchio.



a cura di Vandeano2005




In questi giorni (il 4 agosto per l’esattezza) si ricorda il luttuoso evento della nascita in hac lacrimarum valle del senatore dell’Illinois Barack Hussein Obama (4-08-1961). Come abbiamo fatto per il Defensor Catholicae Fidei, Re George II d’America, anche per il servus servorum Antichristi vogliamo sottoporvi, amici di blog, un testo che lo ricordi in quella che è la sua vera natura: cristomimetica quanto a Bush; anticristico-mondialista quanto a Hussein Obama.
Avevamo già scelto un testo ad hoc, quando i nostri studi sulla recente storia americana ci hanno fatto incappare in un ottimo articolo di Roberto De Mattei su Jamer Earl Carter, l’utile idiota in senso leninista nelle mani dei potentati mondialisti, quindi antiamericani, quindi antioccidentali. Se cambiassimo solo qualche nome e data l’articolo che leggerete di seguito, amici, potrebbe adattarsi benissimo a Hussein Obama: stessa procedura per fregare gli americani; stessi attori occulti; stessa idioticità del personaggio. Soltanto lo scenario globale è peggiore; l’antimondo trilateralista e multilateralista vuole oggi, avendo ormai il tempo scaduto, soggiogare gli americani, trasformando la terra della Libertas per eccellenza in una dittatura relativistico-democraticistica tra le più raffinatamente machiavelliche.

Il testo di De Mattei avremo modo di sceverarlo più partitamente in futuro, confrontandolo con ciò che potrebbe accadere negli USA. Per il momento ci limiteremo a piccole glosse interlineari vandeane. Ma – ripetiamo, amici – leggete il tutto con l’occhio alla comparatio Carter-Obama, homines novi per copione già vecchio.
Ecco il testo dell’articolo.




L’opinione pubblica europea – e quella italiana in particolare – si chiede in queste settimane, con legittima apprensione, chi sia realmente James Earl Carter, trentanovesimo presidente degli Stati Uniti d’America, cercando di decifrare, tra le pieghe del personaggio, le incognite del suo programma futuro.
Un’immagine corre nel mondo: quella dell’«uomo nuovo», simbolo dell’«America dalle mani pulite», che rialza la bandiera dell’onestà e del coraggio, infangata dagli scandali dell’era nixoniana. «Io – dice di se stesso il neopresidente- sono un uomo del Sud e un americano. Sono un agricoltore, un ingegnere, un padre, un marito, un cristiano, un uomo politico, un ex-governatore, un progettista, un uomo d’affari, un fisico nucleare, un ufficiale di marina un appassionato di canottaggio e, tra le altre cose ancora, un ammiratore delle canzoni di Bob Dylan e delle poesie di Dylan Thomas». E quasi a ofrire al lettore il filo conduttore della sua vita, appone ad emblematica epigrafe della sua autobiografia questo pensiero di Reinhold Neibuhr:
L’oneroso dovere degli uomini politici
È quello di far trionfare la giustizia
In un mondo corrotto.

Glossa Vandeana: Prima necessaria glossa. Anche Obama si è presentato al mondo e agli americani come homo novus, della speranza contro la paura degli anni del cerbero Bush. Anche Obama è l’uomo dalle mani pulite e il volto rassicurante contro gli scandali economico-finanziari. Insomma, copione rispettato.

Alla Realpolitik di Kissinger subentra, dunque, l’idealismo politico di Carter. Si tratta – precisa La Stampa, il quotidiano italiano che con più forza ha parteggiato per il candidato democratico – di un «ritorno esplicito alle radici idealistiche della politica e della democrazia americane» (La Stampa 5-11-1976) e Carter, come scrive il direttore di Stampa sera Ennio Caretto, presentando la sua biografia italiana, sarà certamente «il nuovo Kennedy», «il moralizzatore, il riorganizzatore dell’America in crisi».

Glossa Vandeana: Anche qui ci risiamo. La gauche caviar d’oltreoceano, quando deve riciclarsi, invoca il nume tutelare del gaio fedifrago e semistrabico JFK. Ma , poi, quanti eredi ci ha avuto Kennedy? Boh!
Al casato dei Kennedy, pseudo-cattolico, perfidamente compromesso e privo d’inventiva politica, preferiamo quello dei Bush, naturaliter catto-tradizionalista.
L’unica nota dissonante, levatasi dal coro degli organi d’informazione di ogni colore politico è singolarmente venuta dallo stesso proprietario de La Stampa e presidente della FIAT, Giovanni Agnelli. «Questo Carter lo considero un prodotto un po’ mostruoso dei mass-media americani», ha detto, infatti, l’avvocato Agnelli, in un commento a caldo (Corriere della sera 4-11-1976) che ha il pregio della schiettezza un po’ brutale, che può permettersi chi non è solo spettatore, ma in certo senso protagonista, o sceneggiatore della vicenda in questione. «La sua elezione – ha aggiunto – segna, a mio giudizio, la grande vittoria dei giornali liberal, come il New York Times e la Washington Post. Questo mondo intellettuale ha voluto dimostrare – e c’è riuscito – la grande forza della cultura e della libertà. Prima hanno distrutto Nixon, poi hanno inventato un candidato alla Casa Bianca ed infine l’hanno imposto all’opinione pubblica del paese».

