Carter, Obama: homines novi
per un copione già vecchio.
a cura di Vandeano2005
In questi giorni (il 4 agosto per l’esattezza) si ricorda il luttuoso evento della nascita in hac lacrimarum valle del senatore dell’Illinois Barack Hussein Obama (4-08-1961). Come abbiamo fatto per il Defensor Catholicae Fidei, Re George II d’America, anche per il servus servorum Antichristi vogliamo sottoporvi, amici di blog, un testo che lo ricordi in quella che è la sua vera natura: cristomimetica quanto a Bush; anticristico-mondialista quanto a Hussein Obama.
Avevamo già scelto un testo ad hoc, quando i nostri studi sulla recente storia americana ci hanno fatto incappare in un ottimo articolo di Roberto De Mattei su Jamer Earl Carter, l’utile idiota in senso leninista nelle mani dei potentati mondialisti, quindi antiamericani, quindi antioccidentali. Se cambiassimo solo qualche nome e data l’articolo che leggerete di seguito, amici, potrebbe adattarsi benissimo a Hussein Obama: stessa procedura per fregare gli americani; stessi attori occulti; stessa idioticità del personaggio. Soltanto lo scenario globale è peggiore; l’antimondo trilateralista e multilateralista vuole oggi, avendo ormai il tempo scaduto, soggiogare gli americani, trasformando la terra della Libertas per eccellenza in una dittatura relativistico-democraticistica tra le più raffinatamente machiavelliche.
Il testo di De Mattei avremo modo di sceverarlo più partitamente in futuro, confrontandolo con ciò che potrebbe accadere negli USA. Per il momento ci limiteremo a piccole glosse interlineari vandeane. Ma – ripetiamo, amici – leggete il tutto con l’occhio alla comparatio Carter-Obama, homines novi per copione già vecchio.
Ecco il testo dell’articolo.
L’opinione pubblica europea – e quella italiana in particolare – si chiede in queste settimane, con legittima apprensione, chi sia realmente James Earl Carter, trentanovesimo presidente degli Stati Uniti d’America, cercando di decifrare, tra le pieghe del personaggio, le incognite del suo programma futuro.
Un’immagine corre nel mondo: quella dell’«uomo nuovo», simbolo dell’«America dalle mani pulite», che rialza la bandiera dell’onestà e del coraggio, infangata dagli scandali dell’era nixoniana. «Io – dice di se stesso il neopresidente- sono un uomo del Sud e un americano. Sono un agricoltore, un ingegnere, un padre, un marito, un cristiano, un uomo politico, un ex-governatore, un progettista, un uomo d’affari, un fisico nucleare, un ufficiale di marina un appassionato di canottaggio e, tra le altre cose ancora, un ammiratore delle canzoni di Bob Dylan e delle poesie di Dylan Thomas». E quasi a ofrire al lettore il filo conduttore della sua vita, appone ad emblematica epigrafe della sua autobiografia questo pensiero di Reinhold Neibuhr:
L’oneroso dovere degli uomini politici
È quello di far trionfare la giustizia
In un mondo corrotto.
Glossa Vandeana: Prima necessaria glossa. Anche Obama si è presentato al mondo e agli americani come homo novus, della speranza contro la paura degli anni del cerbero Bush. Anche Obama è l’uomo dalle mani pulite e il volto rassicurante contro gli scandali economico-finanziari. Insomma, copione rispettato.
Alla Realpolitik di Kissinger subentra, dunque, l’idealismo politico di Carter. Si tratta – precisa La Stampa, il quotidiano italiano che con più forza ha parteggiato per il candidato democratico – di un «ritorno esplicito alle radici idealistiche della politica e della democrazia americane» (La Stampa 5-11-1976) e Carter, come scrive il direttore di Stampa sera Ennio Caretto, presentando la sua biografia italiana, sarà certamente «il nuovo Kennedy», «il moralizzatore, il riorganizzatore dell’America in crisi».
Glossa Vandeana: Anche qui ci risiamo. La gauche caviar d’oltreoceano, quando deve riciclarsi, invoca il nume tutelare del gaio fedifrago e semistrabico JFK. Ma , poi, quanti eredi ci ha avuto Kennedy? Boh!
Al casato dei Kennedy, pseudo-cattolico, perfidamente compromesso e privo d’inventiva politica, preferiamo quello dei Bush, naturaliter catto-tradizionalista.
