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Oscuramento della fede e indifferenza religiosa

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aragorn88
icon9  view post Posted on 4/4/2006, 17:09




Oscuramento della fede e indifferenza religiosa.

(Chiesadomestica.net - 17.03.2006) - L’atteggiamento aggressivo verso la Chiesa, non del tutto scomparso, ha ceduto il posto, talvolta, alla derisione e al risentimento in certi media e, spesso, a un atteggiamento diffuso improntato a relativismo, ad ateismo pratico e a indifferenza religiosa. E’ la comparsa dell' homo indifferens, anche tra i credenti, in preda al secolarismo. La ricerca individuale ed egoistica del benessere e la pressione di una cultura senza radicamento spirituale oscurano il senso di ciò che è veramente bene per l’uomo. Grande il deficit nella trasmissione della fede all’interno delle famiglie tradizionalmente cristiane.L'inchiesta del Pontificio Consiglio della cultura parla chiaro.


Chiesadomestica.net - 17.03.2006) Questi sono i dati definitivi delll'inchiesta del Pontificio Consiglio della cultura di cui inseriamo una sintesi:

1. Globalmente, la non credenza non è in crescita nel mondo. Questo fenomeno si ritrova prima di tutto nel mondo occidentale. Il modello culturale che esso suscita si diffonde attraverso la globalizzazione, con un reale impatto sulle diverse culture del mondo, di cui erode la religiosità popolare.

2. L’ateismo militante, in recesso, non esercita più un’influenza determinante sulla vita pubblica, eccetto nei regimi dove un sistema politico ateo è ancora al potere. Invece, soprattutto, attraverso i mezzi di comunicazione sociale, si diffonde una certa ostilità culturale nei confronti delle religioni, specialmente del cristianesimo e, in particolare, del cattolicesimo, condivisa da centri massonici attivi in varie organizzazioni.


3. L’ateismo e la non credenza, che si presentavano un tempo come fenomeni piuttosto maschili e urbani, soprattutto propri di persone con un livello culturale sopra la media, hanno cambiato volto. Oggi, il fenomeno sembra più legato ad un certo stile di vita, e la distinzione tra uomini e donne non è più realmente significativa. Di fatto, tra le donne che lavorano fuori casa, la non credenza aumenta fino a raggiungere praticamente lo stesso livello degli uomini.
3. L’indifferenza religiosa o l’ateismo pratico è in pieno aumento. L’agnosticismo si mantiene stabile. Una parte considerevole di società secolarizzate vive di fatto senza riferimenti ai valori e alle istanze religiose. Per l’homo indifferens «forse Dio non esiste, ma non ha importanza, e comunque non ne sentiamo la mancanza». Il benessere e la cultura della secolarizzazione provocano nelle coscienze una eclissi dei bisogni e del desiderio di tutto ciò che non è immediato, riducendo l’anelito dell’uomo verso il trascendente ad un semplice bisogno soggettivo di spiritualità, e la felicità a benessere economico e alla soddisfazione delle pulsioni sessuali.

4. Nell’insieme delle società secolarizzate appare una consistente diminuzione del numero di persone che frequentano regolarmente la Chiesa. Questo dato innegabilmente preoccupante non significa, pur tuttavia, un aumento della non credenza come tale, ma piuttosto mette in risalto una forma degradata di credenza: credere senza appartenere. E’ un fenomeno di «deconfessionalizzazione» dell’homo religiosus, che rifiuta ogni genere di appartenenza confessionale costrittiva e può riunire in un movimento incessante elementi di altra origine. Molte persone, che affermano di non appartenere ad alcuna religione o confessione religiosa, si dichiarano nello stesso tempo religiose. E «l'esodo silenzioso» di numerosi cattolici prosegue verso le sette e nuovi movimenti religiosi[3], specialmente in America latina e in Africa subsahariana.


5. Una nuova ricerca più spirituale che religiosa, che non coincide comunque con un ritorno alle pratiche religiose tradizionali, si sta sviluppando nel mondo occidentale, dove la scienza e la tecnologia moderne non hanno soppresso il senso religioso e non riescono a colmarlo. Sono nuovi modi di vivere e di esprimere il bisogno di religiosità insito nel cuore dell’uomo che vengono ricercati. Nella maggior parte dei casi, il risveglio spirituale si sviluppa in modo autonomo e senza legami con i contenuti della fede e della morale trasmessi dalla Chiesa.