Glossa Vandeana: Mai parole dell’Avvocato furono così calzanti! Ovviamente ciò che viene detto di Carter è perfettamente traslabile alla rapida ascesa politica di Hussein Obama. E si mette a nudo un dato importante: la contro-cultura radical-chic dei grandi organi di stampa e dei network mantiene oggi (A.D. 2009) vecchie rendite di posizione in via d’esaurimento che gli permette d’imporre agli americani il soldatino di latta del mondialismo neognostico e in Italia di lanciare campagne d’attacco politico a governi del popolo come è avventuo con La Certosa di Sardegna o delle Gossip Girls con il presidente Berlusconi. La Mente occulta e destabilizzatrice è la medesima. E qui occorrerà una riflessione profonda su cosa non si è fatto – e quindi si dovrà fare nell’immediato futuro – sia negli USA che in Italia per decapitare questi centri di potere oligarchico
Non resta altro da fare, a questo punto, che farci illustrare «chi è Carter» proprio dai giornali che, secondo l’avvocato Agnelli, lo hanno «inventato» e quindi« imposto all’opinione pubblica del paese ».
«Fino al 1973 – racconta Laurence Stern sulla Washington Post – le credenziali di Carter in politica estera erano limitate se si eccettuano le missioni commerciali che organizzava per vendere all’estero i prodotti della Georgia». Tutto cominciò quando «verso la fine del 1973, Carter fu invitato a pranzo a Londra, insieme a David Rockfeller della Chase Manhattan Bank, mentre faceva una delle sue visite di propaganda commerciale. In quel periodo Rockfeller, con l’aiuto di Brzezinski, stava organizzando la Commisione Trilaterale, divenuta la prestigiosa assemblea che annovera fra i suoi membri gli uomini d’affari e politici di rilievo e cervelli della politica estera del Nord America, dell’Europa occidentale e del Giappone». Fu in quell’occasione che «David Rockfeller e Zbig (Zbiniew Brzezinski) ebbero la sensazione che Carter sarebbe stato la persona ideale per la Commissione Trilaterale » (Washington Post 8-05-1976).
Anche Leslie H. Geib, sul New York Times, citando fonti confidenziali, conferma che Brzezinski è stato il primo «a notare Carter, a prenderlo sul serio. Ha passato un’infinità di tempo con Carter; gli ha parlato; gli ha mandato libri e articoli, lo ha educato [o meglio ammaestrato]». L’educatore di Carter, scrive Geib, «è anche quello che si avvicina di più al modo di Kissinger di puntare al potere. Kissinger fece i suoi primi passi nella Fondazione Fratelli Rockfeller. Brzezinski stese sistematicamente la sua rete qualche anno fa, collaborando alla fondazione della Commissione Trilaterale, un’organizzazione intesa a rendere più strette le relazioni tra l’Europa occidentale, il Giappone e l’America del nord. Henry ebbe come patrono Nelson Rockfeller, Zbig ha David Rockfeller, presidente della Comissione Trilaterale. Insieme Zbig e David Rockfeller hanno selezionato persone, provenienti dal nucleo della Comunità (“l’Estrablishment di politica estera di banchieri e avvocati di Wall Strett”) per assorbirle nella Commissione. Jimmy Carter, ancora semplice governatore della Georgia, con qualche remota idea di vincere le parziali del suo partito per la presidenza, fu uno degli outsider scelti» (The New York Times Sunday Magazine 23-5-1976).
Il New York Times e la Washington Post, che con disinvoltura forse eccessiva ci hanno illustrato nella scorsa primavera i retroscena del «reclutamento» e della «educazione» del candidato da «imporre all’opinione pubblica», hanno più discretamente taciuto dopo la sua elezione. Ma a incrinare ulteriormente l’immagine di un Carter self-made man, cavaliere senza macchia e senza paura in lotta contro i potentati economici, è intervenuto in compenso un organo di stampa altrettanto informato quale Le monde diplomatique, ricordando agli ignari che «in realtà la candidatura Carter è stata di lunga mano preparata e sostenuta fino alla vittoria da uomini che rappresentano il più alto livello di potenza. Tra essi, i presidenti della Chase Manhattan Bank, della Banca d’America, della Coca Cola, Bendix, Caterpillar, Lehman Brothers [Toh chi si rivede!], Sears and Roebuck, Texas Instruments, Exxon, Hewlett-Packhard, C.B.S. etc…Questi uomini, con qualche universitario, dei sindacalisti (acciaio, automobile) e soltanto dieci uomini politici, tra cui, beninteso Jimmy Carter e il nuovo vicepresidente Walter Mondale, costituiscono la branca americana della Commissione Trilaterale» (Le Monde diplomatique, novembre 1976).
E nello stesso numero de Le Monde diplomatique Diane Johnstone scrive: «Tra gli 84 membri nordamericani della Commissione troviamo trentadue capi o alti responsabili di diverse imprese, tra cui sette presidenti di banca; venti intellettuali, tra cui dieci professori, sei capi d’istituti di ricerca o di insegnamento, gli editori di tre pubblicazioni, tra cui Time e Foreign Affairs e un giornalista, Carl Rowan, che sembra essere il “Token black” (il Negro simbolico) dell’organizzazione; tre alti funzionari; tre sindacalisti; quattordici uomini politici, tra cui un parlamentare canadese; dieci membri del Congresso americano e tre ex-governatori. Intellettuali, funzionari, uomini d’affari sono generalmente uomini dell’estrablishment che si trovano un giorno nel consiglio d’amministrazione di grandi società, il giorno dopo in alti posti di governo o anche in qualche cattedra universitaria»
«Perché il produttore di noccioline di Plains sia stato ammesso in questo gruppo di pressione così esclusivo – scrive Franco Pierini su Il Giorno, in una corrispondenza da New York che mi sembra riassumere un po’ tutta la vicenda – è ancora abbastanza misterioso. Ma si sa che l’origine del rapporto passa attraverso il presidente della Coca-Cola, che ha la sede principale ad Atlanta, capitale della Georgia. Paul Austin, presidente della Coca-Cola, conosce Carter, al quale ha probabilmente finanziato la campagna di governatore, e lo presente al gruppo Rockfeller. Il tipo di Plains piace a David Rockfeller, che lo presente al professor Brzezinski. E scoppia il colpo di fulmine. I due si intendono alla perfezione. Zbig trova che Carter sia il tipo perfetto per essere ricostruito e riciclato; per essere messo in orbita verso grandi destini. Dal 1972 al 1974 avviene la spettacolare operazione d’indottrinamento di Jimmy Carter da parte dei migliori esperti del gruppo di esperti del gruppo. Politica estera, tecnica di governo, economia vengono rapidissimamente assorbiti dall’allievo. Carter studia da presidente degli Stati Uniti. Il 12 dicembre 1974Jimy annuncia in famiglia che si presenterà per la Casa Bianca. Lo guardano come se fosse un po’ matto. In quel momento nessuno crede in lui. Ma lassù a New York c’è qualcuno molto potente che ci crede. E ha avuto ragione».

Glossa Vandeana: Ho lasciato scorrere, amici, un po’ l’articolo in quanto già vi sarete fatti un’idea delle impressionanti analogie fra l’ascesa di Carter e quella di Obama. Mi permetto adesso di far notare un paio di differenze. I poteri occulti del trialteralismo mondialista in Carter giocarono la carta dell’uomo del Sud. Oggi, però, dopo la straordinaria epopea politica dell’era Bush, la carta del presidente democrat sedicente sudista era bruciata. All’inizio, allora, hanno tentato quella della prima donna presidente e la candidatura della Clinton sembrava fatta. Il suo filo-femminismo e il suo lesbismo intellettuale sembravano gli ingredienti nuovi per un progetto antico: schiavizzare in nome di una falsa libertà il popolo americano. Qualcosa è andato storto. Sì, perché Hillary Clinton, oltre ad avere i “pregi” (per noi difetti) politici su elencati, possiede anche una personalità coriacea e indipendente. Ama il suo Paese e non avrebbe digerito tutte le imposizioni trilateraliste.
Ed ecco il colpo di scena. Entra in campo Hussein Obama. Quale migliore ingrediente delle persecuzioni sedicenti subite dai neri; le segregazioni etc…e quale migliore falsità quella del meticciato come optimum antropologico per la società americana del futuro.
Così il multiculturalismo socialista scandinavo avrebbe assunto i panni delle libertà civili di marca liberal americana, ulteriormente coperte e mistificate da un falso senso di riscatto dei neri nei confronti del dominio wasp, riaccendendo vecchie tensioni sociali di ascendenza postbellica, cicatrizzate dall’opera di armonizzazione dei gruppi sociali operata in questi anni dalla Destra Religiosa, grazie al Grande Texano. In questo clima di nuovo odio sociale instillato dalla ideologia obamista si spiega l’omicidio del medico abortista da parte di attivisti pro-Life. Tutto ciò non sarebbe mai accaduto durante l’era Bush.
«Dopotutto – continua Pierini – il gruppo Rockfeller è più o meno lo stesso che ha fatto la fortuna di Henry Kissinger, passato da professore di Harvard alla funzione di mago della politica internazionale degli Stati Uniti nell’era – appunto – kissingeriana. Brzezinski è esattamente l’omologo di Kissinger e, se tutto andrà come sembra, diverrà il Segretario di Stato di Carter. Dunque, ora si sa chi ha sostenuto il produttore di noccioline della Georgia. Il suo isolamento non è così totale e le sue origini non sono così dal nulla come il candore della maggior parte del pubblico ha accettato di credere. Il potentati dell’East Coast stanno saldamente dietro l’uomo che ha fatto la sua campagna elettorale, combattendo contro le multinazionali, i clan di potere, le mafie di tutti i generi che inquinano la vita politica americana» (Il Giorno 4-11-1976).