L’unica nota dissonante, levatasi dal coro degli organi d’informazione di ogni colore politico è singolarmente venuta dallo stesso proprietario de La Stampa e presidente della FIAT, Giovanni Agnelli. «Questo Carter lo considero un prodotto un po’ mostruoso dei mass-media americani», ha detto, infatti, l’avvocato Agnelli, in un commento a caldo (Corriere della sera 4-11-1976) che ha il pregio della schiettezza un po’ brutale, che può permettersi chi non è solo spettatore, ma in certo senso protagonista, o sceneggiatore della vicenda in questione. «La sua elezione – ha aggiunto – segna, a mio giudizio, la grande vittoria dei giornali liberal, come il New York Times e la Washington Post. Questo mondo intellettuale ha voluto dimostrare – e c’è riuscito – la grande forza della cultura e della libertà. Prima hanno distrutto Nixon, poi hanno inventato un candidato alla Casa Bianca ed infine l’hanno imposto all’opinione pubblica del paese».
Glossa Vandeana: Mai parole dell’Avvocato furono così calzanti! Ovviamente ciò che viene detto di Carter è perfettamente traslabile alla rapida ascesa politica di Hussein Obama. E si mette a nudo un dato importante: la contro-cultura radical-chic dei grandi organi di stampa e dei network mantiene oggi (A.D. 2009) vecchie rendite di posizione in via d’esaurimento che gli permette d’imporre agli americani il soldatino di latta del mondialismo neognostico e in Italia di lanciare campagne d’attacco politico a governi del popolo come è avventuo con La Certosa di Sardegna o delle Gossip Girls con il presidente Berlusconi. La Mente occulta e destabilizzatrice è la medesima. E qui occorrerà una riflessione profonda su cosa non si è fatto – e quindi si dovrà fare nell’immediato futuro – sia negli USA che in Italia per decapitare questi centri di potere oligarchico
Non resta altro da fare, a questo punto, che farci illustrare «chi è Carter» proprio dai giornali che, secondo l’avvocato Agnelli, lo hanno «inventato» e quindi« imposto all’opinione pubblica del paese ».
«Fino al 1973 – racconta Laurence Stern sulla Washington Post – le credenziali di Carter in politica estera erano limitate se si eccettuano le missioni commerciali che organizzava per vendere all’estero i prodotti della Georgia». Tutto cominciò quando «verso la fine del 1973, Carter fu invitato a pranzo a Londra, insieme a David Rockfeller della Chase Manhattan Bank, mentre faceva una delle sue visite di propaganda commerciale. In quel periodo Rockfeller, con l’aiuto di Brzezinski, stava organizzando la Commisione Trilaterale, divenuta la prestigiosa assemblea che annovera fra i suoi membri gli uomini d’affari e politici di rilievo e cervelli della politica estera del Nord America, dell’Europa occidentale e del Giappone». Fu in quell’occasione che «David Rockfeller e Zbig (Zbiniew Brzezinski) ebbero la sensazione che Carter sarebbe stato la persona ideale per la Commissione Trilaterale » (Washington Post 8-05-1976).
Anche Leslie H. Geib, sul New York Times, citando fonti confidenziali, conferma che Brzezinski è stato il primo «a notare Carter, a prenderlo sul serio. Ha passato un’infinità di tempo con Carter; gli ha parlato; gli ha mandato libri e articoli, lo ha educato [o meglio ammaestrato]». L’educatore di Carter, scrive Geib, «è anche quello che si avvicina di più al modo di Kissinger di puntare al potere. Kissinger fece i suoi primi passi nella Fondazione Fratelli Rockfeller. Brzezinski stese sistematicamente la sua rete qualche anno fa, collaborando alla fondazione della Commissione Trilaterale, un’organizzazione intesa a rendere più strette le relazioni tra l’Europa occidentale, il Giappone e l’America del nord. Henry ebbe come patrono Nelson Rockfeller, Zbig ha David Rockfeller, presidente della Comissione Trilaterale. Insieme Zbig e David Rockfeller hanno selezionato persone, provenienti dal nucleo della Comunità (“l’Estrablishment di politica estera di banchieri e avvocati di Wall Strett”) per assorbirle nella Commissione. Jimmy Carter, ancora semplice governatore della Georgia, con qualche remota idea di vincere le parziali del suo partito per la presidenza, fu uno degli outsider scelti» (The New York Times Sunday Magazine 23-5-1976).