7. In definitiva, all’alba del nuovo millennio, si afferma una disaffezione, tanto in relazione all’ateismo militante quanto alla fede tradizionale, nelle culture dell’occidente secolarizzato in preda al rifiuto o, più semplicemente, all’abbandono delle credenze tradizionali, sia per ciò che riguarda la pratica religiosa, sia per l’adesione ai contenuti dottrinali e morali. L’uomo, che chiamiamo homo indifferens, non cessa tuttavia di essere homo religiosus, in cerca di una religiosità nuova e continuamente cangiante. L’analisi di questo fenomeno fa apparire una situazione caleidoscopica dove tutto e il suo contrario possono verificarsi: da una parte, quelli che credono senza appartenere, e dall’altra, quelli che appartengono senza tuttavia credere a tutto il contenuto della fede e che, soprattutto, rifiutano di accogliere la dimensione etica della fede. In verità, solo Dio conosce il fondo dei cuori, dove la sua grazia agisce nel segreto. E la Chiesa non cessa di percorrere nuove vie per partecipare a tutti il messaggio d’amore di cui essa è depositaria.
Questo documento è strutturato in due parti. La prima presenta un'analisi sommaria della non credenza e dell'indifferenza religiosa, e delle loro cause, e una presentazione delle nuove forme di religiosità in stretto rapporto con la non credenza. La seconda offre una serie di proposte concrete per il dialogo con i non credenti e per evangelizzare le culture della non credenza e dell’indifferenza. Così facendo, il Pontificio Consiglio della Cultura non pretende di proporre delle ricette-miracolo, perché sa che la fede è sempre una grazia, un incontro misterioso tra Dio e la libertà dell’uomo. Esso desidera soltanto proporre qualche via privilegiata per la nuova evangelizzazione alla quale Giovanni Paolo II ci chiama, nuova nella sua espressione, nei suoi metodi, nel suo ardore, per incontrare i non credenti e i mal credenti, e soprattutto andare incontro a tutti gli indifferenti: come raggiungerli nel più profondo di loro stessi, oltre la corazza che li imprigiona.
Questo approccio si inserisce nella «nuova tappa del cammino» che il Papa Giovanni Paolo II invita tutta la Chiesa a percorrere «per assumere con nuovo slancio la sua missione evangelizzatrice», «sottolineando soprattutto che non si tratta di imporre ai non credenti una prospettiva di fede», «nel rispetto dovuto al cammino sempre diverso di ogni persona nell’attenzione riguardo alle differenti culture nelle quali il messaggio cristiano deve essere introdotto» (Novo millennio ineunte, n. 1, 51 e 40).

Cause dell’ateismo contemporaneo.

La diagnosi presentata allora resta valida anche oggi e la tipologia ivi delineata costituisce un insieme al quale si aggiungono nuovi fattori di non credenza e di indifferentismo religioso tipico dei nostri giorni, in questo inizio del terzo millennio.

La presunzione totalizzante della scienza moderna.

Tra le cause dell’ateismo, il Concilio segnala lo scientismo. Questa visione del mondo senza alcun riferimento a Dio, la cui esistenza viene scartata in nome dei principi della scienza, si è largamente diffusa a livello popolare attraverso i mezzi di comunicazione sociale. Certe teorie cosmologiche ed evoluzionistiche recenti, ampiamente pubblicizzate attraverso pubblicazioni e programmi televisivi destinati al grande pubblico, come pure lo sviluppo delle neuroscienze contribuiscono all’esclusione dell’esistenza di un essere personale trascendente, ritenuto una «ipotesi inutile», poiché, essi dicono, «esiste soltanto l’ignoto e non l’inconoscibile» .
D’altro canto, oggi, i rapporti tra scienza e fede sono molto cambiati. Una certa diffidenza di fronte alla scienza, un calo di prestigio e il ridimensionamento del suo ruolo contribuiscono ad una maggiore apertura all’aspirazione religiosa della persona umana e si accompagnano al ritorno di una certa religiosità irrazionale ed esoterica. Nuove proposte di insegnamenti specifici sui rapporti tra scienza e religione contribuiscono a porre un rimedio a questa situazione

Assolutizzazione dell’uomo come centro dell’universo.