Glossa Vandeana: Quanto l’ha menata mr. Obama durante le primare democrat, la campagna presidenziale e anche dopo, presentandosi come l’uomo nuovo in lotta titanica contro le multinazionali della guerra, dell’industria che non voleva Kyoto etc…mentre lui era dalla parte del popolo. Ma quale popolo!! Le élites newyorkesi e hollywoodiane che vogliono la nuova umanità, dove al Noi della carità cristiana e della vera solidarietà si sostituisca l’Ego della gnosi mistico-cabalistica, che esalta Gaia, la madre terra divinizzata, ma perseguita i gruppi religiosi, in primis la Chiesa Cattolica e il Papato; difende piante e animali dall’inquinamento, ma permette la morte degli innocenti nel grembo materno. Del resto, volte mettere, amici, quanto inquina di più un bambino delle sostanze che servono per confezionare profilattici? E poi finiamola con ‘sta famiglia, fatta da uomo, donna, figli! E per di più suggellata dal matrimonio..negli anni 2000 non è più ammissibile! «La famiglia è ogni incontro di affetti», pontificava una leader del movimento lesbo. Quindi, anche l’affetto che nutro per il mio cane, mi costituisce in famiglia e magari ne rivendica un diritto alla libertà d’amare. In altre parole, il passo dall’omosessualismo alla pedofilia, pardon educazione e scelta sessuale dei bambini, alla zoofilia è brevissimo. Descensus ad inferos!!
Chi ha incaricato la cupola mondialista di inoculare nel nobile ed eletto popolo americano il suddetto codice etico-antropologico? Che domande! Lui, l’uomo del momento, Barack Hussein Obama, lo Sterminator degli americani e del primato americano
Una volta appurato «come nasce Carter», non è difficile prevederne il programma, che ha del resto già un nome: trilateralismo. Un termine, apprendiamo, nato negli Stati Uniti negli ani ’70 con la creazione della Commissione Trilaterale, a indicare l’organizzazione delle società a capitalismo avanzato, secondo le linee di un triangolo i cui punti sono «naturalmente gli Stati Uniti, l’Europa occidentale, il Giappone». Il fine, secondo l’educatore di Carter e l’ideologo della Trilaterale Zbiniew Brzezinski è la creazione di una «comunità di nazioni sviluppate» per arrivare, attraverso il gioco dei grandi organismi internazionali come il Fondo Monetario e la Banca Mondiale, ad una comune pianificazione di obbiettivi economici e politici, in vista del superamento della divisione del mondo in due blocchi e del grande «compromesso storico» tra «neocapitalismo della postdistensione e comunismo pluralistico», che aprirà l’era della nuova pace e del nuovo ordine mondiale [Ordo dell’Anticristo N.d.R.]. Gli Stati, in questa prospettiva, non solo dovranno svolgere «un maggiore controllo dell’economia per assicurare la continua crescita della produzione e l’accumulo del capitale», ma dovranno anche «assumersi molte delle funzioni che una volta avevano le famiglie, le chiese, le associazioni privare». Bisogna avere, infatti, «la realistica consapevolezza che non si può tornare ad un mondo più semplice, che ci accingiamo a dover vivere in un mondo di grosse organizzazioni, di specializzazioni, di gerarchia. Inoltre, deve esservi l’accettazione dell’esigenza dell’autorità nell’ambito delle diverse istituzioni della società».
Dietro Carter, dunque, la Commissione Trilaterale, il nuovo «club dei ricchi» (La Repubblica 20-8-1976), che si è affiancato a organismi già sperimentati come il Bilderberger Club e il Council on Foreign Relations. Dietro la Commissione Trilaterale e il suo ideologo Zbiniew Brzezinski; più indietro ancora il suo ideatore David Rockfeller, presidente della Chase Manhattan Bank e del Council on Foreign Relations e esponente di punta del Bilderberger.
«David Rockfeller non è quasi mai nominato nelle enciclopedie, nei “Chi è”, negli indici alfabetici dei libri. Questo silenzio è emblematico di questo tipo di potere che la famiglia ha assegnato al 61enne fratello del vice-presidente Nelson, col quale condivide una fortuna considerata la più grande del mondo: un potere dietro le quinte, immenso quanto la forza e il peso della Chase Manhattan Bank» (Il Giorno 5-12-1976). Un «potere dietro le quinte» - ben conosciuto da chi cerca di dipanare il filo rosso dei rapporti tra la setta comunista [oggi mondiali sta N.d.R] e l’élite ipercapitalistica – che è quasi un «marchio di fabbrica» e ofre la migliore garanzia che James Earl Carter sarà l’«uomo nuovo» per un copione antico.

Glossa Vandeana: In questa finale del suo intervento, De Mattei delinea gli organismi mondialisti che tiravano le fila durante la presidenza Carter. E oggi? Dietro ad Obama, come già detto, vi sono con i dovuti aggiornamenti i medesimi potentati occulti. Cosa fare? Come reagire a questo tentativo di marchiare gli americani col segno 666 dell’Anticristo (cos’è la presunta riforma sanitaria se non questo..?)? Coniugando Libertà e Verità.
Dopo la parentesi di Carter, la storia ci mostra la gloriosa era di Reagan, in quanto in quegli anni oscuri la Destra Usa non perse la speranza, si fece alleata del GOP, elaborò un programma di riscatto. Oggi ci vuole tutto ciò, ma non basta. Occorre non dividerci, ma bisogna fare un passo avanti. L’elefante si deve trasformare in leone rampante. Il sogno americano non basta più, è roba da ‘900. Occorre il Progetto Amerikano. Occorre la Libertà unita alla Verità. Occorre Cristo Re e Maria Regina. Qui -lo so- faccio sorridere non pochi amici, in quanto in superficie sembra che se c’è un popolo refrattario alla Regalità sociale di Cristo questo è proprio l’americano. E invece No!!! Gli americani conoscono solo un lato della medaglia – la libertà – ma sembrano intuire anche l’altro, più luminoso – la Verità-. Vengano politici che amino il popolo americano e la grandezza dell’era Reagan e di quella Bush verranno superate in qualità e quantità. «Bisogna amare un popolo, prima di governarlo», mi ammoniva un maestro in Controrivoluzione. Gli americani hanno bisogno di leaders che anzitutto li amino e vogliano il loro bene. Siamo sicuri che politici del genere ci sono già e altri emergeranno. Nel frattempo, di una cosa siamo certi: Barck Obama non ama gli americani.
E quale augurio per il suo compleanno, auspichiamo per il senatore dell’Illinois ciò che segue:

Senatore si dimetta!!
Per il bene degli americani,
Per il bene dell’Occidente,
Per il suo bene.
Prima che sia troppo tardi,
prima che scompaia l’America come la vediamo oggi
e con essa un sistema di vita e di valori.
Tutto il resto è nelle mani di Dio


Gadu bless Obama!
God Bless America!

 
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aragorn88
view post Posted on 23/9/2009, 01:49




La guerra dei Mondi

Gli alieni hanno invaso l’America. Respingiamoli!!!!



Di Vandeano2005



Gli alieni hanno invaso gli Stati Uniti d’America. La notizia sembra certa. Vogliono toglierle la libertà, la sua indipendenza, la sua grandezza e forza. Vogliono schiavizzarla, marchiarla come una mandria di bestiame col segno 666, il segno della Bestia, magari con un microchip subcutaneo creato ad hoc. Respingiamoli!!!! Sic semper tirannis!!!!!!


La riforma sanitaria di Obama: il cavallo di Troia per la giacobinizzazione degli USA.

Gli alieni in questione, ovviamente, sono Obama e i suoi scagnozzi. Servi in livrea dei potentati mondialisti antiamericani e antioccidentali usano lo specchietto per allodole della riforma sanitaria, ammantandola con solito motivo zuccheroso e falso della sanità per tutti. Americani non cascateci, sarebbe l’inizio della vostra fine!!! La riforma sanitaria del senatore dell’Illinois, infatti, è il cavallo di Troia per iniziare a togliere la Libertas americana, burocratizzando la Nazione Eletta e affogandola nell’ignominia del sangue dei feti abortiti e della pseudopietà eutanasia. Sì, hanno ragione i suoi detrattori: questa riforma – o meglio Rivoluzione – introduce de facto l’aborto su larga scala e l’eutanasia. Americani non cascateci, sarebbe l’inizio della vostra fine!!!

Fare fronte comune: i democratici moderati e paraconservatori non possono tradire la Nazione.

Il partito di Barack Obama avrebbe in teoria la maggioranza al Congresso per approvarsi la Rivoluzione sanitaria. Purtuttativa non tutti i democratici (deputati e senatori) hanno mandato il cervello all’ammasso e tentennano. Molti di loro sono stati eletti in zone de facto conservatrici e iperamerikane: votare l’obbrobrio obamista sarebbe tradire il mandato elettorale e l’America… Americani non cascateci, sarebbe l’inizio della vostra fine!!!

Se i democratici moderati tradiranno in massa, nell’immediato sarà un disastro per l’America, ma rappresenterà inizio del ricompattamento conservatore attorno al GOP per la Reconquista del Congresso e della Casa Bianca. Più i Democratici obbediranno ad Obama, più si scaveranno la fossa politica e perderanno la faccia di fronte all’elettorato dell’America vera, l’America profonda

Dal fioretto alla sciabola: lotta senza quartire all’obamismo filomondialista e antiamericano.