Il New York Times e la Washington Post, che con disinvoltura forse eccessiva ci hanno illustrato nella scorsa primavera i retroscena del «reclutamento» e della «educazione» del candidato da «imporre all’opinione pubblica», hanno più discretamente taciuto dopo la sua elezione. Ma a incrinare ulteriormente l’immagine di un Carter self-made man, cavaliere senza macchia e senza paura in lotta contro i potentati economici, è intervenuto in compenso un organo di stampa altrettanto informato quale Le monde diplomatique, ricordando agli ignari che «in realtà la candidatura Carter è stata di lunga mano preparata e sostenuta fino alla vittoria da uomini che rappresentano il più alto livello di potenza. Tra essi, i presidenti della Chase Manhattan Bank, della Banca d’America, della Coca Cola, Bendix, Caterpillar, Lehman Brothers [Toh chi si rivede!], Sears and Roebuck, Texas Instruments, Exxon, Hewlett-Packhard, C.B.S. etc…Questi uomini, con qualche universitario, dei sindacalisti (acciaio, automobile) e soltanto dieci uomini politici, tra cui, beninteso Jimmy Carter e il nuovo vicepresidente Walter Mondale, costituiscono la branca americana della Commissione Trilaterale» (Le Monde diplomatique, novembre 1976).
E nello stesso numero de Le Monde diplomatique Diane Johnstone scrive: «Tra gli 84 membri nordamericani della Commissione troviamo trentadue capi o alti responsabili di diverse imprese, tra cui sette presidenti di banca; venti intellettuali, tra cui dieci professori, sei capi d’istituti di ricerca o di insegnamento, gli editori di tre pubblicazioni, tra cui Time e Foreign Affairs e un giornalista, Carl Rowan, che sembra essere il “Token black” (il Negro simbolico) dell’organizzazione; tre alti funzionari; tre sindacalisti; quattordici uomini politici, tra cui un parlamentare canadese; dieci membri del Congresso americano e tre ex-governatori. Intellettuali, funzionari, uomini d’affari sono generalmente uomini dell’estrablishment che si trovano un giorno nel consiglio d’amministrazione di grandi società, il giorno dopo in alti posti di governo o anche in qualche cattedra universitaria»
«Perché il produttore di noccioline di Plains sia stato ammesso in questo gruppo di pressione così esclusivo – scrive Franco Pierini su Il Giorno, in una corrispondenza da New York che mi sembra riassumere un po’ tutta la vicenda – è ancora abbastanza misterioso. Ma si sa che l’origine del rapporto passa attraverso il presidente della Coca-Cola, che ha la sede principale ad Atlanta, capitale della Georgia. Paul Austin, presidente della Coca-Cola, conosce Carter, al quale ha probabilmente finanziato la campagna di governatore, e lo presente al gruppo Rockfeller. Il tipo di Plains piace a David Rockfeller, che lo presente al professor Brzezinski. E scoppia il colpo di fulmine. I due si intendono alla perfezione. Zbig trova che Carter sia il tipo perfetto per essere ricostruito e riciclato; per essere messo in orbita verso grandi destini. Dal 1972 al 1974 avviene la spettacolare operazione d’indottrinamento di Jimmy Carter da parte dei migliori esperti del gruppo di esperti del gruppo. Politica estera, tecnica di governo, economia vengono rapidissimamente assorbiti dall’allievo. Carter studia da presidente degli Stati Uniti. Il 12 dicembre 1974Jimy annuncia in famiglia che si presenterà per la Casa Bianca. Lo guardano come se fosse un po’ matto. In quel momento nessuno crede in lui. Ma lassù a New York c’è qualcuno molto potente che ci crede. E ha avuto ragione».
Glossa Vandeana: Ho lasciato scorrere, amici, un po’ l’articolo in quanto già vi sarete fatti un’idea delle impressionanti analogie fra l’ascesa di Carter e quella di Obama. Mi permetto adesso di far notare un paio di differenze. I poteri occulti del trialteralismo mondialista in Carter giocarono la carta dell’uomo del Sud. Oggi, però, dopo la straordinaria epopea politica dell’era Bush, la carta del presidente democrat sedicente sudista era bruciata. All’inizio, allora, hanno tentato quella della prima donna presidente e la candidatura della Clinton sembrava fatta. Il suo filo-femminismo e il suo lesbismo intellettuale sembravano gli ingredienti nuovi per un progetto antico: schiavizzare in nome di una falsa libertà il popolo americano. Qualcosa è andato storto. Sì, perché Hillary Clinton, oltre ad avere i “pregi” (per noi difetti) politici su elencati, possiede anche una personalità coriacea e indipendente. Ama il suo Paese e non avrebbe digerito tutte le imposizioni trilateraliste.
