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Un grande vescovo dei tempi di San Pio X., Un doppio anniversario per riscoprire un gigante della Chiesa contemporanea

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aragorn88
view post Posted on 22/10/2009, 17:31




Martello invincibile
contro il Modernismo,
la Setta e la Perfidia Antica.



Un grande uomo di Chiesa, collaboratore di San Pio X. Assai poco conosciuto dal grande pubblico, un doppio anniversario permetterà di colmare questa grave lacuna.



Di Vandeano2005



«Mons. Giovanni Volpi avrà dalla bontà del Signore non solo la corona dei confessori, ma anche quella dei martiri». Così ebbe ad esprimersi San Luigi Orione a proposito di uno dei più grandi vescovi del primo Novecento, la cui figura gigantesca ha subito quella damnatio memoriae, quel silenzio assordante, cui la chiesa, okkupata dai neomodernisti a partire dal 1958 e soprattutto dal 1962, ha momentaneamente condannato gli eroici combattenti del Modernismo, della Setta, della Perdifia Antica.
È proprio per venire incontro a molti amici, anche tradizionalisti, per i quali mons. Volpi non è altro che un semplice nome, che mi sono deciso – ma altri più importanti di me mi seguiranno in questa doverosa riabilitazione – a farvi conoscere, amici di blog, la grandezza di questo alter Christus crucifixus. E l’occasione propizia è fornita da un doppio anniversario volpiano, che abbraccerà sia il 2010 che il 2011.
Mons. Giovanni Volpi, infatti, era nato nella nobile Terra di Lucca il 27 gennaio 1860, ossia 150 il prossimo 27 gennaio 2010, mentre terminerà il suo bonum proelium terreno a Roma il 19 giugno 1931, ossia 80 il prossimo 19 giugno 2011. Non voglio aggiungere altro, amici. Almeno per ora. I termini a quo e ad quem entro cui mi muoverò saranno, pertanto, il 150° anniversario della nascita e l’80° anniversario della morte. Non pretendo, del resto, di esaurire nei prossimi due anni, amici di blog, la complessità, la poliedricità, l’immensità spirituale e d umana di quello che già in vita papa Leone XIII chiamava “Il Santo di Lucca” e che San Pio X volle con intuizione profetica a reggere la diocesi di Arezzo, città grande nell’antichità etrusca e romana, valorosa nei suoi vescovi medievali, umiliata a Campaldino a costretta a subire una fiorentinizzazione mentale e culturale, e poi risorta nell’Insorgenza del Viva Maria, preludio e anticipazione di un paradigma politico-culturale che sarà motrice della Civiltà Cristiana restauranda. Il problema è che, come accadde nel 1799, le ricchezze che hanno tra le mani gli aretini non le sanno valorizzare. Si circondano di eunuchi mentali e inetti politici, pronti soltanto alla claque servilistica, mentre misconoscono i veri motori del cambiamento. «Gli aretini hanno la strana dote di allontanare i migliori ingegni dalla loro terra, a vantaggio della schiuma e della plebe della storia» mi confidava un amico tempo fa. Anche se in ciò, non solo gli unici: il copyright in questo malsano esercizio di autolesionismo ce l’hanno i fiorentini, che scacciano i grandi da Dante e Oriana Fallaci ed oltre. E non via appaia questa una digressione oziosa, amici di blog, perché vedremo la triste sorte che gli aretini riserveranno ad un santo come mons. Volpi.
Eppure il Santo Vescovo li aveva amati da subito. Nella sua Lettera Pastorale d’ingresso in Diocesi, datata 5 agosto 1905, dopo aver ricostruito per sommi capi le eccellenza civili, religiose e culturali della città, prorompe in un grido d’incommensurabile affetto e sincero amore, dicendo: «O illustre città, o popolo valoroso, io ti amo, io ti saluto, io ti benedico! Tu, o Arezzo, mi sei cara anche perché in tante cose mi ricordi e rassomigli quella città ove sono nato, ove ho assai faticato e sofferto [Lucca].». E vedremo, poi, come questo atto d’amore sia stato ripagato.
Il nostro è un blog, amici, di militanza controrivoluzionaria e cattolico tradizionalista, percui ci limiteremo a sondare quegli aspetti della figura di mons. Volpi che più si avvicinano queste nostre direttrici di marcia. Lo scopo finale, tuttavia, sarà un altro e per questo avremo bisogno del vostro aiuto fin d’ora.
Ci interesseremo soprattutto ad alcune sezioni della sua vicenda biografica: gli anni 1905(ingresso in Diocesi)-1914(morte di S. Pio X) i più entusiasmanti e ricchi di azione apostolica e buona battaglia antimodernista; il calvario infinito subito a causa della visita apostolica capeggiata dall’abate Arcangelo Lolli, quale rivalsa da parte dei modernisti, messi a tacere negli anni di Pio X, in primis mons. Moretti, amico di papa Benedetto XV, e che istigherà lo stesso Pontefice a rimuovere il santo vescovo dalla cattedra di San Donato, che mons. Volpi lascerà 11 giugno 1919 (Una nuova Campaldino spirituale per la Chiesa aretina e per la Cristianità), dopo aver però ricevuto esplicita richiesta da parte dello stesso Benedetto XV il primo maggio dello stesso anno. Una sofferenza spirituale sopportata con rassegnazione ed in spirito crocifiggente. Mai dai suoi scritti sia