Anche se non lo dicono esplicitamente, i Padri Conciliari, pur senza nominarli, avevano in mente i regimi marxisti-leninisti atei e il loro tentativo di costruire una società senza Dio. Oggi, in Europa, questi regimi sono crollati, ma il modello antropologico, ad essi soggiacente, non è scomparso. Anzi, notiamo che esso si è rafforzato con la filosofia ereditata dall’illuminismo. Osservando ciò che succede in Europa, e che può essere esteso al mondo occidentale, il Papa constata «...il tentativo di far prevalere un’antropologia senza Dio e senza Cristo. Questo tipo di pensiero, osserva, ha portato a considerare l’uomo come “il centro assoluto della realtà, facendogli artificiosamente occupare il posto di Dio e dimenticando che non è l’uomo che crea Dio ma Dio che ha creato l’uomo. L’aver dimenticato Dio ha determinato l’abbandono dell’uomo”, per cui “non c’è da stupirsi se in questo contesto si è aperto un vastissimo spazio per il libero sviluppo del nichilismo in campo filosofico, del relativismo in campo gnoseologico e morale, del pragmatismo e persino dell’edonismo cinico nella configurazione della vita quotidiana”» (Ecclesia in Europa, n. 9).
L’elemento più caratteristico della cultura dominante nell’Occidente secolarizzato è senza alcun dubbio la diffusione del soggettivismo, una specie di «professione di fede» nella soggettività assoluta dell’individuo, con la pretesa di essere un umanesimo, che fa dell’Io l’unico riferimento egoista e narcisista, in cui l’individuo è considerato l’unico centro di tutto.
Questa esaltazione dell’individuo considerato come unico referente e la contemporanea crisi dell’autorità fanno sì che la Chiesa non venga più accettata come autorità dottrinale e morale. In particolare, è questa «pretesa» di orientare la vita delle persone in forza di una dottrina morale che viene rifiutata perché è percepita come negazione della libertà personale. Ciò si attribuisce a un indebolimento generale delle istituzioni che non coinvolge soltanto la Chiesa: questo vasto fenomeno riguarda in genere i tradizionali organismi dello Stato: la Magistratura, il Parlamento, l’Esercito, e l’insieme delle organizzazioni gerarchicamente strutturate.
L’esaltazione dell’«io» conduce ad un relativismo che si diffonde dappertutto: la prassi politica dell’esercizio del voto nelle democrazie, per esempio, implica spesso la concezione secondo la quale ogni opinione individuale ha lo stesso valore di un’altra, sicché non vi sono verità oggettive o valori migliori o peggiori di altri né, tanto meno, esistono valori e verità universalmente validi per ogni uomo, in ragione della sua natura, e qualunque sia la sua cultura.

Lo scandalo del male.

Lo scandalo del male e della sofferenza degli innocenti è stato sempre una delle giustificazioni della non credenza e del rifiuto di un Dio personale e buono. Questa ribellione proviene dalla non accettazione del senso della libertà dell’uomo, la quale implica la sua capacità di fare il male piuttosto che il bene. Il mistero del male è uno scandalo per l’intelligenza, e solo la luce del Cristo crocifisso e glorificato può illuminarne il significato. «In realtà solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo» (GS, n. 22).
Ma se lo scandalo del male non ha cessato di motivare l’ateismo e la non credenza personale, entrambi si presentano oggi sotto un aspetto nuovo. Infatti, i mezzi di comunicazione sociale mediano continuamente questa realtà onnipresente in molteplici forme: guerra, incidenti, catastrofi naturali, conflitti tra persone e tra Stati, ingiustizie economiche e sociali. La non credenza è, più o meno, legata a questa realtà invadente e inquietante del male, e il rifiuto o la negazione di Dio si alimentano della continua diffusione mediatica di questo spettacolo disumano, su scala universale.

I limiti storici della presenza dei cristiani e della stessa Chiesa nel mondo.

