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L'Etica o Morale della situazione

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aragorn88
view post Posted on 6/4/2010, 15:44




Pericoli del nostro tempo:


La cosiddetta etica della situazione o della circostanza.



Di P. Alfredo Boschi, S.J.



Premessa




Il 2 febbraio di quest’anno [1956] il S. Uffizio indirizzava «a tutti gli Ordinari, ai Professori dei Seminari, degli Atenei o Università ed ai Lettori degli Studentati dei Religiosi» un’importante «Istruzione» sulla cosiddetta morale della situazione. «Contro la dottrina morale tradizionalmente insegnata nella Chiesa Cattolica, ha cominciato a diffondersi in molti Paesi, anche tra i Cattolici, un sistema etico, a cui generalmente si dà il nome di una certa “Morale della situazione”». «Per allontanare il pericolo della Nuova Morale, nonché per difendere la purezza e sicurezza della dottrina cattolica, questa Suprema Sacra Congregazione del Sant’Uffizio proibisce che questa dottrina della Morale della situazione, con qualsiasi nome essa venga chiamata, sia insegnata o approvata nelle Università, Atenei, Seminarti e Case di formazione, o in libri, articoli e conferenze, oppure essa venga diffusa e difesa in qualsiasi altro modo».
Mentre accogliamo riconoscenti, con piena adesione di mente e di cuore, questo venerato documento della Santa Sede, la sua evidente importanza e attualità spiegano più che a sufficienza, che tale argomento venga da noi ora presentato ai sacerdoti e ai fedeli cattolici. Non devo forse gli insegnamenti pontifici stare alla base del nostro magistero, appresi da noi con intelletto d’amore?

Morale della situazione o, come viene pure chiamata, morale o etica della circostanza, esistenzialismo etico, attualismo etico, individualismo etico: quali sono le sue teorie, così da costituire una pretesa «morale nuova»?
Oltre alla citata Istruzione del Sant’Uffizio, di essa aveva già parlato il Papa, il 18 aprile 1952, in un discorso tenuto alle partecipanti al Congresso Internazione della Gioventù Femminile di A.C. (A.A.S. XLIV[1952]). Sarà soprattutto basandosi su questi due documenti, che noi cercheremo di dare un’idea, al possibile chiara e precisa, di questa nuova morale.

Nozione di Morale della situazione.



L’elemento essenziale e caratteristico della nuova etica sta in questo, ossia che l’atto della coscienza, col quale noi giudichiamo, caso per caso, buona o cattiva, da fare o possibile e lecita a farsi oppure, invece, da non fare, una data azione concreta, non si appoggia o richiama ad alcun principio, legge o norma di valore universale, come sono ad esempio i Dieci Comandamenti, i Precetti della Chiesa e, più genericamente, i principi morali e le varie disposizioni della legge naturale e positiva. Non è propriamente che – almeno apertamente e da tutti – si neghi senz’altro tutto ciò; ma esso non interessa e non viene preso in considerazione né, certamente, influisce sulla coscienza come premessa razionale da cui questa può e deve trarre le logiche conseguenze applicazioni nel suo caso particolare. Oltre tutto, qualsiasi norma di valore oggettivo e assoluto sarebbe qualcosa di estraneo all’atto della coscienza – contrario, quindi, all’interiorità propria di esso – e importerebbe un’imposizione o intrusione intollerabile per l’uomo conscio della propria dignità e libertà.
Ciò che unicamente conta è la coscienza individuale, sola giudice sovrana di ogni situazione. Tutto si compie e si risolve in essa e in essa soltanto, indipendentemente da qualsiasi norma morale oggettiva di valore oggettivo e assoluto. La coscienza è al di sopra di tutto, ed essa sovrasta, anche di fronte a Dio, al precetto ed alla legge. La coscienza, con atto sovrano, conoscendo e valutando di volta in volta le condizioni o circostanze concrete in cui deve agire (condizioni e circostanze che creano una situazione del tutto diversa da individuo a individuo ed anzi, in ciascun individuo, diversa di volta in volta), decide e sceglie, formula e s’impone la norma da seguire con decisione attiva e produttrice, non già passiva o recettrice di principi o leggi morali.