Ed ecco il colpo di scena. Entra in campo Hussein Obama. Quale migliore ingrediente delle persecuzioni sedicenti subite dai neri; le segregazioni etc…e quale migliore falsità quella del meticciato come optimum antropologico per la società americana del futuro.
Così il multiculturalismo socialista scandinavo avrebbe assunto i panni delle libertà civili di marca liberal americana, ulteriormente coperte e mistificate da un falso senso di riscatto dei neri nei confronti del dominio wasp, riaccendendo vecchie tensioni sociali di ascendenza postbellica, cicatrizzate dall’opera di armonizzazione dei gruppi sociali operata in questi anni dalla Destra Religiosa, grazie al Grande Texano. In questo clima di nuovo odio sociale instillato dalla ideologia obamista si spiega l’omicidio del medico abortista da parte di attivisti pro-Life. Tutto ciò non sarebbe mai accaduto durante l’era Bush.
«Dopotutto – continua Pierini – il gruppo Rockfeller è più o meno lo stesso che ha fatto la fortuna di Henry Kissinger, passato da professore di Harvard alla funzione di mago della politica internazionale degli Stati Uniti nell’era – appunto – kissingeriana. Brzezinski è esattamente l’omologo di Kissinger e, se tutto andrà come sembra, diverrà il Segretario di Stato di Carter. Dunque, ora si sa chi ha sostenuto il produttore di noccioline della Georgia. Il suo isolamento non è così totale e le sue origini non sono così dal nulla come il candore della maggior parte del pubblico ha accettato di credere. Il potentati dell’East Coast stanno saldamente dietro l’uomo che ha fatto la sua campagna elettorale, combattendo contro le multinazionali, i clan di potere, le mafie di tutti i generi che inquinano la vita politica americana» (Il Giorno 4-11-1976).
Glossa Vandeana: Quanto l’ha menata mr. Obama durante le primare democrat, la campagna presidenziale e anche dopo, presentandosi come l’uomo nuovo in lotta titanica contro le multinazionali della guerra, dell’industria che non voleva Kyoto etc…mentre lui era dalla parte del popolo. Ma quale popolo!! Le élites newyorkesi e hollywoodiane che vogliono la nuova umanità, dove al Noi della carità cristiana e della vera solidarietà si sostituisca l’Ego della gnosi mistico-cabalistica, che esalta Gaia, la madre terra divinizzata, ma perseguita i gruppi religiosi, in primis la Chiesa Cattolica e il Papato; difende piante e animali dall’inquinamento, ma permette la morte degli innocenti nel grembo materno. Del resto, volte mettere, amici, quanto inquina di più un bambino delle sostanze che servono per confezionare profilattici? E poi finiamola con ‘sta famiglia, fatta da uomo, donna, figli! E per di più suggellata dal matrimonio..negli anni 2000 non è più ammissibile! «La famiglia è ogni incontro di affetti», pontificava una leader del movimento lesbo. Quindi, anche l’affetto che nutro per il mio cane, mi costituisce in famiglia e magari ne rivendica un diritto alla libertà d’amare. In altre parole, il passo dall’omosessualismo alla pedofilia, pardon educazione e scelta sessuale dei bambini, alla zoofilia è brevissimo. Descensus ad inferos!!
Chi ha incaricato la cupola mondialista di inoculare nel nobile ed eletto popolo americano il suddetto codice etico-antropologico? Che domande! Lui, l’uomo del momento, Barack Hussein Obama, lo Sterminator degli americani e del primato americano
Una volta appurato «come nasce Carter», non è difficile prevederne il programma, che ha del resto già un nome: trilateralismo. Un termine, apprendiamo, nato negli Stati Uniti negli ani ’70 con la creazione della Commissione Trilaterale, a indicare l’organizzazione delle società a capitalismo avanzato, secondo le linee di un triangolo i cui punti sono «naturalmente gli Stati Uniti, l’Europa occidentale, il Giappone». Il fine, secondo l’educatore di Carter e l’ideologo della Trilaterale Zbiniew Brzezinski è la creazione di una «comunità di nazioni sviluppate» per arrivare, attraverso il gioco dei grandi organismi internazionali come il Fondo Monetario e la Banca Mondiale, ad una comune pianificazione di obbiettivi economici e politici, in vista del superamento della divisione del mondo in due blocchi e del grande «compromesso storico» tra «neocapitalismo della postdistensione e comunismo pluralistico», che aprirà l’era della nuova pace e del nuovo ordine mondiale [Ordo dell’Anticristo N.d.R.]. Gli Stati, in questa prospettiva, non solo dovranno svolgere «un maggiore controllo dell’economia per assicurare la continua crescita della produzione e l’accumulo del capitale», ma dovranno anche «assumersi molte delle funzioni che una volta avevano le famiglie, le chiese, le associazioni privare». Bisogna avere, infatti, «la realistica consapevolezza che non si può tornare ad un mondo più semplice, che ci accingiamo a dover vivere in un mondo di grosse organizzazioni, di specializzazioni, di gerarchia. Inoltre, deve esservi l’accettazione dell’esigenza dell’autorità nell’ambito delle diverse istituzioni della società».