Un’ulitma considerazione: soprattutto nel caso in cui la Rivoluzione giacobina nella sanità passasse, occorrerebbe rivedere al rialzo la lotta contro il despotismo obamista da parte dei resistenti americani. Non sarebbe più tempo del fioretto, ma della sciabola. E i democratici avrebbero amare sorprese proprio da Stati governati da politici del loro partito. La lotta contro l’obamismo non è solo per l’America, ma per tutto l’Occidente, anche per la nostra bella Italia. Prima viene defenestrato li desposta, prima gli USA e l’Occidente possono tornare a sperare e a respirare. Sursum corda, amici! E semel in anno, licet insanire. Ma soprattutto Sic semper tyrannis!!!

Gadu bless Obama
God bless America




 
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aragorn88
view post Posted on 3/11/2009, 00:25




A un anno dalla tragedia: i giacobini servi dell’Anticristo okkupano l’America.
(4 novembre 2008/4 novembre 2009) [1]



I pericoli della riforma sanitaria di Obama



Intervista al prof. Paul Morrow

A cura di Thomas McKenna.



La riforma sanitaria di Obama è stata rimandata a ottobre. I vescovi americani temono che, a parte aspetti da loro [non da noi, perché sono un bluff anche questi N.d.R.] giudicati positivi come la copertura previdenziale dei più poveri, ci sia la destinazione di fondi dei contribuenti per allargare il già spaventoso numero di aborti. Ma non solo. Nella filosofia dei disegni di legge del [presidente] [ultra]liberal, viene eliminata anche la finora garantita obiezione di coscienza.
Nonostante le rassicurazioni di Obama al Papa sia sulla sua intenzione di ridurre gli aborti che quella di mantenere l’obiezione di coscienza, quest’ultima formulata in occasione in occasione della laurea honoris causa ricevuta dall’Università di Notre-Dame, dai progetti di legge presentati dal Governo in Congresso si desume che né l’una né l’altra cosa effettivamente accadranno.
Intervistiamo in merito il prof. Paul Morrow, ordinario di Ostetricia e Ginecologia della facoltà di Medicina Keck dell’Università del Sud della California e vicepresidente della St. Gianna Physician’s Guild, che riunisce i medici cattolici.

Prof. Morrow, medici e operatori sanitari negli Stati Uniti stanno affrontando crescenti sfide sulla futura maniera di praticare la medicina. Vediamo che l’amministrazione Obama ha fatto una proposta per abolire il regolamento emanato dal presidente Bush che permette agli operatori sanitari di non fornire servizi in base a obiezioni morali. Questo regolamento si collegava a sua volta a una legge di 30 anni fa che stabiliva l’obiezione di coscienza per coloro che non vogliono praticare aborti. Che succederà se questa proposta di Obama sarà approvata e l’obiezione di coscienza eliminata?

Noi della St. Gianna Physician’s Guild abbiamo scritto al Ministero della Sanità protestando per il tentativo di eliminazione di questo diritto in base a considerazioni morali, etiche e professionali. Purtroppo questa proposta è in armonia con la linea del Collegio Americano di Ostetrici e Ginecologi (ACOG). Questo ente, anche se privo di statuto legale, vanta un grande prestigio e può influire sia sulla politica che sull’opinione pubblica. Il suo comitato etico ha recentemente emanato un parere, stabilendo che la coscienza del medico deve piegarsi a quella del paziente, in base a un presunto principio etico definito come diritto del paziente di decidere sulle cure mediche senza interferenza degli operatori sanitari. Questi possono sì illustrarlo sulle sue condizioni, ma non prendere decisioni.
Una cosa che può sembrare ragionevole, ma che nella pratica significa l’obbligo per il medico di dover fare la volontà del paziente oppure l’obbligo d’indicare al paziente un altro medico che possa prestare il servizio richiesto, senza nessun margine all’obiezione di coscienza. L’American Medical Association è d’accordo con questa posizione dell’ACOG. Questa pratica capovolge le “protezioni” – Il Provider Refusal Rule – emanate dal presidente Bush nel 2008, che prevedevano una migliore applicazione di tre precedenti leggi federali, garantendo il diritto del personale e delle strutture sanitarie di non esser costretti al coinvolgimento in aborti procurati. Questo regolamento allarga, infatti, una legge di 30 anni che contiene una “clausola di coscienza” per tutti coloro che, dai medici ai portieri delle strutture, non vogliono essere coinvolti in aborti, ma che nemmeno possono essere costretti a consigliare i pazienti su questioni tali come la contraccezione, pianificazione familiare, trasfusione di sangue e vaccini, se vi si oppongono per ragioni morali. Barck Obama propone di abrogare queste facoltà o protezioni, in consonanza con la sua forte ideologia abortista e in retribuzione dell’appoggio ricevuto in campagna elettorale da Planned Parenthood, una rete nazionale di fornitori di aborti che riceve sostegno finanziario [oggi con Obama, non ieri N.d.R.] dal governo federale. Il cardinale Francis George di Chicago, attualmente della Conferenza Episcopale Americana, si è espresso apertamente contro questa proposta affermando che essa avvia la nostra Nazione dalla democrazia al dispotismo: «Il rispetto della coscienza personale e la libertà di religione come tali assicurano la nostra libertà elementare dalla oppressione. Nessun governo deve interporsi fra l’individuo e Dio. Questo è quanto si suppone che sia l’America[ieri…oggi sempre meno con il servo dell’Anticristo obama N.d.R.]», ha detto.
È incredibile che il nostro governo e il nostro sistema legale non permettano a un operatore sanitario di obiettare in coscienza un atto moralmente offensivo: in particolare l’uccisione di esseri completamente innocenti e indifesi, e quello di scoraggiare l’aborto su domanda. Mai dovrebbe prendere l’iniziativa per forzare gli operatori sanitari a un tale atto moralmente ripugnante.
I lobbisti pro-aborto dicono che queste protezioni impediscono alle donne di avere un accesso pieno al controllo delle nascite. Ma qui non si parla di contraccezione, bensì di aborto procurato, e loro vogliono eliminare tutte le restrizioni che esistono ancora ad esso e, in più, aumentare il suo finanziamento statale. D’altronde, è un sofisma dire che il Provider Refusal Rule limita i servizi sanitari, autorizzando i fornitori a rifiutare i servizi, come la contraccezione che farebbero ridurre gli aborti. La realtà è l’opposto. La perdita delle protezioni ridurrà i servizi sanitari perché l’abolizione dell’obiezione di coscienza forzerà medici, farmacisti, ospedali e altri enti sanitari a ritirarsi dal mercato. Proteggere il diritto degli operatori sanitari a dare giudizi professionali in base alle loro convinzioni morali – non quelle dei pazienti o quelle del governo – è un diritto umano fondamentale.

Lei è accademico in una grande facoltà di Medicina e lo è stato per gran parte della sua vita. Ci potrebbe dire qualcosa sul mutamento lungo gli anni delle pratiche mediche e se questa tendenza a forzare le coscienze potrebbe influire su studenti in medicina che vogliono seguire la loro vocazione ma nello stesso tempo rimanere cattolici fedeli?