ufficiali come da quelli intimi e privati traspare un accenno di risentimento né di astio verso lo stesso Benedetto XV, né tantomeno verso i modernisti suoi nemici. Il suo amore per la Chiesa Docente, per il Sacerdoti, per il Papato, per i fedeli è vero, profondo, autentico, sincero, anche quando viene sottoposto agli sputi – non solo metaforici -, agli schermi, alle calunnie, come quella che lo dipingeva come antitaliano e austriacante. “Il battezzatore dell’Imperatrice Zita” gli fu più volte rimproverato con odio satanico. E lui come reagiva? Pregava ed offriva le sue sofferenze ai Sacri Cuori di Gesù e di Maria. Il mons. Volpi privato, degli scritti ascetico-spirituali è una fonte continua di edificazione, ma anche di umiliazione per noi, cattolici indegni. Soprattutto gli scritti dell’ultimo periodo, quando, ridotto a canonico di Santa Maria Maggiore, conduceva una vita appartata e quasi eremitica presso la Chiesa di Monte Mario, caduto in disgrazia presso i Sacri Palazzi (sembra che Benedetto XV non lo volesse neppur sentir nominare), passava le sue giornate tra preghiera, penitenza e direzione spirituale di anime. Costretto per le ristrettezze a condurre una vita di estrema povertà, mai si lamentava e mai si ribellava alle ingiustizie subite. Bastino a mo’ d’esempio alcune riflessioni di quegli anni. Altre ve le mostreremo in futuro, amici di blog.
Sentiamo cosa dice a proposito dell’ingiustizia subita da Benedetto XV: «Certo ho sofferto e soffro, ma mi conforta il pensiero che nulla è stato cagione d’un passo che solo è stato voluto dal Santo Padre, e così ho potuto confermare col fatto ciò che tante volte ho insegnato con la parola e con gli scritti, cioè che si deve far sempre la volontà del Papa» Questo è vero amore per il Dolce Cristo sulla terra! Non quello di certo clero – la maggioranza, purtroppo – conciliare che a parole è ossequioso verso il Papa e la Santa Sede, ma nei fatti è disubbidiente e ribelle. Basti vedere ciò che è accaduto col Motu proprio sulla Vera Messa Cattolica. Quello stesso clero che aveva il coraggio di puntare il dito su mons. Lefebvre per la sua fedeltà alla Chiesa di sempre e per la santa battaglia per la Messa di sempre di contro al rito cainico-protestantico del NOM, inventio del fratello Montini; o per la sua difesa del Santo Sacerdozio cattolico di contro ai preti-operai, preti-sindalcalisti, preti-ballerini, insomma tutto fuorché ministri di culto. Lo stesso clero che vuole mettere il bavaglio alla Madonna di Fatima, che il santone della chiesa conciliare ebbe il coraggio di bestemmiarla, definendola “profeta di sventura”. E i risultati della mancata Consacrazione della Russia al Cuore Immacolato si vedono ogni giorno. Lo stesso clero che perseguita quel vero Apostolo di Fatima qual è padre Nicholas Grüner. A questo clero, lascivo e sensualmente disubbidiente, che la Madonna aveva descritto con dovizia di particolari a La Salette nel Segreto confidato a Melania e Massimino, l’esempio di Buon Pastore costituito da mons. Volpi è un monitum ed un invito alla penitenza.
D’altronde, ad ogni voltar di pagina dei suoi scritti, ci avvolge la luce della sua umiltà e del suo spirito di penitenza. Sentiamolo:«Stamani sono stato a pregare sulla tomba di Pio X e vi ho pianto assai…Fiat!». E ancora. «Bevo nella solitudine e nell’inerzia, a stilla a stilla, il calice il calice che Gesù mi porge. Viva la Croce!». Questo è un esempio di sacerdote, di vescovo, di santo da proporre in questo Anno Sacerdotale e non solo.
Portate pazienza, amici di blog, ma dobbiamo sottolineare ancora qualche aspetto. Il magistero episcopale di mons. Volpi si svolse contro la lebbra del Liberalismo e contro la Setta massonica. Lo zelo apostolico e la volontà di catechizzare e mettere in guardia tutte le pecorelle a lui affidate contro i suddetti morbi mortali lo portano a tornare su tali argomenti non solo con scritti riservati agli acculturati, ma soprattutto con un magistero omiletico di eccezionale valore. Le omelie di mons. Volpi non erano mai né aride disquisizioni teologiche per dotti, né vili schiarade, gonfie d’insulse vanità e buonismi d’ogni genere. Per questo delle sue omelie più famose conserviamo non solo reportationes ufficiali, ma anche quelle di singoli fedeli.
Tra le accuse false, mosse a mons. Volpi, dall’inchiesta dell’abate Lolli vi era anche quella di «lotta cieca al Modernismo e al Liberalismo». Ma fu veramente un sadico e spietato “inquisitore” secondo l’accezione tendenziosa del termine, diffusa dalla cultura laicista e anticristiana? Nient’affatto. Lo zelo del Buon Pastore in mons. Volpi si rivolgeva anche ai liberali e ai massoni, così come ai giudeo-massoni: Egli voleva e pregava per la loro conversione; si offriva in riparazione dei loro peccati. E poteva non farlo, visto che pure un suo fratello per un certo periodo aveva fatto parte della inimica vis e fu grazie alla carità di mons. Volpi che poté pentirsi e tornare alla Casa del Padre? Ma quale lotta cieca, ma quale disprezzo e assenza di carità verso i fratelli di fede!