La maggioranza dei non credenti e degli indifferenti non lo sono più per motivi ideologici o politici. Anzi essi sono spesso degli ex cristiani che si qualificano come delusi o insoddisfatti, e che manifestano una «décroyance», una «disaffezione» verso la credenza e le sue pratiche, giudicante senza significato, scialbe e poco incisive per la vita. Ciò è dovuto, in qualche caso, a un evento negativo o spiacevole vissuto in ambito ecclesiale, spesso durante il periodo dell’adolescenza, che ha condizionato il resto della vita, che si è trasformato, col trascorrere del tempo, in un rifiuto generale fino a divenire indifferenza. Questo atteggiamento non implica, pur tuttavia, una chiusura totale, perché può rimanere un sotteso desiderio di ritornare alla Chiesa per ricostruire dei buoni rapporti con Dio. In questo senso, è molto significativo il fenomeno dei «recommençants», questi cristiani che, dopo un periodo di allontanamento dalla fede e dalla pratica religiosa, tornano a frequentare la Chiesa.
Tra le cause interne alla Chiesa, che possono spingere la gente ad allontanarsi da essa, non si può ignorare l’assenza apparente di vita spirituale in certi preti e religiosi. Quando poi accade, talvolta, che alcuni di loro conducono una vita immorale, molti rimangono turbati. Tra le cause di scandalo occupano il primo posto, a causa della gravità oggettiva, gli episodi di abusi sessuali su minori, e la superficialità della vita spirituale insieme con la ricerca esagerata del benessere materiale, specialmente in zone dove la maggior parte della popolazione versa in condizioni di estrema povertà. Per molti cristiani l’identificazione con la fede è fortemente legata ai principi morali, che essa sottende, e certi tipi di comportamenti scandalosi da parte di sacerdoti hanno degli effetti devastanti e provocano in questi cristiani una profonda crisi nella loro vita di fede.
Fatti di questo genere, orchestrati e amplificati, vengono poi usati in modo strumentale dai mezzi di comunicazione sociale per screditare la reputazione di tutto il clero di un paese, e per confermare il sospetto esasperato della mentalità dominante.

Rottura nel processo di trasmissione della fede.

Una delle conseguenze della secolarizzazione è la difficoltà crescente nella comunicazione della fede attraverso la catechesi, la scuola, la famiglia, la predicazione]. Questi canali tradizionali di trasmissione della fede stentano a svolgere il loro ruolo fondamentale.
Famiglia. Esiste un vero deficit nella trasmissione della fede all’interno delle famiglie tradizionalmente cristiane, soprattutto nei grandi agglomerati urbani. Le ragioni sono molteplici: i ritmi di lavoro, il fatto che entrambi i coniugi, comprese le madri di famiglia, svolgono spesso una attività professionale lontani da casa, la secolarizzazione del tessuto sociale, l’influsso della TV. La trasformazione delle condizioni di vita con la dimensione degli appartamenti hanno ridotto il nucleo familiare, e i nonni, il cui ruolo è tradizionale nel processo di trasmissione della cultura e della fede, sono diventati più lontani. Si aggiunga anche il fatto che, in molti paesi, i figli trascorrono poco tempo in famiglia, a causa degli impegni scolastici e di molte attività complementari come lo sport, la musica, e le diverse associazioni. Quando sono a casa, il tempo esagerato trascorso davanti al computer, ai videogiochi, alla TV, lascia poco spazio per un dialogo costruttivo con i genitori. Nei paesi di tradizione cattolica, l’instabilità crescente della vita familiare, l’aumento delle unioni civili e delle cosiddette coppie di fatto contribuiscono ad accelerare e ad amplificare questo processo. I genitori non sono tuttavia diventati non credenti. Spesso chiedono il battesimo per i loro figli e vogliono che essi facciano la prima comunione, senza che, fuori di questi momenti di «passaggio sacrale», la fede sembri esercitare qualche influenza nella vita familiare. Da qui la domanda ossessionante: se i genitori non hanno più una fede viva, cosa trasmetteranno ai figli, in un ambiente divenuto indifferente ai valori del Vangelo e sordo all’annuncio del suo messaggio di salvezza?
In altre culture, come per esempio nelle società africane e, in parte, latinoamericane, attraverso l'influsso intenso del gruppo sociale certi contenuti della fede vengono trasmessi con il sentimento religioso, ma l’esperienza vissuta della fede, che richiede un rapporto personale e vivo con Gesù Cristo, spesso viene a mancare. I riti cristiani vengono compiuti, ma sono spesso percepiti soltanto come espressione culturale.
La scuola cattolica. In diversi paesi, parecchie scuole cattoliche chiudono per mancanza di mezzi o di personale, mentre in altri casi, un indebolimento, addirittura la scomparsa della trasmissione della fede nelle istituzioni di insegnamento cattolico, dalla scuola all’università, si deve alla presenza crescente di insegnanti sprovvisti di una vera formazione e di motivazione cristiana. Inoltre, troppo spesso, l’insegnamento in queste scuole non ha più nulla di specifico in riferimento alla fede e alla morale cristiana. Peraltro, i fenomeni d’immigrazione destabilizzano talvolta le istituzioni cattoliche che prendono a pretesto la presenza massiccia di non cristiani per laicizzare l’insegnamento, piuttosto che cogliere questa opportunità di proporre la fede, come è tradizione nella pastorale missionaria della Chiesa.