Mi sono laureato nel 1962, poi mi sono specializzato in ostetricia e ginecologia e, finalmente ho scelto il campo della ginecologia oncologica. Visto che le tematiche calde dei problemi morali in medicina riguardano sia l’inizio che la fine della vita, la mia carriera di 45 anni si è svolta nel cuore delle battaglie etiche. Dunque, ero in servizio quando furono messi sul mercato i contraccettivi ormonali e appartenevo al corpo accademico di una grande facoltà medica laica quando la Corte Suprema inventò, diciamo così, il diritto di aborto nella nostra Costituzione. È difficile fare un bilancio dell’effetto nella pratica medica avuto da molti mutamenti in campo scientifico, sociale, legale, amministrativo, geopolitico e persino ecclesiastico accaduti durante la mia vita professionale.
Gli Stati Uniti e l’Europa sono divenuti progressivamente più secolarizzati: contraccettivi ormonali e non ormonali sono divenuti “merce di prima necessità” nella nostra cultura. L’aborto, persino nelle fasi finali della gravidanza, è diventato un criterio di cura sanitaria. Va detto che entrambe le cose sono grandi affari economici su scala mondiale. La contraccezione ormonale fu lanciata sul mercato nei primi anni Sessanta, quasi contemporaneamente all’inizio del concilio pastorale Vaticano II. Fra il ’65 e il ’68 ero primario di ginecologia in un ospedale cattolico di Chicago. I vescovi americani sembravano insicuri sulla moralità dell’uso di contraccettivi ormonali [i frutti del conciliabolo di roncalli, l’amico dei nemici della Chiesa e della Cristianità N.d.R.]. Ciò disorientò grandemente sia i fedeli che il personale medico cattolico, col risultato di una diffusa pratica della contraccezione e persino della sterilizzazione e dell’aborto fra i cattolici, a volte realizzati con l’approvazione di centri di studi cattolici e di certi ecclesiastici [si vedano in proposito le profezie de La Salette e di Fatima N.d.R.].
Mentre constato che in genere gli ospedali cattolici non hanno ceduto alla pratica generalizzata dell’aborto nel nostro Paese, lo stesso non si può dire nei riguardi della contraccezione e persino della sterilizzazione. Poi, se consideriamo che la maggioranza degli studenti di medicina in facoltà laiche non sono cattolici, e che nelle facoltà cattoliche la maggioranza non segue il Magistero della Chiesa, possiamo concludere che non è difficile scendere a patti con la mentalità dominante.
Tanti dei nostri giovani medici cattolici oggi non hanno una adeguata formazione e, di conseguenza, non si accorgono neppure di star facendo qualcosa d’immorale. Va peggio anche nel periodo dio pratica ospedaliera che devono fare dopo gli studi. Nel caso di ginecologia e ostetricia, si devono affrontare direttamente le questioni che riguardano la contraccezione, l’aborto, la sterilizzazione e l’infertilità, con procedure moralmente obiettabili quali la fertilizzazione in vitro, la masturbazione per ottenere sperma, la donazione di sperma e di ovuli, il ricorso a madri surrogate e via dicendo. Nella mia specialità il campo più problematico per un fedele sono i contraccettivi, oggi ritenuti normali farmaci che sarebbe irragionevole non prescrivere, anche quando sono abortivi.

Cosa pensare della facoltà che il governo o altri enti si attribuiscono di fornire le coordinate morali ai medici su come devono esercitare la professione?

Ovviamente lo ritengo inaccettabile. Roba da stati totalitari. Forse in Europa, che è più secolarizzata, lo Stato è più interventista che in America, c’è qualcosa del genere. Tuttavia, io mi oppongo a ciò non solo da cattolico ma da uno che crede nella libertà religiosa e nella libertà di coscienza. Qui non stiamo parlando d’intervenire nella libertà di movimento delle persone per evitare un’eventuale epidemia letale, o cose del genere. La gente deve avere libertà per scegliersi i medici in accordo con i loro valori e i medici devono avere la libertà di praticare la medicina conforme alle loro convinzioni morali.

L’aborto è sempre al centro di tutti questi dibattiti di coscienza. Fu legalizzato in America 36 anni fa e continua a tenere la ribalta fra i grandi temi nazionali. Il progresso della medicina aggiorna in qualche modo la questione?

Ci sono due aspetti importanti che riguardano il progresso scientifico sull’aborto. Primo, lo sviluppo delle tecnologia a ultrasuoni, e ora anche dell’ultrasuono tridimensionale, che fanno vedere chiaramente le caratteristiche e le fattezze dell’embrione o del feto già all’inizio della gravidanza.
L’informazione genetica rivela che persino l’ovulo fertilizzato costituisce un essere umano unico, giacché possiede un genoma unico derivato dal patrimonio genetico paterno e da quello materno. Non c’è nessun dubbio scientifico sul fatto che l’ovulo fertilizzato costituisce un essere umano completamente nuovo. Da cattolici abbiamo sempre ritenuto inviolabile la vita individuale dal momento del concepimento, ma ora abbiamo il modo di sostenerlo scientificamente.
È vero che coloro che accettano l’aborto diranno che sì, certo, geneticamente è un essere umano, ma non una persona, quindi, non ha altro valore che quello concessogli dalla madre. La Corte Suprema ha stabilito che questo essere umano può venire abortito in qualsiasi momento prima della nascita, in conformità alle regolamentazione dei governi statuali. Questo è irrazionale e irresponsabile. Abbiamo a che fare con un infante umano completo, solo che sta nel grembo materno e non fuori. Sarebbe stato ragionevole attendersi che le nuove acquisizioni scienti che avrebbero inibito la pratica dell’aborto, ma non sembra che sia così.
L’altro aspetto importante che riguarda lo sviluppo scientifico in tema di aborto si collega al primo aspetto, perché è una conseguenza dello sviluppo dell’ultrasuono e della genetica e anche di certi esami sanguigni. Ora è possibile diagnosticare durante la gravidanza difetti congeniti, malattie genetiche, anomalie. Se è vero che questa informazione alcune volte può essere usata in modo costruttivo, purtroppo nella maggioranza dei casi la diagnosi di una seria anomalia porta alla raccomandazione da parte dell’ostetrico d’interrompere la gravidanza e all’accettazione del paziente.
Vorrei aggiungere che per secoli il Giuramento d’Ippocrate fu l’espressione più rispettata dell’etica medica in Occidente. Esso veniva formulato al momento della laurea e vietava esplicitamente l’aborto e l’eutanasia. È interessante far notare che molte persone oggi non lo conoscono e quando lo leggono, credono che si tratti di una dichiarazione pro-life radicale. Invece fu scritto 2000 ani fa da un pagano ed è stato riverito lungo i secoli come la dichiarazione per eccellenza di quello che il medico deve essere. Soltanto in anni recenti lo hanno modificato per includere l’aborto. Ora è caduto generalmente in disuso. Nella St. Gianna Physician’s Guild l’abbiamo ritoccato per renderlo più conforme al Magistero della Chiesa e solo i medici che lo firmano possono appartenere alla nostra associazione.
 
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aragorn88
view post Posted on 4/11/2009, 01:18




A un anno dalla tragedia: i giacobini servi dell’Anticristo okkupano l’America.
(4 novembre 2008/4 novembre 2009) [2]



Vi perseguiteremo!



Il Governo americano mette
alle strette l’Università cattolica di Belmont.



Storico ateneo benedettino minacciato dal Governo americano per difendere i principi cattolici. Già nei fatti sta accadendo ciò che si teme possa avvenire in grande scala dopo l’approvazione della riforma sanitaria promossa dall’attuale amministrazione americana.



Di Thomas McKenna



In America il parlamento si ferma durante il mese di agosto. È il momento in cui, ferie a parte, i legislatori vanno a visitare i propri collegi elettorali. Tuttavia, queste vacanze estive sono state particolarmente lunghe e calde, anche a causa dei dibattiti che hanno affollato le sale comunali su tutto il territorio per esprimere serie riserve nei confronti della riforma sanitaria proposta dall’amministrazione Obama.
Una preoccupazione molto seria degli americani concerne il modo in cui questa riforma potrà incidere sulla vita umana nel grembo materno. Ci sono lungo tutto il Paese cattolici e persone di altre confessioni, nonché in genere persone di buona volontà, che ritengono che l’aborto non c’entri con la sanità e che stanno inviando messaggi ad alta voce. Insistono perché sia formulata un’esplicita protezione della vita in qualsiasi riforma sanitaria.