Ne consegue una morale eminentemente individualistica e soggettiva. «Nella determinazione di coscienza – dice papa Pio XII – l’uomo singolo s’incontra direttamente con Dio e dinanzi a lui delibera, senza nessun intervento e in nessuna maniera, di qualsiasi legge o autorità, o comunità, o culto o confessione. Esiste soltanto l’io dell’uomo e l’Io del Dio personale; non del Dio della Legge, ma del Dio Padre, al quale l’uomo deve unirsi con amore filiale. Vista così la decisione di coscienza è, dunque, un rischio personale, secondo la conoscenza e la valutazione propria, in piena sincerità davanti a Dio. Queste due cose, la retta intenzione e la risposta sincera sono prese in considerazione da Dio; l’azione non gli importa nulla».

Per riuscire più concreti, faremo qualche esempio, proposto dal Santo Padre stesso nel citato discorso.
«Se – egli dice, riferendo i postulati della nuova morale – la coscienza rettamente formata stabilisce che l’abbandono della Fede Cattolica e l’adesione ad un’altra confessione conduce più vicino a Dio, tale passo si troverebbe giustificato, anche se esso viene comunemente qualificato come defezione dalla fede. Oppure, nel campo della morale, il dono di sé corporale e spirituale, tra giovani. In tal caso, la coscienza seriamente formata stabilirebbe che, in forza della sincera inclinazione mutua, sono ammesse le familiarità del corpo e dei sensi e queste, benché consentite solo tra sposi, diventerebbero manifestazioni permesse. La coscienza illuminata odierna stabilirebbe così, perché dalla gerarchia dei valori essa deduce il principio che quelli della personalità, essendo più alti, possono servirsi di quelli inferiori del corpo e dei sensi e anche metterli da parte, secondo che suggerisce il caso particolare. In forza, appunto, di questo principio, si è pure preteso con insistenza che, in materia di diritto coniugale, bisognerebbe, in caso di conflitto, affidare alla coscienza seria e retta degli sposi, a seconda delle esigenze e delle circostanze concrete, la facoltà di rendere direttamente impossibile l’effettuazione dei valori biologici, a vantaggio dei valori della personalità».
Così, conclude il Papa, con perfetta logica consequenziale si arriva al punto «di mutare la Fede Cattolica con altri principi, di divorziare [permissione della piaga sociale del divorzio N.d.R.], d’interrompere la gestazione [permissione dell’abominevole delitto dell’Aborto N.d.R.], di rifiutare obbedienza all’autorità competente nella famiglia, nella Chiesa, nello Stato e così di seguito». A questi «venefici frutti», come li chiama il Santo Padre, porta e non può che portare l’esasperata autonomia individualistica della coscienza, che costituisce il mito intoccabile della morale della situazione.
È triste dover constatare come simili errori e deviazioni abbiano potuto infiltrarsi e venir accolti da ambienti e autori cattolici. Ma il fatto è innegabile, e sarebbe agevole portare citazioni e prove da noi stessi più volte riscontrate, e anche apertamente denunziate, in libri e scrittori di morale, particolarmente matrimoniale.

CONTINUA…
 
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aragorn88
view post Posted on 7/4/2010, 14:58




Pericoli del nostro tempo:


La cosiddetta etica della situazione o della circostanza.



Di P. Alfredo Boschi, S.J.