Dietro Carter, dunque, la Commissione Trilaterale, il nuovo «club dei ricchi» (La Repubblica 20-8-1976), che si è affiancato a organismi già sperimentati come il Bilderberger Club e il Council on Foreign Relations. Dietro la Commissione Trilaterale e il suo ideologo Zbiniew Brzezinski; più indietro ancora il suo ideatore David Rockfeller, presidente della Chase Manhattan Bank e del Council on Foreign Relations e esponente di punta del Bilderberger.
«David Rockfeller non è quasi mai nominato nelle enciclopedie, nei “Chi è”, negli indici alfabetici dei libri. Questo silenzio è emblematico di questo tipo di potere che la famiglia ha assegnato al 61enne fratello del vice-presidente Nelson, col quale condivide una fortuna considerata la più grande del mondo: un potere dietro le quinte, immenso quanto la forza e il peso della Chase Manhattan Bank» (Il Giorno 5-12-1976). Un «potere dietro le quinte» - ben conosciuto da chi cerca di dipanare il filo rosso dei rapporti tra la setta comunista [oggi mondiali sta N.d.R] e l’élite ipercapitalistica – che è quasi un «marchio di fabbrica» e ofre la migliore garanzia che James Earl Carter sarà l’«uomo nuovo» per un copione antico.
Glossa Vandeana: In questa finale del suo intervento, De Mattei delinea gli organismi mondialisti che tiravano le fila durante la presidenza Carter. E oggi? Dietro ad Obama, come già detto, vi sono con i dovuti aggiornamenti i medesimi potentati occulti. Cosa fare? Come reagire a questo tentativo di marchiare gli americani col segno 666 dell’Anticristo (cos’è la presunta riforma sanitaria se non questo..?)? Coniugando Libertà e Verità.
Dopo la parentesi di Carter, la storia ci mostra la gloriosa era di Reagan, in quanto in quegli anni oscuri la Destra Usa non perse la speranza, si fece alleata del GOP, elaborò un programma di riscatto. Oggi ci vuole tutto ciò, ma non basta. Occorre non dividerci, ma bisogna fare un passo avanti. L’elefante si deve trasformare in leone rampante. Il sogno americano non basta più, è roba da ‘900. Occorre il Progetto Amerikano. Occorre la Libertà unita alla Verità. Occorre Cristo Re e Maria Regina. Qui -lo so- faccio sorridere non pochi amici, in quanto in superficie sembra che se c’è un popolo refrattario alla Regalità sociale di Cristo questo è proprio l’americano. E invece No!!! Gli americani conoscono solo un lato della medaglia – la libertà – ma sembrano intuire anche l’altro, più luminoso – la Verità-. Vengano politici che amino il popolo americano e la grandezza dell’era Reagan e di quella Bush verranno superate in qualità e quantità. «Bisogna amare un popolo, prima di governarlo», mi ammoniva un maestro in Controrivoluzione. Gli americani hanno bisogno di leaders che anzitutto li amino e vogliano il loro bene. Siamo sicuri che politici del genere ci sono già e altri emergeranno. Nel frattempo, di una cosa siamo certi: Barck Obama non ama gli americani.
E quale augurio per il suo compleanno, auspichiamo per il senatore dell’Illinois ciò che segue:
Senatore si dimetta!!
Per il bene degli americani,
Per il bene dell’Occidente,
Per il suo bene.
Prima che sia troppo tardi,
prima che scompaia l’America come la vediamo oggi
e con essa un sistema di vita e di valori.
Tutto il resto è nelle mani di DioGadu bless Obama!
God Bless America!