Il caso dell’Università cattolica di Belmont

Il rischio dell’attuale progetto privo di un esplicito statuto in favore dei nascituri sembra palesarsi alla luce di quanto sta capitando a una Università Cattolica a Belmont, nella Carolina del Nord.
Belmont Abbey College, questo il nome dell’Università, ha 1500 studenti all’incirca. Fondata da monaci benedettini nel 1876, essa e il monastero benedettino affianco sono elencati nel Registro Nazionale dei Siti Storici. I monaci svolgono ancora un ruolo attivo nell’ateneo. L’Università Belmont Abbey è una testimonianza eloquente della missione benedettina dell’ora et labora e nel ruolo da questa svolto nella nascita delle grandi università europee, come conseguenza della vita di studio dei monasteri nel Medioevo. Il monastero e i suoi campus sono, inoltre, un simbolo del dinamismo della fede, della vita e della cultura cattoliche in America.
L’Università professa apertamente l’insegnamento integrale del Magistero della Chiesa e mira a formare nei suoi laureandi una visione cattolica della realtà. Il dott. Bill Thierfelder, rettore dell’ateneo, è un cattolico praticante che ha sempre messo la sua fede al primo posto, contrassegnando la sua guida accademica con la promozione di uno stile di vita veramente umano e cristiano fra i professori e gli studenti.
Un caso recente, che chiama in prima persona l’amministrazione Obama, ha originato una battaglia legale dell’Università per mantenere i suoi princìpi cattolici. L’incidente, dai connotati assurdi, è iniziato nel 2007, quando un dirigente si è reso conto, un po’ tardivamente, che il contratto assicurativo dell’Università copriva potenzialmente il rifornimento di prodotti e procedure anti-vita e anti-famiglia, compreso l’aborto, la contraccezione, la sterilizzazione. L’Ateneo, impregnato dell’insegnamento non riformabile della Chiesa sulla santità della vita umana, ha disdetto le clausole del contratto sanitario riguardanti servizi e farmaci non conformi al detto Magistero. Il rettore Thierfelder spiegò la decisione in una lettera agli studenti, allo staff accademico e amministrativo e agli amici dell’Università. In essa asseriva: «L’insegnamento della Chiesa Cattolica in questi argomenti morali è chiaro. La responsabilità dell’Università di seguire la dottrina della Chiesa, in quanto ente patrocinato dai monaci dell’abbazia di Belmont, è ugualmente chiara. Non c’è, quindi, nessun’altra maniera di procedere se volevamo rimanere fedeli alla nostra missione e alla nostra identità di università cattolica».

La libertà di coscienza è davvero rispettata?
Trattandosi di una istituzione cattolica, l’eccezione prevista sia dalla legge statale che da quella federale sembrava scontata. O almeno così si poteva pensare. Tuttavia, otto impiegati hanno fatto ricorso alla EEOC (Equal Employment Opportunity Commission), cioè la Commissione per le Pari Opportunità lavorative.
Questo è il dipartimento del Governo Federale preposto al coordinamento delle attività anti-disciminatorie nei posti di lavoro. L’EEOC si occupa di rivedere i regolamenti e tutti i documenti relativi alle pari opportunità lavorative per assicurare coerenza all’azione governativa in questo campo. Il ricorso degli otto impiegati sostiene che l’esclusione di questi “servizi” (contraccezione) costituisce discriminazione contro le donne in violazione sia della legge federale che di quella della Carolina del Nord.
Patrick Reilly, presidente della Cardinal Newman Society, un’organizzazione dedita allo studio e al rafforzamento dell’identità cattolica nelle 224 università cattoliche americane, ha scritto lo scorso agosto un articolo sul Wall Street Journal denunciando il rischio di questa situazione. Da osservatore e studioso di simili casi, Reilly manifesta la sua preoccupazione che «l’interpretazione che fa la EEOC della legge federale potrebbe facilmente estendersi a richieste impiegatizie per la copertura assicurativa di aborti, oltre alla contraccezione». Nel dicembre 2000 l’EEOC aveva così decretato su un caso d’interpretazione del Titolo VII della legge sui diritti civili del 1964: «I convenuti devono coprire le spese per prescrizioni contraccettive nella stessa misura e negli stessi termini con cui coprono le spese per i farmaci, per gli apparecchi e per le cure preventive sopra descritte. I convenuti devono, inoltre, offrire la stessa copertura per servizi relativi alla contraccezione forniti in ambulatorio, come per qualsiasi altro servizio fornito in ambulatorio. Se una donna ricorre al suo medico per ottenere una prescrizione per contraccettivi, le dovrà essere garantita la stessa copertura che ha quando consulta il medico per qualsiasi altro servizio di prevenzione o di cura sanitaria».

La Commissione Pari Opportunità interviene.

Nel marzo 2009 l’amministrazione del Belmont Abbey College ha ricevuto una lettera dalla EEOC anunciando che stava chiudendo l’indagine. Simili lettere indicano normalmente che la commissione ritiene di archiviare il ricorso e perciò la direzione dell’Università, comprensibilmente, l’ha presa per un riconoscimento di non violazione della legge nell’atto di emendare il contratto assicurativo.
Grande sorpresa, quindi, arriva dalla EEOC, solo cinque mesi dopo, una seconda lettera, questa volta “determinativa”, che accusa l’Ateneo di discriminare con base al genere. Reuben Daniels jr, direttore distrettuale della EEOC di Charlotte, scrive che la Commissione da determinato che «negando la copertura a farmaci anticoncezionali, il convenuto [l’Università N.d.R.] discrimina con base nel genere giacché soltanto le donne possono assumere contraccettivi orali […]. Negando questa copertura, questo non incide sugli uomini ma solo sulle donne».

Non cedere anche se si deve chiudere.

In una dichiarazione l’Ateneo risponde: «Siamo delusi che questa vicenda abbia preso una piega tanto inusuale, ma rimaniamo nell’impegno di assicurare che tutte le politiche e le pratiche dell’Università seguiranno l’insegnamento della Chiesa Cattolica, che include la valorizzazione di ogni vita e il trattamento delle persone con dignità e rispetto, e la garanzia di pari opportunità per tutti…L’Università confida che infine le sue azioni verranno giudicate conformi alla legge federale e statale e alla Costituzione americana…Perciò, l’Università chiederà alla EEOC di riconsiderare ognuna delle decisioni prese relative al ricorso che è stato presentato contro di essa».
Il rettore dll’Ateneo William K. Thierfelder ha dichiarato al Washington Times: «Ho speranza che non dovremo andare così lontano, ma, se sarà necessario, anziché cedere su questo punto, chiuderemo i battenti». La conclusione raggiunta dalla EEOC sembra precorrere una causa federale per discriminazione da essa intrapresa contro l’Università.

Un fatto precursore?

Ci sono connessioni fra quanto sta accadendo a questo Ateneo e il dibattito in corso sulla riforma sanitaria[un rivoluzione neogiacobina che segnerebbe l’inizio della fine della Libertas americana e occidentale N.d.R.]. I vescovi cattolici stanno chiedendo che venga rimossa ogni clausola che possa fornire copertura assicurativa all’aborto. La politica della EEOC invece è quella di costringere i datori di lavoro a coprire con assicurazione sanitaria la contraccezione, indipendentemente dalle decisioni congressuali. Ciò potrà ovviamente estendersi al terreno dell’aborto.
I vescovi americani chiedono, inoltre, “protezione di coscienza” per gli operatori sanitari cattolici, affinché non si vedano costretti a partecipare ad aborti o a fornire anticoncezionali. La decisione dell’EEOC solleva ulteriori preoccupazioni circa la libertà religiosa degli istituti educativi, ospedali e agenzie di servizi sociali cattolici che si rifiuteranno di pagare contratti di assicurazione per coprire contraccettivi e aborti.