La globalizzazione dei comportamenti.

«Perfino la civiltà moderna, non per sua essenza, ma in quanto troppo irretita nella realtà terrena, può rendere spesso più difficile l’accesso a Dio» (Gaudium et spes, n. 19). Il materialismo occidentale orienta i comportamenti verso la ricerca del successo a qualsiasi prezzo, del massimo guadagno di denaro, della competitività spietata e del piacere individuale. Esso non lascia che poco tempo per la ricerca di qualcosa di più profondo mentre privilegia la soddisfazione immediata di ogni desiderio, favorendo così l’ateismo pratico. Inoltre, in numerosi paesi, non sono tanto i pregiudizi teorici che conducono alla non credenza, quanto i comportamenti concreti, segnati, nella cultura dominante, da un tipo di rapporti sociali, in cui l’interesse per la ricerca del senso dell’esistenza e l’esperienza del trascendente sono come sepolti in una società sazia. Questa situazione di atonia religiosa si rivela più pericolosa per la fede che non il materialismo ideologico dei paesi marxisti-leninisti atei. Essa provoca infatti una profonda trasformazione culturale che può condurre spesso alla perdita della fede, se non viene accompagnata da una pastorale adeguata.
L’indifferenza, il materialismo pratico, il relativismo religioso e morale sono favoriti dalla globalizzazione della cosiddetta società opulenta. Gli ideali e i modelli di vita proposti dai mezzi di comunicazione sociale, dalla pubblicità, dagli stessi protagonisti della scena pubblica, sociale, politica e culturale, sono spesso vettori di un consumismo radicalmente antievangelico. La cultura della globalizzazione considera l’uomo e la donna come un oggetto da valutare secondo criteri unicamente materiali, economici ed edonistici.
Questo dominio provoca in molte persone, come per compensazione, un fascino per l’irrazionale. Il bisogno di spiritualità e di una esperienza spirituale più autentica, aggiunto alle difficoltà di natura relazionale e psicologica, causate, il più delle volte, dai ritmi di vita frenetici e ossessivi delle nostre società, spinge molti di coloro che si dicono credenti a cercare altre esperienze e ad orientarsi verso le «religioni alternative» che propongono una forte dose «affettiva» ed «emotiva», e che non impegnano a livello di personale responsabilità, morale o sociale. Di qui il successo di proposte di religioni «su misura», supermercato di spiritualità in cui ciascuno decide di prendere ciò che gli piace di giorno in giorno.




I mezzi di comunicazione sociale.