«Ma voi tradizionalisti siete sempre pronti a fare le vittime e a piangervi addosso. Non sapete fare altro!», così mi è stato rimproverato più volte nel passato da fratelli nella fede cattolica a proposito del triste calvario di mons. Lefebvre e o di p. Grüner. Ed è per questo che, anziché ricostruire nei dettagli l’inchiesta Lolli e tutto ciò che ne seguì, ho preferito usare un’altra strada. Tutti i nostri lettori devo innamorarsi di questo santo uomo di Dio. Come fare? Facendo parlare lui, i suoi scritti, di Pastore, di teologo, di studioso. Ed ecco, amici di blog, che avrete postate a puntate le principali Lettere Pastorali che mons. Volpi indirizzò alla Diocesi aretina, dal 1905 alla fine del suo mandato; le principali omelie sui tempi più scottanti( Liberalismo, cattoliberlismo; Massoneria; Giudeo-Massoneria; spiritismo etc..) in due versioni, sia quella diretta con le parole del vescovo, sia le diverse reportationes ufficiali e private. E ciò non per vezzo stilistico, piuttosto per dimostrarvi come le parole di mons. Volpi colpissero efficacemente diverse tipologie di fedeli. E questo come exemplum per la chiesa conciliare, malata e ossessionata dal pastoralismo (Tutto il potere agli operatori della pastorale! La Recta Doctrina può attendere), di come nei tempi bui (secondo i modernisti) della famigerata Chiesa Preconciliare, quando al centro c’era Dio e i suoi diritti, non la dignità dell’uomo e la libertà di licenza, pardon di coscienza. Quando il fedele peccatore si batteva il petto, ripetendo Domine, non sum dignus… e non innalzava la preghiera blasfema, introducendo l’abominio della desolazione nel Tempio Santo con il rito dei frutti della terra e del lavoro dell’uomo. In altre parole, quando il fedele riconosceva la Signoria di Dio su di sé, sulla propria famiglia, sulle società, sul creato e adorava il Verbo e Sapienza Incarnata e venerava la Tutta Santa e Immacolata, e non invece il Vitello d’oro dell’Uomo Immacolato, protettore e schiavo di Gaia, la Madre Terra divinizzata.

Sì, mons. Volpi è simbolo di una Chiesa che combatte, che non scende a patti con l’errore, che vuole convertire il mondo, non farsi plagiare da questo; che vuole piantare la Croce di Cristo sui cuori, sui focolari, nelle leggi, nelle Nazioni. Quella Chiesa che ha dato al mondo la più alta forma di Civiltà , anzi l’unica possibile: ha plasmato il poema dantesco, come le cattedrali medievali, gli ospedali come le Confraternite, che ha forgiato la profondità teologica della Patristica e della Scolastica; che ha permesso gli slanci mistici di S. Giovanni della Croce come di S. Verona Giuliani, l’ardore missionario di S. Francesco Saverio come di mons. Lefebvre….
E la chiesa conciliare, che sputa e dimentica quelli come mons. Volpi, cosa ha costruito? L’ecumensimo massonico che ha umiliato la Mistica Sposa di Cristo di fronte ai suoi nemici. Il dialogo interreligioso che ha paragonato il Sangue del Redentore allo sterco di Shiva, di cui era ben intenditore un certo vescovo polacco, santone dei nuovi riti sincretistici. “Tutti adoriamo lo stesso Dio!” dicono le pecore matte del vaticanosecondismo, prone ai diktat dei Riccardo di Segni di turno. Del resto, quando uno nasce bestiolina da soma….Misteri della fede….noachide!