«In quel giorno le montagne stilleranno vino nuovo e latte scorrerà per le colline;
una fonte zampillerà dalla casa del Signore.
L’Egitto diventerà una desolazione
E l’Idumea un brullo deserto
Per il sangue innocente sparso nel loro Paese.
Vendicherò il loro sangue,
non lo lascerò impunito
E il Signore dimorerà in Sion»

(Gioele 4, 18-19.21)


«Dice il Signore: “ Ecco, Io vi metto davanti la via della vita e la via della morte.
Chi rimane in questa città morirà di spada, di fame e di peste.
Chi uscirà e si consegnerà ai caldei che vi cingono d’assedio vivrà e gli sarà lasciata la sua vita come bottino.
Poiché Io ho volto la faccia contro questa città a suo danno e non a suo bene.
Oracolo del Signore.
Essa sarà messa nelle mani del re di Babilonia, il quale la brucerà con il fuoco»

(Geremia, 21,8-10)


Quando si considerino attentamente queste abominevoli dottrine è impossibile non ravvisare in esse il segno misterioso, ma visibile che gli errori debbono avere nei tempi apocalittici.
Se un religioso timore non mi impedisse di gettare uno sguardo su quei tempi tremendi, non mi sarebbe difficile dimostrare con precise argomentazioni la tesi che il grande impero anticristiano sarà un colossale impero demagogico, retto da un plebeo di satanica grandezza, che sarà l’Uomo del peccato

(Juan Donoso Cortés, Lettera al cardinal Fornari, 1852)

"Noi vediamo accumularsi i segni della grande e terribile lotta nella quale l'Europa sarà divisa in due vasti campi: l'uno per l'attacco, l'altro per la difesa della libertà cristiana. In questa lotta le armi non saranno soltanto intellettuali o morali, ma saranno eziandio materiali e fisiche….Infatti è vicina l'ora, in cui la forza brutale e la tirannide cesarea saranno divorate dal socialismo e dal relativismo nichilista che rode le società moderne. In quest'ora, quando tutti i poteri che vengono da Dio saranno stati infranti dalla Rivoluzione, e la setta, figlia di Satana, vorrà regnare sul mondo, i popoli cristiani, costretti a difendere i loro altari e i loro focolari, potranno liberamente reagire contro le leggi che si frappongono tra loro e le leggi della Chiesa di Dio ... Allora verrà l'inevitabile reazione e la rivolta contro l'empietà e l'anarchia. Allora la gioventù d'ogni contrada dove la Rivoluzione ha posto il piede griderà come i Maccabei: "È meglio morire in battaglia che vedere la desolazione del santuario"; e gettando al vento tutti i calcoli umani, essa formerà in ogni paese una falange d'uomini pronta a difendere fino alla morte le libertà conquistate dalla Croce, pronta a riunirsi sotto questo simbolo a' suoi fratelli di ogni stirpe e d'ogni nazionalità. Allora le donne manderanno i loro figli e i loro mariti al combattimento. Allora i padri cingeranno la loro spada per difendere la fede dei loro figli e la libertà dei loro altari".

(Le Crusader)
 
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aragorn88
icon8  view post Posted on 4/11/2009, 17:02




A un anno dalla tragedia: i giacobini servi dell’Anticristo okkupano l’America.
(4 novembre 2008/4 novembre 2009) [3]



Vos ex patre diabolo estis
et desideria patris vestri vultis facere.
Ille homicida erat ab initio
Et in veritate in stetit…
(Io VIII,44)



La Verità dietro alle menzogne
del servus servorum Antichristi.



In autunno si riproporrà negli Stati Uniti la grande battaglia culturale e morale sull’aborto, una questione che ormai divide profondamente il popolo americano e il Palazzo liberal-mondialista. Allora si confermerà o meno ciò che ora è ben più di un forte sospetto: che con le sue arti di persuasione, Obama gira il mondo seminando promesse ambigue puntualmente smentite da fatti concreti.

Di Giacomo Monti.



Il fenomeno Obama si trova davanti a uno di quei paradossi di cui la storia americana è ricca e che possono determinare tutto il corso di una presidenza. Basti pensare a quanto accaduto a George W. Bush: popolare come nessuno dopo l’11 settembre 2001, precipitato nei consensi nel 2008 [La Storia e il Signore della Storia renderà giustizia al suo fedele servitore di qua come nell’aldilà. W Re George II d’America!!!! N.d.R.]. Obama ha, seppure in calo rispetto a qualche mese fa, un grande consenso fra i suoi concittadini e riscuote un plauso ancor più vasto nei grandi media del suo Paese e del mondo. Eppure il suo linguaggio oculatamente misurato e non di rado ambigua, rivela quanto gli sia difficile portare avanti il suo programma decisamente liberal. Di sicuro sta facendo tutto il possibile per evitare di imboccare la parabola discendente del suo predecessore.

Obama al bivio.

Agli inizi dell’anno scorso, un sondaggio Gallup ha rivelato che per la prima volta in circa 40 anni, cioè da quando fu emessa la sentenza Roe vs Wade della Corte Suprema, permettendo l’aborto legale negli Stati Uniti, gli americani che vi si oppongono sono più numerosi di quelli che l’appoggiano [Occorre sottolineare en passant che sui temi pro-life certi sondaggi procedono per difetto, ossia che il numero di anti-abortisti americani è di gran lunga superiore di quanto riportato dal sondaggio stesso N.d.R.].
Impossibile che la sinistra americana, i cosiddetti liberals, non ne tengano conto. Questa avveniva paradossalmente quando il congressista americano ritenuto più liberal rea appena salito alla Casa Bianca. Del resto, non solo in America bensì in tutto il mondo industrializzato, i dirigenti politici di sinistra incominciano a dire sempre più insistentemente che l’aborto non è mai un bene in sé, anzi, è una tragedia, accettato solo per evitare presunte disgrazie maggiori. Ben diversamente dall’atteggiamento dei loro consimili degli anni Sessanta, che predicavano un diritto spensierato e assoluto delle donne di gestire in totale libertà il loro grembo.

Stragrande maggioranza in favore dell’obiezione di coscienza.

A questa nuova maggioranza di americani – e forse anche di occidentali – che si oppone all’aborto legalizzato, si somma, nel caso degli Stati Uniti, una maggioranza ancor più vasta che rifiuta categoricamente di modificare il diritto all’obiezione di coscienza, garantito agli operatori sanitari che non vogliono vedersi coinvolti in aborti procurati.
Secondo quanto riferisce L’Osservatore Romano dell’11 aprile scorso, la portavoce dell’episcopato americano, Deindre McQuale, aveva reso noto un sondaggio condotto su incarico della Christian Medical Association (CMA) secondo il quale l’87% degli americani consultati dichiara che per loro è importante che «i professionisti impegnati nel sistema sanitario non vengano forzati a partecipare a procedure o pratiche su cui abbiano delle riserve morali».
Si sa che poco prima, l’appena eletto [presidente] senatore Obama si era mosso in Parlamento per cancellare una legge federale che concedeva questa garanzia e protezione, come viene chiamata in America, agli operatori sanitari. Si è trattato di una sorta di autogol. Infatti, secondo lo stesso sondaggio ordinato dalla CMA, tre quarti degli operatori sanitari dichiarava che, nel caso passasse la nuova regolamentazione, non avevano intenzione d’impegnarsi più nel servizio sanitario, specie nelle aree economiche più depresse del Paese. Tutta la filosofia della Riforma Sanitaria obaminana, cioè,l’idea in sé lodevole di allargare al massimo la copertura sanitaria ai più poveri, si sarebbe capovolta nel suo esatto contrario.

Una laurea honoris causae mal digerita.

In questo contesto e in mezzo a forti reazioni nel mondo cattolico, viene conferita la laurea honoris causae ad Obama in uno degli atenei cattolici del Paese, l’Università Notre Dame dell’Indiana. Lo scaltro [ma soprattutto satanicamente menzognero N.d..R.] politico di Chicago, che è anche un forbito avvolgente oratore e conversatore, ha giudicato conveniente riformulare la sua posizione. Nel suo discorso al campus di Notre-Dame ha assicurato che avrebbe rispettato l’obiezione di coscienza di chi, per motivi morali, si oppone all’aborto.
Ma i cattolici veramente svegli e consapevoli della situazione complessiva, hanno dubitato molto che alle parole sarebbero seguiti i fatti. Costoro pensano piuttosto a un espediente politico mirato ad ammorbidire le eventuali opposizioni. Infatti, il 16 luglio – mesi dopo la laurea a Notre-Dame e qualche giorno dopo la ben pubblicizzata visita di Obama al Papa – Bill Donohue, presidente dell’influente Catholic League, ha denunciato un doppio standard consistente da una parte nei discorsi di Obama e, dall’altra, nelle politiche che i congressisti democratici portano effettivamente avanti nel dibattito parlamentare. «Per essere precisi – ha dichiarato Donohue – proprio ieri [15 luglio N.d.R.] i democratici hanno bocciato un emendamento presentato dal senatore Tom Coburn per garantire l’obiezione di coscienza agli operatori sanitari. Siamo a un punto di rottura fra Obama e i cattolici. Le possibilità sono due: o Obama crede in quello che dice o non ci crede affatto [O forse non capisce neppure quello che dice e glielo suggeriscono altri N.d.R.]».