I mass media per natura ambigui, possono servire al bene e al male. Sfortunatamente, essi amplificano spesso la non credenza e distillano l’indifferenza, relativizzando il fatto religioso accompagnato nella presentazione da commenti che ne ignorano e talvolta ne falsano la stessa natura profonda. Anche quando i cristiani costituiscono la maggioranza della popolazione, molti mezzi di comunicazione, giornali, riviste, televisione, documentari e film diffondono visioni spesso errate, distorte o parziali riguardanti la Chiesa. E i cristiani, molto raramente, oppongono risposte pertinenti e convincenti. Ne risulta una percezione negativa della Chiesa che le toglie la credibilità necessaria per trasmettere il suo messaggio di fede. A questo si aggiunga lo sviluppo su scala planetaria di Internet, in cui circolano informazioni e contenuti spacciati per religiosi. Peraltro, è segnalata anche l’attività, su Internet, di gruppi del tipo «Internet Infidels», e anche di siti satanici, esplicitamente anticristiani, che conducono campagne aggressive contro la religione. Il particolare degrado dovuto all’abbondanza dell’offerta di materiale pornografico su Internet non può essere passato sotto silenzio: è la dignità dell’uomo e della donna che ne risulta degradata, e ciò non può che allontanare dalla fede vissuta.
Di qui l’importanza di una pastorale dei mezzi di comunicazione sociale.

New Age, i nuovi movimenti religiosi e le élites culturali.

«La proliferazione delle sette è anche una reazione alla cultura del secolarismo e una conseguenza di rivolgimenti sociali e culturali che hanno fatto perdere le radici religiose tradizionali» (Per una pastorale della cultura, n. 24). Anche se il movimento conosciuto come New Age[7] non costituisce, di per sé, una causa della non credenza, tuttavia questa nuova forma di religiosità contribuisce ad aumentare la confusione religiosa.
D’altra parte, l’opposizione e la critica tenaci di certe élites, di sette e di nuovi movimenti religiosi pentecostali nei confronti della Chiesa cattolica, contribuiscono a intaccare la vita di fede. E’ questa, probabilmente, la sfida più importante per la Chiesa cattolica, specialmente in America Latina. Le critiche e le obiezioni più gravi di queste sette contro la Chiesa sono: la incapacità di questa di guardare in faccia la realtà, un divario tra l’immagine ideale che la Chiesa pretende di offrire e quella reale, una proposta di fede poco incisiva, impotente a trasformare la vita quotidiana. Queste comunità settarie, che si sviluppano in America e in Africa, esercitano un notevole fascino sui giovani, e li sottraggono alle Chiese tradizionali, senza riuscire, tuttavia, a soddisfare i bisogni religiosi in modo vero e duraturo. Per molti esse costituiscono una via di uscita dalla religione tradizionale, alla quale non ritornano più, salvo casi eccezionali.
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La secolarizzazione dei credenti.

Il secolarismo è una «concezione del mondo secondo la quale esso si spiega da sé senza bisogno di ricorrere a Dio, divenuto in tal modo superfluo ed ingombrante» (Evangelii nuntiandi, n. 55)[8]. Molti fra quelli che si dicono cattolici o membri di un’altra religione cedono a una forma di vita nella quale Dio, o la religione, sembrano non esercitare alcuna influenza. La fede appare svuotata della sua sostanza e non si esprime più attraverso un coinvolgimento personale, mentre si mette in luce una incoerenza tra la fede professata e la testimonianza di vita data. Le persone non osano più affermare chiaramente la loro appartenenza religiosa, e la gerarchia è sistematicamente criticata. Senza testimonianza di vita cristiana è la pratica religiosa che viene progressivamente abbandonata. Non si tratta solamente, come in altri tempi, di un semplice abbandono della pratica sacramentale o di una scarsa vitalità della fede, ma di qualcosa che tocca in profondità le radici della fede stessa.
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Nuova religiosità.

Con la diffusione dell’indifferenza religiosa nei paesi più secolarizzati, un aspetto nuovo emerge chiaramente dall’inchiesta sulla non credenza, sovente identificato come ritorno al sacro, per persone che sperimentano una reale difficoltà ad aprirsi all’infinito, ad andare oltre l’immediato e ad intraprendere un itinerario di fede.
In realtà, si tratta il più delle volte di una forma romantica di religione, una sorta di religione dello spirito e dell’«io» che affonda le sue radici nella crisi del soggetto, che si rinchiude sempre più nel narcisismo e rifiuta ogni elemento storico-oggettivo. Perciò, è una religione fortemente soggettiva, in cui lo spirito può rifugiarsi e autocontemplarsi in una ricerca estetica, dove la persona non deve rendere ragione a nessuno del suo essere e del suo comportarsi.












 
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