2. L’humus della nuova Morale



Peraltro il fenomeno trova forse una spiegazione per chi almeno abbia presente il profondo travaglio, esteriore e soprattutto interiore, della nostra epoca e dell’uomo moderno. L’ultima spaventosa guerra mondiale [1939-1945] non ha solo accumulato immense rovine materiali, soprattutto laddove ci fu la sconfitta, ma ha pure inciso deleteriamente negli stessi valori sociali e morali che costituiscono il patrimonio spirituale di ogni civiltà. Si è andato creando in molti un acuto senso d’insoddisfazione delle posizioni dottrinali del passato e della tradizione e, conseguentemente una ricerca affannosa ed esasperata di soluzioni nuove ai problemi, vecchi e nuovi, che assillano le giovani generazioni. Il nostro è evidentemente un periodo delicato e pericoloso, quasi diremmo, sismico, di irrequietezza sociale e spirituale; periodo di crisi e confusionismo intellettuale. Sfiducia nel passato e brancolante tentativo di costruire su nuove basi un avvenire e un mondo migliore. Così ogni voce, che sembri aprire uno spiraglio di luce e di speranza, viene facilmente ascoltata e accolta.
Orbene, in questo periodo di disorientamento morale, l’etica della circostanza è sembrata poter dire all’uomo di oggi il verbo nuovo che rendesse possibile o, se non altro, che facilitasse la soluzione di problemi altrimenti, forse, insolubili. «Può darsi – nota ancora Papa Pio XII – che le presenti condizioni abbiano indotto al tentativo di trapiantare questa nuova morale sul terreno cattolico, per rendere più sopportabili ai fedeli le difficoltà della vita cristiana. Infatti, a milioni di essi si chiede oggi, in grado straordinario, fermezza, pazienza, costanza e spirito di sacrificio, per restare integri nella fede, sia sotto i colpi della sorte, sia nelle seduzioni un ambiente, che porge loro tutto ciò che forma l’aspirazione e il desiderio di un cuore appassionato». Effettivamente niente di più semplice e facile per risolvere il corso della propria coscienza creato da una data situazione; niente anche di più attraente e bello, che raccogliersi interiormente dinanzi a Dio, come un figlio amato davanti al Padre che lo ama, in contatto intimo, diretto e personale con lui. È uno sguardo, un attimo. Con serietà e sincerità d’impegno e d’intenzione, ma anche con tranquilla serenità, non preoccupata di norme morali, di leggi e di precetti, la coscienza individuale risolve e sceglie momento per momento. Nessuna affannosa preoccupazione se il passo che si va facendo sia o no conforme a questo o a quell’altro articolo della Legge. Ama et fac quod vis: purezza interiore e sincerità d’intenzione (oculus simplex) e avanti con tanta semplicità, senza bisogno di tanti esami e ripiegamenti su se stessi, nell’angosciante timore di poter mancare. Può avvenire anzi benissimo che la risoluzione così presa contrasti oggettivamente ed esteriormente coi principi e precetti tradizionali della morale; ma questo non sarà, al più che un errore materiale non imputabile dinanzi al Signore, anche se condannato dagli uomini. La vera moralità è interiore, soggettiva: ciò che importa e che conta davanti a Dio è che si proceda con intenzione retta, con semplicità e sincerità di cuore; l’azione esteriore e materiale ( quella che purtroppo gli uomini giudicano in dipendenza da tutto un groviglio inesplicabile di leggi, usi e convenzioni) è qualcosa al tutto secondaria ed anzi è nulla in rapporto alla moralità che, come dicemmo, è eminentemente interiore.

2.2 Errori antichi e moderni alla base della nuova Morale



Non è difficile scorgere in questa costruzione ideologica della morale della circostanza derivazioni da molti errori e sistemi diversi. Affiora, ad esempio, l’errore protestante di una illuminazione e come rivelazione diretta e immediata fatta da Dio all’anima, al di fuori e al di sopra di qualsiasi autorità o legge. C’è evidente il postulato dell’autonomia kantiana, in quel rimettere «ogni criterio etico alla coscienza individuale, chiusa gelosamente in sé e resa arbitra assoluto delle sue determinazioni» (Pio XII, Radiomessaggio del 23 marzo 1952). C’è in pieno qui l’errore del relativismo morale, e riecheggiano le presunte deviazioni del modernismo, che tanto ha esaltato l’uomo e la sua ragione, oltre alla sua libertà, fino a farsene una vera ossessione e un idolo. E c’è l’errore e l’ingenuità di assumere come regole di valore universale, valevoli per ogni individuo e in ogni caso, norme di eccezione e come di privilegio formulate non senza riserve, e soprattutto non senza la diretta responsabilità e applicazione di un direttore e confessore ben esperto, solo per individui e casi patologici e, comunque, scrupolosi
Ma soprattutto, - e lo fa notare il Papa nel citato discorso – la morale della situazione deriva «dall’esistenzialismo che, o astrae da Dio, o semplicemente lo nega, e in ogni modo rimette l’uomo a se stesso». Di qui il nome stesso di «esistenzialismo etico», con cui viene anche chiamato il sistema della morale della circostanza.
A scanso, tuttavia, di equivoci, è bene precisare che la filosofia esistenzialista presenta una grande varietà di forme. Accanto all’esistenzialismo illimitato ed apertamente ateo, esasperato, cinico ed estremista di Sartre, abbiamo altre posizioni più moderate: da quelle, in certo modo neutrali, dello Jaspers, dell’Abbagnano e dell’Heidegger, a quelle teiste e religiose del Kierkegaard, fino all’esistenzialismo teologico di G. Marcel, e a quello cattolico tedesco e più si accosta ed aderisce al più genuino spiritualismo cristiano. Di conseguenza, anche l’etica della situazione assume accenti e toni più o meno dissonanti dalla dottrina cattolica, secondo che l’humus esistenzialista, dal quel essa principalmente deriva, è più o meno infetto di ateismo, o più o meno lontano dalla Fede e dai principi cattolici.

CONTIUNA…

 
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