E quali sono i risultati di queste gloriose aperture? Seminari e chiese vuote; edifici sacri sfigurati con la sostituzione dell’altare cattolico col tavolaccio protestante dell’agape fraterna (Lutero ringrazia e si sfrega le mani); clero avido di potere terreno, carriera terrena, sensualità. E…bang! Scandali sessuali a non finire!! La soluzione? CONDOM(n)are la morale sessuale: sì ai preservativi, no la celibato.
E i fedeli? Mons. Volpi nelle sue tre Visite Pastorali predicava personalmente la devozione al Sacro Cuore, il Triduo Eucaristico, la penitenza. Ma via, roba d’altri tempi! Oggi si va a magnare alla cena fraterna con gli immigrati – per i cattolici italiani fedeli al massimo una pacca sulla spalla e un canzonatorio Pregherò per lei! Impossibile! Con le cene che fanno non c’è tempo per la preghiera- e ovviamente i riti ecumenici con gli scismatici di Taizè. Nessuna pietà, invece, per quegli antisemiti dei lefebvriani, né per quei cattivoni dei leghisti che non vogliono le moschee o la società del caos, pardon, multietnica.
Insomma, le visite pastorali di questi indegni successori di mons. Volpi sono tutte improntate alla Fraternità – massonica, magari da Rotary- all’Umanitarismo anticristico; al rispetto per i deicidi, pardon, fratellastri maggiori; degli scismatici, pardon, chiese sorelle; degli infedeli, pardon dei cugini laici. Ma in tutto questo popò di parentela non c’è spazio per il Padre Celeste, per la sua Legge, per i suoi Comandamenti. Dottrina sublime che mons. Volpi ha testimoniato con la vita….
Potremmo continuare all’infinito, ma non serve. Cosa possiamo fare? Mettersi alla scuola della Vera Chiesa di Cristo, della Chiesa di sempre e pregare coloro che ci hanno preceduto come mons. Volpi. E qui abbiamo bisogno di voi, amici. Il nostro, infatti, non è un mero lavoro di riabilitazione storica di un grande personaggio. Dobbiamo tutti insieme volere di più.
Il 16 novembre 1954, Regnante Pio XII, l’ultimo Papa con la P maiuscola, mons. Mignone, successore di mons. Volpi sulla Cattedra di San Donato, scrisse a papa Pacelli la lettera postulatoria per il processo di beatificazione di mons. Volpi. Cosa è successo dopo? È arrivato lo tsunami neomodernista nella Chiesa e dal 1961 la causa, promossa dai figli di San Domenico, è insabbiata in Vaticano dai nemici interni ed esterni della Chiesa. Come quelle dello stesso Pio XII, di Isabella la Cattolica, di mons. Umberto Benigni e degli eroi del Primum Sodalitium Pianum. Togliamo la polvere da quelle carte! Facciamo una santa azione di lobbyng spirituale per la beatificazione di mons. Volpi. Riapriamo la causa sepolta! Con la preghiera quotidiana che vi chiediamo di recitare alla fine del rosario giornaliero, e con tutta una serie d’iniziative che vi comunicheremo in seguito. Come un papa dal nome Benedetto (Benedetto XV) ha causato, seppur involontariamente, molte sofferenze a mons. Volpi, voglia Iddio Onnipotente e la Vergine Immacolata che un altro papa con lo stesso nome (il Regnante Pontefice Benedetto XVI) faccia salire alla gloria degli altari il fedele servo del Papato Romano, l’araldo della Verità Cattolica, il “vescovo del Sacro Cuore di Gesù”, mons. Giovanni Volpi. Noi, stanti le nostre miserrime forze, cercheremo di raggiungere questo obbiettivo.

Oremus

Preghiera al Sacro Cuore di Gesù
Per l’intercessione del suo fedele devoto, il Servo di Dio mons. Giovanni Volpi.

O Cuore Eucaristico di Gesù che vi compiaceste d’infondere nel Vostro Servo fedele mons. Giovanni Volpi un desiderio ardente ed efficace di riparazione e di ammenda, ed un amore tenerissimo ai patimenti, alle umiliazioni e agli obbrobri, che accettò per divenire così simile a Voi, ed una fede inconcussa che gli fece vedere, anche nelle tribolazioni, il Vostro amore per il nostro vero bene, degnatevi di esaudire le mie richieste e di quanti a sua intercessione e per i meriti suoi Vi domandano grazie per la Vostra maggior gloria e la sua santificazione

Pater Noster; Ave, Maria; Gloria Patri

Cuore Sacratissimo di Gesù, confido in Voi

 
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