La fine dell’aborto a pagamento.

Un simile dubbio accompagna inevitabilmente le promesse formulate da Obama ai pro-life americani, nel senso di cercare un “terreno comune” per far diminuire il numero di aborti procurati nel Paese. Altrettanto avrebbe promesso, più impegnativamente questa volta, al Sommo Pontefice nella sua visita l’11 luglio scorso in Vaticano. Oggi Obama va dicendo a chi vuole sentire che «l’aborto mai è una decisione o una circostanza felice». Eppure in Parlamento i democratici lavorano per cancellare l’emendamento Hyde del 1976, rinnovato da allora ogni anno dalla legge di bilancio, che vieta di fornire gratuitamente l’aborto anche a donne poco abbienti, salvo nei casi di stupro e incesto.
Inoltre, la riforma sanitaria, vero emblema del governo Obama, anche se non parla mai esplicitamente di aborto, prevede il rifornimento gratuito di un “pacchetto di servizi essenziali”, che a nessun esperto legale sfugge che potrà includere anche, e massicciamente, gli aborti. L’Avvenire del 22 luglio scorso ha detto che questa ambiguità fra il testo presentato e certe dichiarazioni e fatti di esponenti democratici, hanno portato ad uno stallo, se non a un completo fallimento, il dialogo del famoso gruppo misto pro-life-pro-choice destinato a trovare “un terreno comune” [Non vi può essere compromesso fra Cristo e Belial N.d.R.].
Ovviamente, entrambe le misure, aborto gratuito e fine dell’obiezione di coscienza per gli operatori sanitari, non potranno fare altro che rendere più facile l’aborto in America. Dica quel che dica Obama.

Flagranti contraddizioni.

I cattolici chiedono a Obama un minimo di coerenza [Impossibile in quanto filius diaboli e operatore d’iniquità N.d.R.]: se l’aborto è un male, che senso ha sovvenzionarlo? Nessuno osa sovvenzionare l’inquinamento ambientale.
Infatti, ci informa Keith Fournier su Catholic Online il 7 luglio, i parlamentari obamisti hanno appena bocciato due emendamenti della Riforma Sanitaria proposti dai senatori Hatch ed Enzi, miranti a chiarire in modo netto che non ci potranno essere sovvenzioni pubbliche alla pratica abortiva. Una bocciatura questa – ci dice Fournier - «applaudita dall’amministrazione Obama» alla vigilia della disponibilità dimostrata al papa [Obama ha quindi preso in giro il Vicario di Cristo e con lui il Re dei Re. Anathema! Anathema! Anathema! N.d.R.]. Mons. William Murphy, vescovo di Rockville Centre e presidente della commissione episcopale sulla giustizia interna e lo sviluppo umano, ha voluto precisare l’obiezione della Chiesa al testo della riforma sanitaria di Obama: «nessuna riforma riguardante l’assistenza sanitaria dovrebbe obbligare a pagare per la distruzione della vita, sia che ciò avvenga attraverso il finanziamento governativo sia che accada attraverso una copertura assicurativa obbligatoria per quanto riguarda l’aborto» (L’Osservatore Romano 23-07-2009). Dal canto suo, il cardinale Justin Regali, arcivescovo di Philadelphia e presidente della Commissione per le attività pro-life dell’episcopato americano, ha messo in risalto, secondo il quotidiano vaticano del 2 luglio scorso, «le contraddizioni di un’amministrazione che ha dichiarato nel suo programma legislativo di adoperarsi per la riduzione del numero di aborti mentre membri del Congresso americano cercano in vari modi di aiutare gli abortisti, destinando loro soldi dei contribuenti a cui l’aborto ripugna per convinzioni morali oltre che religiose».

Obama parla bene [mica poi tanto N.d..R.] e razzola male.

Il corrispondente del Corriere della Sera dagli Stati Uniti, Alessandra Farkas, ha scritto il 21 luglio scorso: «Obama parla bene e razzola male? In tema di aborto sembrerebbe di sì»e riecheggia quanto già annunciato prima dal New York Times, cioè, che con la riforma sanitaria «i soldi dei contribuenti saranno usati per pagare gli aborti in America», elargendo fondi federali a «enti pubblici e associazioni private» a questo scopo. La giornalista del Corriere – tutt’altro che un’avversaria di Obama – aggiunge che l’intenzione formulata da Obama stesso al Papa di ridurre gli aborti fu praticamente smentita giorni dopo dal direttore del bilancio Peter Orszag. E il già menzionato leader cattolico Bill Donohue, sempre secondo la Farkas, puntualizza: «Nonostante la sua promessa di voler trovare un terreno comune, Obama non ha nessuna intenzione di scendere a compromessi[E neppure noi con lui N.d.R.]». Da parte sua, Douglas Johnson, direttore del National Right to Life Committee, si dice convinto che «questa riforma sanitaria sarebbe la più grande espansione dell’aborto dai tempi della Roe vs Wade, che nel 1973 legalizzò l’aborto».
Prima delle vacanze estive, Barack Hussein Obama ha deciso di ritirare dal Congresso il progetto di riforma sanitaria per ripresentarlo a settembre. Le spie d’allarme di un possibile smacco, nonostante la maggioranza numerica nelle Camere, arrivavano persino dall’interno del suo partito e soprattutto dall’elettorato democratico antiabortista. Una ventina di deputati democratici meno liberal, i cosiddetti blue dogs, si erano rivolti all’amministrazione chiedendo chiarimenti e garanzie proprio su questi due punti cruciali: il mantenimento dell’obiezione di coscienza per ragioni morali e la certezza di non destinare fondi federali all’aborto procurato.
Obama, che finora si è dimostrato per nulla molto vincolato dalle proprie parole, dando l’impressione di voler soprattutto guadagnare tempo per eliminare gli ostacoli, questa volta ha deciso prudentemente una ritirata dal campo. Un forte campanello d’allarme, non una sconfitta. Gli osservatori pensano che in autunno questa battaglia culturale e di civiltà si riproporrà con tutta la sua forza e virulenza. Gli esiti sono incerti, ma soprattutto le conseguenze saranno imprevedibili anche ai più navigati politologi.


Gadu bless Obama
God Bless America


Quando si considerino attentamente queste abominevoli dottrine è impossibile non ravvisare in esse il segno misterioso, ma visibile che gli errori debbono avere nei tempi apocalittici.
Se un religioso timore non mi impedisse di gettare uno sguardo su quei tempi tremendi, non mi sarebbe difficile dimostrare con precise argomentazioni la tesi che il grande impero anticristiano sarà un colossale impero demagogico, retto da un plebeo di satanica grandezza, che sarà l’Uomo del peccato

(Juan Donoso Cortés, Lettera al cardinal Fornari, 1852)

"È qui una necessità che diviene ogni giorno più evidente ... È il grido della pubblica salute di ritornare al punto che non si avrebbe dovuto mai abbandonare, a Colui che è la via, la verità e la vita non solo degli individui, ma dell'intera società umana. In questa società si tratta di reintegrare il Cristo Signore come nel suo dominio; bisogna che la vita, di cui è la sorgente, si spanda in tutti i membri ed in tutti gli elementi della società, che penetri nelle prescrizioni e nelle proibizioni delle leggi, nelle istituzioni popolari, nelle case di educazione, nel diritto coniugale, nei rapporti domestici, nella dimora del ricco e nel laboratorio dell'operaio. Non bisogna assolutamente dimenticarlo, sta qui la grande condizione di questa civiltà sì vivamente ricercata".

(Leone XIII, Enciclica, Sapientiae christianae)


Io so che nella menzogna passata era la menzogna presente, che dall’infame salotto di Voltaire si casca, col salotto e con tutta la casa, nella spelonca di Lenin [e poi nel boudoir di De Sade]

Domenico Giuliotti


Siate santamente intransigenti.
Tra l’errore e la Verità non può esservi transazione.
Non vi è connubio
fra Cristo e belial!

(Servo di Dio Giovanni Volpi, omelia Pasqua 1910)
 
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6 replies since 5/11/2008, 17:16   102 views
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